di ALBERTO BIONDI
“Come stanno crescendo le generazioni con internet”. L’argomento è stato oggetto di un panel al Festival della Rete in corso in questi giorni a a Rimini (nell’edizione 2013 ha registrato 10 mila presenze, nella foto sotto una delle location all’Embassy a Marina Centro). Tema, quello delle giovani generazioni e Internet, dentro cui confluiscono tutte le sfide e le contraddizioni di un mondo che cambia con la rapidità di un tweet, o al ritmo martellante dei nuovi smartphone in commercio. I giovani e la Rete, un’affinità elettiva che ha stravolto le forme stesse della comunicazione, delle interazioni sociali, arrivando a sfumare i confini (sempre più labili) tra realtà online e offline. Insomma, era l’argomento degli argomenti che più attuale di così non si può, affrontato da voci giovani e a misura di giovane; eppure nella sala del Teatro Novelli dove era stato organizzato l’evento, la brughiera di poltrone vuote lanciava un segnale abbastanza chiaro: che Internet lo si usa molto, a volte anche troppo, ma quando arriva il momento di parlarne si è sempre una manciata.
Specifichiamo: siamo al Festival della Rete, che per tre giorni raduna a Rimini internauti da tutta la Penisola. Qui vengono discusse le mille sfaccettature della Rete, si azzardano risposte alle domande di oggi e si guarda al futuro cercando di intuirne il tracciato. Tra i finanziatori c’è Tim (partner ufficiale) e poi Microsoft, Edison, Philips, Dmax ecc. Sul palco del Novelli sei ragazze, che presto scopriamo essere il team del blog tutto al femminile “Soft Revolution”, intervengono a ruota sulle questioni più diverse che Internet pone: dalla semplice gestione di un webzine a come reagire agli insulti di chi online sfoga liberamente la propria idiozia. “Vorremmo sfatare un mito che oggi si è diffuso a macchia d’olio, – dice Margherita Ferrari, caporedattrice di Soft Revolution – quello dei cosiddetti ‘nativi digitali’. Non siamo poi così convinte della sua veridicità. Molti giovani, aldilà di Facebook, non sono tanto abili nella navigazione in Internet, si limitano ad un utilizzo elementare delle nuove tecnologie e spesso gli si vuole attribuire una conoscenza del computer che non hanno. C’è sì un “gap” generazionale, ma dovuto semplicemente ad un fattore di esposizione e non ad una propensione innata per le tecnologie”. La discussione si sposta quindi sugli onnipresenti social network e Valeria incalza: “Oggi è praticamente impossibile, per gente della nostra età, concepire una vita sociale senza Facebook (ndr, chi scrive è forse l’unico esemplare ventenne romagnolo a non esservi iscritto, senza che la sua vita sociale ne sia in alcun modo compromessa). Se una volta le persone ad usare internet erano viste come ‘socialmente inette’, oggi tutti navigano, tutti postano foto e commentano, e l’immagine – aggiunge Anna Laura – ha preso definitivamente il sopravvento sul testo”.
La Rete era nata come luogo di dibattito e confronto, puntualizza Sara rievocando gli ormai moribondi forum, ma oggi i social hanno monopolizzato l’attenzione degli utenti e la qualità del materiale che finisce online è sempre più scadente. Come lei la pensa Marta, che sottolinea come la completa libertà di espressione che vige su Internet abbia abbassato il livello dei contenuti, tanto che insulti e ingiurie la fanno da padroni nell’arcipelago sterminato dei post. Sofia tocca poi un tema centrale e spesso poco oggetto di approfondimento, la discriminazione verbale con oggetto le donne: “A volte mi meraviglio di come certe ragazze possano continuare a tenere tra gli ‘amici’ di Facebook persone che tirano fuori tanta cattiveria, che spesso si accaniscono sul loro aspetto o atteggiamento senza pensare alle enormi conseguenze emotive delle loro parole. Come che in fondo vi sia un’accettazione dell’insulto e non venga preso per quello che è”. A riprova che lo schermo attraverso cui guardiamo il mondo può ingannare tanto gli altri quanto noi stessi.
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