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Mafie in riviera, Vitali: “Non regge la teoria degli anticorpi”

Redazione di Redazione
28 Ottobre 2014
in Cronaca
Tempo di lettura : 2 minuti necessari
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mafieinrivierariminiCirca 120 persone presenti ieri sera in Provincia per la visione di “Romagna Nostra – Le mafie sbarcano in riviera”, il documentario realizzato dall’associazione Gruppo Antimafia Pio La Torre che documenta la presenza delle mafie sulla nostra riviera. La serata è stata introdotta dagli interventi del Prefetto di Rimini, Claudio Palomba, dal presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali, dal pubblico ministero presso il Tribunale di Palermo, Daniele Paci e dal rappresentante del Gruppo antimafia ‘Pio La Torre, Davide Vittori. Vitali, si legge in una nota stampa, ha spiegato come ormai non sia in discussione “la presenza di mafie sul nostro territorio, casomai, il livello cui esse sono arrivate” e come non regga la teoria degli  anticorpi” perchè “purtroppo, non ci sono anticorpi che garantiscano per definizione l’immunità dalla mafia e non ci sono zone che possano permettersi di dormire tra quattro cuscini. Gli esempi di Reggio Emilia e Modena ci dicono come in Emilia Romagna le mafie possano espandersi fino a diventare padrone di intere filiere economiche”.

Secondo Vitali, oltre alla crisi economica che funge da accelerante alla ‘tentazione dell’illegalità’, pericolosa si rivela anche “la crisi di autorevolezza delle nostri classi dirigenti, nessuna esclusa. Quando le istituzioni non sono in grado di farsi rispettare e perdono di autorevolezza: c’è un problema. Quando alcuni imprenditori mostrano un rapporto disinvolto con la legalità: c’é un problema. Quando alcuni professionisti compaiono come protagonisti di vicende squallide: c’è un problema. C’è un problema anche quando si attua, consciamente o meno fa poca differenza, una sostanziale delegittimazione tra istituzione e istituzione, considerando la ricerca di consenso non uno strumento ma un fine a cui tutto sacrificare. E questo purtroppo non riguarda solo la politica, anche a Rimini.”.

Il sostituto procuratore Daniele Paci, analizzando i diversi rapporti della Direzione Investigativa Antimafia – DIA, ha messo in evidenza come la realtà riminese venga descritta come a rischio di un tentativo di forte ingresso da parte della ndrangheta calabrese. Ha, poi, evidenziato come tentativi di condizionare il tessuto politico non possano escludersi in una realtà apparentemente immune da queste dinamiche come la nostra. Per questo, ha sostenuto Paci, occorre una grande attenzione da parte delle istituzioni e della politica. Anche perché il ruolo degli amministratori è grande. Citando l’esempio di Pio La Torre che nella sua relazione all’Antimafia anticipò di dieci anni le indagini di Falcone, ha sottolineato come la magistratura sia condannata ad arrivare sempre dopo rispetto a presenze pericolose sul territorio che per primi i Sindaci e le persone impegnate nella dimensione pubblica possono avvertire e debbono segnalare.

Davide Vittori dell’associazione Pio La Torre ha ricordato come l’impegno del gruppo abbia come sua priorità, anche simbolica, il tema dei beni confiscati alla mafia (sono sette quelli presenti nella nostra area) ed il suo riutilizzo sociale. Prendere atto che esistono vicino a dove abitiamo, aiuta a ricordarci che la mafia in qualche modo è una presenza che ha a che fare con il nostro quotidiano. Una presenza camaleontica che sa adattarsi al contesto e sfruttarne le possibilità criminali che si presentano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

Tags: documentariomafiepio la torrerivieraromagna nostra
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