di MILENA ZICCHETTI
10 agosto 1867. In questa data venne commesso uno dei crimini più famosi e oscuri della letteratura italiana. La vittima: Ruggero Pascoli. Alla luce di nuove scoperte, la santarcangiolese Rosita Boschetti riapre il caso con la storia del complotto e la espone nel suo utlimo libro.
Chi uccise Ruggero, il padre del poeta, allora ancora adolescente, Giovanni Pascoli? Un omicidio, questo, di cui si è tanto parlato, anche recentemente, in occasione del Centenario della morte del poeta, a partire dalla mostra allestita nel 2012 al Museo Casa Pascoli, fino ad arrivare ad un ‘processo di appello’ svoltosi in un tribunale ideale allestito alla Torre, contro i responsabili dell’omicidio Pascoli, alla presenza del magistrato Ferdinando Imposimato, dell’avvocato Nino Marazzita e di Bruno Amoroso.
Ora tutta la vicenda compie un ulteriore passo avanti. Con il libro ‘Omicidio Pascoli. Il complotto’ (edito dalla casa editrice Mimesis), la santarcangiolese Rosita Boschetti, direttrice del Museo Casa Pascoli, riapre le indagini e, sulla base di documenti inediti, frutto di meticolose ricerche di archivio, formula nuove ipotesi sulla genesi e gli autori (esecutori, mandante, complici) del misterioso delitto rimasto impunito.
Il libro, rappresenta in un certo senso il risultato finale di questo percorso. Racconta la storia del complotto all’origine di uno dei crimini più famosi e oscuri della letteratura italiana, avvenuto il 10 agosto 1867. Un omicidio che non finisce mai di stupire, che sembra avere sorprese ad ogni angolo e che è ancora di grande interesse pubblico. A dimostrarlo le tante persone, tra curiosi, appassionati e storici, che si sono presentati domenica scorsa, 18 maggio, alla presentazione, avvenuta presso la Sala Gramsci di San Mauro Pascoli alla presenza, oltre dell’autrice, anche del Sindaco di San Mauro Pascoli Miro Gori e del presidente dell’Accademia Pascoliana, il professor Andrea Battistini. E’ proprio quest’ultimo che riassume in maniera molto dettagliata ma concisa il libro. “Il tutto si inquadra in una Romagna settaria e violenta della seconda metà dell’Ottocento. Un’opera storica che, al contempo, si può leggere anche come un romanzo giallo, in quanto contiene tutti gli ingredienti: c’è la vittima, possibili avvelenamenti, risse sanguinose, minacce, documenti compromettenti e misteriosamente scomparsi, per arrivare anche a risvolti politici e soprattutto, ad un possibile complotto”.
Protagonista del libro è la vittima stessa, Ruggero, un personaggio di cui fino ad ora non si sapeva poi così tanto, a parte essere l’amministratore dei Torlonia. Oggi, attraverso le ricerche di Rosita Boschetti, sappiamo che era un uomo forte e coriaceo, una figura carismatica. E’ stato inoltre sindaco nel 1859 e quindi tra quelli che ha portato la Romagna repubblicana ad una istituzione di tipo monarchico. Ed è stato anche un uomo d’armi, nella figura di capitano della guardia civica. Tanti e diversi quindi i possibili motivi di astio nei suoi confronti. Come si conviene in un giallo, ci sono poi molti sospettati e, per facilitarne le comprensione, Rosita Boschetti ha inserito nel libro una sorta di organigramma di tutti coloro che sono stati, in qualche modo, diretto o indiretto, coinvolti nell’omicidio. Ecco quindi che si viene a sapere che, in realtà, i sospettati sono molti di più di quelli che si conoscono da tempo e cioè l’esecutore materiale, il violento e pregiudicato Luigi Pagliarani e il mandante Pietro Cacciaguerra.
Per tanti altri, si leggerà infatti nel libro, Ruggero è stato un personaggio scomodo: il veterinario Giovanni Manzi; l’ingegnere Luigi Fellini; il postino Filippo Spadazzi, che secondo i fratelli Pascoli era a conoscenza dei fatti e colui che consegnò la famosa missiva a Ruggero, quella che lo portò alla morte; per arrivare al ‘grande assente’, Achille Petri, colui che mancherà al famoso appuntamento con Ruggero a Cesena. Coincidenza, quest’ultima, che già allora fece pensare alla famiglia Pascoli ad una premeditazione e ad un complotto, una congiura di un gruppo.
“Non c’è nulla di romanzato in questo libro” conclude Rosita Boschetti. “Il libro è il risultato di una ricerca durata diversi mesi attraverso gli archivi di San Mauro Pascoli, l’archivio storico e la biblioteca di Savignano Sul Rubicone, l’archivio di stato di Cesena, di Forlì e di Rimini e l’accademia dei filopatridi. Ci sono dei documenti che parlano chiaro a cui naturalmente ho dovuto dare una lettura, una interpretazione mia e, grazie ai quali, sono state aperte delle nuove piste di indagine.
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