Nel recente studio dell’Agenzia delle Entrate sull’evasione fiscale in rapporto al tenore di vita dei cittadini e alla pericolosità sociale, Rimini, su una scala da 1 a 5, risulta avere pericolosità fiscale 3, pericolosità sociale 4, tenore di vita 3. La nostra provincia, ci dicono, ha rischiose abitudini, e quali sono queste rischiose abitudini ce lo racconta la cronaca, anche la più recente. Così sappiamo che la Procura ha aperto un’indagine, non su un singolo caso di sfruttamento del lavoro o di riduzione in schiavitù, ma su un fenomeno che riguarda un “cartello di albergatori”, che più che un fenomeno si potrebbe definire un sistema, con collegamenti anche all’estero e in particolare con i paesi dell’Est. Nel contempo, tornando all’analisi dei redditi dichiarati, ciò che emerge è che la provincia di Rimini è quella con i redditi più bassi dell’Emilia Romagna. Un dato poco credibile che rimanda all’evasione e al lavoro sommerso.
“Promozione della legalità e azioni di contrasto alla criminalità organizzata” è il titolo del Consiglio Comunale a tema, sulla mafia, che si è tenuto il 28 marzo a Rimini, dove, cogliendo soltanto una voce per tutte, quella del Prefetto Claudio Palomba, è stato ribadito che la mafia è tra noi, con il suo portato di criminalità, fatta di riciclaggio, usura, estorsioni, gioco d’azzardo, droga e via dicendo. Il quadro tracciato non presenta clamorose novità rispetto all’analisi che da tanti, troppi anni, come sindacato, e non solo, abbiamo avanzato, il problema è che oggi tutti questi fenomeni sono aggravati ed esasperati dalla crisi economica, creando un’emergenza non più rinviabile e a rischio di irreversibilità. Noi riteniamo che per uscirne serva legalità, nuova e buona occupazione, rispetto dei diritti. Serve una classe imprenditoriale che abbandoni il vecchio schema che punta a ricavare i propri guadagni sullo sfruttamento dei lavoratori, che non investe sull’azienda e che disconosce la responsabilità sociale dell’impresa; serve una classe politica che sia in grado di cambiare radicalmente il proprio modo di operare, che abbandoni i vecchi privilegi e che si ponga al servizio della collettività.
Occorre un vero rinnovamento auspicando che si possa vedere a partire dal rinnovo delle cariche in Camera di Commercio, per richiamare alle proprie responsabilità coloro che, a vario titolo, hanno governato in questi anni, nelle istituzioni, nelle associazioni, negli enti e che non sono stati in grado di promuovere il cambiamento.
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