La tappa fondamentale della vita di Walter Scarponi è da romanzo: coraggio, intuizione e lieto fine. Siamo nel 1963, Walter Scarponi legge una notiziola curiosa su una testata economica, “Quattro soldi”. A Roma, abbandonati negli scantinati del costruendo Palazzo del Lavoro (uno dei più belli dell’Eur), ci sono i trampoli arrivati dagli Stati Uniti per le Olimpiadi del 1960. Gli organizzatori li avevano utilizzati per intrattenere. A Walter Scarponi e all’amico Orfeo Grossi (titolare di Virginia) si accende la lampadina: “Andiamo a Roma, li compriamo e li montiamo a Riccione”. Individuano la zona sul mare; dove c’è oggi il rinomato “Trampolines”, allora era una discarica di calcinacci provenienti dai lavori in centro. Con sette milioni di cambiali garantiti dal babbo di Grossi e dal suocero (Edoardo Magnani, detto “Bistecca”) di Scarponi acquistano 18
trampoli, prendono la terra in affitto dalla famiglia Ceschina e ci costruiscono il chiosco bar, lo spogliatoio con docce. Gli otto tappeti installati raso terra su delle buche furono un successo straordinario. C’era la fila di giovani e non solo a piroettare sopra.
In un paio di stagioni, Walter ed Orfeo si ripagano l’investimento. Dopo due anni, le vite dei due amici si separano. Orfeo lascia tutta la baracca a Walter. Da allora su quel pezzo di terra in riva al mare partono investimenti continui. Iniziano a fare ristorazione e anno dopo anno i trampoli fanno spazio al ristorante e alla pizzeria. La cucina occupa il posto delle docce. Dietro ai fornelli c’è la moglie Lia; ai tavoli arrivano i piatti della tradizione romagnola. Insomma, vale il detto che se sai fare bene le tue cose, riesci a parlare al mondo. Un’altra tappa fondamentale del “Trampolines” risale al 1970; arriva la pizza nel forno a legna. L’anno dopo: la prima robusta ristrutturazione del locale.
Gli investimenti continui sono una delle molteplici ragioni del successo del “Trampolines”. Scarponi: “Il lavoro è andare avanti. E’ spendere. Non ho mai pensato di mettere da parte qualcosa. I soldi devono servire a fare le cose che hai in mente nella vita. Mi considero una persona religiosa come credente e non come un fedele. Il vero socialismo è quello di Gesù: aiutare i deboli, aiutare la comunità, non essere egoista”.
Altra svolta strutturale nel 1984; viene fatta la chiusura esterna con i pannelli mobili e la tenda sopra. Al primo piano si tira su un appartamento per la numerosa famiglia. Cinque figli: Cristina, Andrea, Alberto, Alessandro e Antonio. Scarponi: “Ricordo che Riccione
dagli anni ’70 ai ’90 era davvero Riccione. Una volta riuscimmo a fare 1.800 coperti in un giorno”. Nell’89, acquista la terra dalla famiglia milanese Ceschina. Niente più affitto. Nel 2009, rifà il ristorante. Nel luglio del 2001, inaugura le 17 suite sopra il ristorante-pizzeria. Una nave in cemento ricoperta di “Corial” (un prodotto che resiste alla salsedine) di sobrio buon gusto. Le camere vista mare, in luglio ed agosto, sono già state vendute per il 2016. Un’ospitalità fatta di terra, tradizione, tipicità quella degli Scarponi che non viene mai abbandonata. Semplicemente migliorata, anno dopo anno. Esperienza dopo esperienza. Nel 1994, Walter Scarponi inizia un nuovo progetto economico. Acquista la Chef Pronto Service, leader nella commercializzazione e semi-lavorazione del pesce: 60 dipendenti e 18 milioni di euro di fatturato.
Passione per la bicicletta (ha vinto anche qualche gara), l’adolescenza di Walter Scarponi è contrassegnata dal seminario. Viene riportato a casa perché cagionevole di salute. Le due ruote sono il suo speciale studiolo per la riflessione. Racconta: “Sono uno che pensa sempre. La mia mente mulina in continuazione pensieri: in macchina, in bici, a piedi. Mi piace osservare, capire una situazione, sviluppare un’idea. La bicicletta è l’attrezzo sul quale penso più lucidamente. Quando avevo un problema di lavoro, partivo e tornavo con una risposta equilibrata e di buon senso. Le mie decisioni più importanti le ho prese pedalando”. Scarponi è un riccionese nato a Misano Monte l’8 settembre del 1935. Dunque ha 80 anni. La famiglia scende a Riccione nel 1952; in una piccola casa dietro l’ingrosso di legnami Calza, travia Fratelli Cervi e la neonata circonvallazione. Il lotto era dell’ammiraglio morcianese Bigi (decenni dopo Walter ne acquista la villa). Da ragazzo fa mille mestieri: meccanico, falegname, tappezziere, lucidatore di mobili. Ricorda con orgoglio: “Tutte competenze che metterò a frutto nel mio locale. I lavori li ho sempre pensati e fatti io”. (G.C.)