di ALBERTO BIONDI
Mai espressione fu più azzeccata di quella che il giornalismo anglosassone ha coniato per la cronaca nera: “If it bleeds, it leads”, che potremmo tradurre grossomodo come il sangue occupa sempre la prima pagina. Che la violenza faccia notizia non è certo una novità. I cadaveri sono il concime più fertile per quotidiani, radio e talk show. Sono la linfa che irrora morbosamente le radici stesse della quercia mediatica. È sintomatico dell’essere umano: il male, la morte e i delitti esercitano su di noi un’attrazione fatale. Non c’è niente da fare. Eppure esiste cronaca e cronaca, da una parte chi cavalca le tragedie per puro spirito di sensazionalismo (l’arcinota Tv del dolore, con i suoi bus turistici ad Avetrana e Garlasco…), dall’altra chi vede nella “nera” un’occasione per indagare i tasselli più oscuri del mosaico della contemporaneità. La prima è mera speculazione, la seconda è indagine, ricerca, denuncia.
Andrea Rossini (nella foto), cronista investigativo ed ex carabiniere, è uno della vecchia scuola. Un nostalgico artigiano della notizia, di quelli matita, taccuino e scarpe comode; uno dei pochi esemplari ancora rimasti di una specie in via d’estinzione. Firma di un quotidiano riminese, è riuscito tra un’inchiesta e l’altra a sfornare “I delitti della Romagna” (NFC edizioni, pp.168, 11,90€): una raccolta di trenta casi veri, presunti, risolti e irrisolti che raccontano il lato buio della nostra terra. Rossini ha ricostruito, attraverso lo studio dei fascicoli e interviste ai testimoni, fatti di cronaca che hanno profondamente scosso la Romagna e dalla risonanza nazionale. Cercando di evitare per quanto possibile i toni roboanti del “cronachismo”, il libro parla del boia del Circeo Izzo e del boss Epaminonda, della Uno Bianca e del segreto del Lupo Liboni, ma anche di delitti più in ombra avvenuti tra Rimini, Ravenna, Cesena e Forlì. Dallo stile scorrevole, pulito, e dal ritmo incalzante, mentre si legge “I delitti della Romagna” voltare pagina è un piacere. Come l’autore annuncia anche in prefazione, viene riservato (non solo a parole) un occhio di riguardo per le vittime, troppo spesso dimenticate e lontane dai riflettori puntati sui colpevoli.
Rossini è pronto a presentare il suo libro in due occasioni: la prima, a Rimini, questa sera martedì 4 agosto (ore 21.30) nella corte di Castel Sismondo, in apertura della 25esima edizione del festival letterario Moby Cult. A dialogare con lui il giornalista Pietro Caruso. La seconda presentazione sarà invece a Santarcangelo venerdì 7 agosto (ore 21, davanti all’ufficio della Pro loco, via C. Battisti 5) assieme alla giornalista Rai Giovanna Greco. Entrambi gli appuntamenti sono ad ingresso libero e organizzati da NFC edizioni.