– Forte incremento dell’export: più 12,3 per cento nel 2016 rispetto all’anno precedente. Calo del tasso di disoccupazione: meno 0,4 (dal 9,5 al 9,1%). Ripresa della produzione industriale: più 2,4. In aumento gli arrivi (più 1,6) e le presenze turistiche (più 3,1). Forte flessione della cassa integrazione straordinaria: meno 53,3 per cento. Boom delle start up innovative: più 126%. In crescita il numero dei congressi (più 7,1%) e dei visitatori alla Fiera (più 2,2%). Calano, purtroppo, gli impieghi alle imprese: meno 6,2 per cento. Costruzioni a picco. Questa in estrema sintesi la fotografia economica della provincia di Rimini nel 2016 rispetto al 2015. E’ stata presentata lo scorso 28 marzo nell’aula magna dell’Università di Rimini.
Scenari
Gli scenari previsionali dei prossimi due anni affermano che la ricchezza dovrebbe crescere dell’1% quest’anno e dell1,2 per cento il prossimo; l’Italia invece si fermerà allo 0,7% nel 2017 e allo 0,9% nel 2018. Di contro il mondo viaggia più veloce di noi.
Il riminese Fabrizio Moretti, presidente della neonata Camera di Commercio Rimini-Forlì-Cesena (Ravenna fa storia a sé), commenta lo stato economico: “Da 8-10 anni l’economia e la politica dell’Unione europea stanno attraversando grandi cambiamenti; la crisi è più lunga e pesante di quanto ci potessimo aspettare sta mutando radicalmente gli asset produttivi e politici. Abbiamo capito che piccoli ed individualisti non va bene. Ci vogliono le capacità di saper fare sistema, reti, per superare le difficoltà dei mercati. Dobbiamo, a Rimini ed in Italia, assolutamente riuscire a creare strutture in grado di fare massa critica. Dobbiamo costruire un’alleanza con le categorie economiche e con la politica”.
Antonio Nannini è il segretario generale della nuova Camera di commercio: “Il 93 per cento delle nostre imprese hanno meno di 10 addetti; però abbiamo un’impresa diffusa: una ogni 7,8 abitanti. Un record, una ricchezza da salvaguardare. Questo però non significa che abbiamo le potenzialità per stare nella globalizzazione. Il piccolo deve assolutamente crescere, insieme. E lo deve fare con la competitività del proprio territorio, lo sviluppo sostenibile, la responsabilità sociale, la semplificazione delle leggi”.
Export
Gli imprenditori hanno capito una realtà semplicissima: se si vuole sopravvivere bisogna passare attraverso l’export, dato che il mercato interno è fermo da anni oramai. La barriera ottimale è quella della barriera del 50 per cento; naturalmente tale traguardo è arduo da raggiungere. Nel 2016, il Riminese ha esportato merci pari a 2,14 miliardi di euro; un balzo a doppi cifra: più 12,3 per cento rispetto ai 12 mesi precedenti. Il dato regionale è dell’1,5 per cento. Va letto però l’indicatore economico; Rimini è il fanalino di coda della regione, peggio fa solo Ferrara; le province emiliane sono macchine da guerra straordinarie. Va ricordato, per inciso, che l’Emilia Romagna per Prodotto interno lordo (il famoso Pil) è tra le prime 10 regioni più ricche d’Europa. Nel dopoguerra (1945), era al livello della Calabria. A trinare le esportazioni il tessile-abbiglimento (più 5,8%9), i macchinari (più 16,2%), i mezzi di trasporto (più 63,4%, navi e imbarcazioni) e prodotti di metallo (più15,2%). I principali mercati sono: l’Unione europea (assorbe il 51% del totale), l’America del Nord (12,1%).
Più export, più produzione, significano anche un incremento delle importazioni provinciali: più 4,8 per cento. La nostra provincia importa beni e merci pari a 880 milioni di euro; dunque il saldo commerciale è di 1,28 miliardi di euro.
Manifatturiero
Forte di 3.328 imprese, mostra dinamiche positive: la produzione è salita del 2,4%,m il fatturato del 2,3%, con gli ordinativi all’1,6%. Gli incrementi sono omogenei in tutti i mesi dell’anno e sono stati superiori alla media regionale.
Valore aggiunto
La ricchezza pro-capite stimata nel 2015 è pari a 26.270 euro, inferiore all’indicatore regionale (29.554) e superiore al dato nazionale (24.107).
Commercio
Stabili il numero delle attività, ma in diminuzione i consu8mi: meno 1,8%. Tutto il comparto commerciale è in un momento difficile soprattutto per le piccole e piccolissime imprese.
Futuro
Che cosa imparare da questi 8 anni di crisi etica prima ancora che economica? Moretti: “In questi 10 anni è risuonato la frase che siamo in difficoltà ma tendenti al cambiamento e all’innovazione. Veniamo da un periodo in cui ha imperato l’individualismo; oggi non è più un elemento economico e sociale positivo. Nella forsennata competizione tra i territori abbiamo costruito infrastrutture doppie che non hanno generato benessere ma l’esatto contrario. Per farcela ci vuole una visione d’insieme sul medio e lungo termine. Penso alle reti importanti come quartieri fieristici, palacongressi, porti, aeroporti. La competizione tra territori ha penalizzati tutti. Ora è il momento di muoversi compatti, pensando però alle eccellenze dei singoli. Il Made in Italy all’estero gode ancora di un’elevato prestigio; ma siamo troppo piccoli per competere con i colossi mondiali. Salvaguardiamo le competenze dei singoli ma muoviamoci in rete”.