I filosofi Marco Guzzi e Diego Fusaro hanno attirato centinaia di appassionati per la terza serata del ciclo di conferenze misanese dal titolo “Terre del futuro. Nove parole perr guardare lontano”. Quella su cui hanno argomentato con pura bellezza era “Rivoluzione”. Guzzi ha toccato cuore e mente; Fusaro “solo” la mente.
Per Guzzi mai come oggi sembra divenire tanto urgente una profonda rivoluzione culturale e politica e mai come in questi ultimi decenni l’Occidente sembra paralizzato e incapace di produrre idee e progetti adeguati alle sfide planetarie in atto.
Per Fusaro, nel nostro tempo, in cui nulla sfugge alla longa manus della manipolazione capillare, la stessa espressione “rivoluzione” diventa, nel lessico comune, puramente ingannevole. Complice anche l’ondata di pentitismo scatenata dalla generazione intellettuale del Sessantotto, l’espressione conserva una sua valenza positiva in tutti gli ambiti (dalle rivoluzioni della moda a quelle del marketing) che non siano quello politico e sociale. Per questo, oggi l’appello alla rivoluzione non è più rivoluzionario.
L’imposizione dell’esistente come solo mondo possibile non può dirsi compiuto finché sopravvivono i bagliori di un’utopia possibile, in grado anche solo di far balenare l’idea di un altrove in grado di riscattare la miseria presente.
Un lungo dibattito ha chiuso la bellissima serata.
Prossimo appuntamento, teatro Astra, ore 21, il 27 ottobre, con un pensatore si straordinaria raffinatezza: Carlo Sini.