“Oreste Benzi è stato un cittadino italiano, un riminese verace, ma anche un autentico cittadino del mondo. Si è appassionato alla sorte dei poveri, per i quali ha gridato e pagato di persona. Pertanto è soprattutto il suo “magistero” sociale e politico che ora vorrei provare a raccogliere e rilanciare, ricordando però che il Don ha coerentemente vissuto una profonda unità di vita. In lui il cittadino e il prete non si sono mai né contrastati né sovrapposti, secondo il motto di un suo maestro: “distinguere per unire”.
Parto da queste parole del Vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, per provare a mettere in fila qualche riflessione sulla straordinaria modernità della figura di don Oreste Benzi, nel decennale della sua scomparsa. Rispondo subito a una ideale domanda: Rimini è migliore grazie al passaggio terreno del sacerdote dalla tonaca lisa? Sì, senza alcun dubbio. Don Oreste fa parte di quella esigua schiera di persone capaci di spingere un po’ più in là il confine del quotidiano. E lui lo ha spinto, con energica pazienza e dolcezza, molto avanti. Senza paura e senza farsi intimidire da chi- venti o trenta anni fa- privatamente e pubblicamente lo ‘consigliava’ di pensare alle anime in cielo piuttosto che ai deboli, ai nomadi, alle prostitute, ai senza casa, ai poveri in terra. Discorsi irritanti e farisei, magari ammantati di ‘senso comune’, che si sentono e leggono anche oggi. Con una differenza però: nel frattempo c’è stato don Oreste Benzi. Presenza ‘fisica’ enorme anche a dieci anni dal suo addio, esempio e monito in ogni discorso o dibattito contemporaneo sul ruolo della persona nella città. Chi pensa al parroco come una icona da mettere sotto una teca, ricordandola superficialmente per quello che ha fatto al netto degli ‘scandali’ in senso evangelico che il suo passaggio ha provocato a Rimini, commette un errore marchiano. Don Oreste ha fatto e fa ancora adesso. E farà anche in futuro. L’impatto sociale della sua figura di uomo di fede è ancora oggi profondissimo. Che fosse un uomo ricco, perfino nelle contraddizioni, moderno, altruista, mai banale, scomodo per un modello di società paludata, concreto e puro, questo posso testimoniarlo direttamente anch’io, avendolo conosciuto sia personalmente che in alcune sue rivoluzionarie battaglie (i nomadi di via Portogallo, le case di via Acquario) che comunque hanno fatto salire Rimini di un gradino nella modernità e nella tolleranza. Spesso don Oreste diceva: ‘Una Chiesa che non si schiera, si schiera con i più forti’. Non solo la Chiesa ma una società intera che non si schiera, perde il senso di se stessa.
Per tutto questo, che è poco rispetto alla grandezza di una figura caratterizzata prima di tutto da una eccezionale umanità, nel decennale della scomparsa, l’Amministrazione comunale di Rimini sta lavorando all’intitolazione di un luogo particolare e fortemente simbolico della città a don Oreste Benzi. Sarà uno spazio estremamente riconoscibile, a testimoniare quella capacità di aprire dialoghi, di stabilire relazioni, di empatizzare con il debole e il ‘diverso’, che portava con sé ogni giorno, in ogni posto, con ogni persona. Facendosi amare e ammirare da tutti, anche dai laici che riconoscevano in lui l’impegno spesso solitario nell’occuparsi degli ‘ultimi’.
Tenendo a mente però una cosa: quella piazza, quella strada, quello spazio che dedicheremo a don Oreste sarà solo il piccolo segno di una ‘intitolazione’ più ampia, che tutta la comunità riminese vuole e deve per il sacerdote. Rimini stessa, da Torre Pedrera a Miramare, dal mare alla collina, respira dell’eredità di don Oreste, ora più viva che mai e più necessaria che mai. Rendere vivido e quotidiano questo suo enorme lascito morale e pratico a favore di chi soffre è il nostro compito più impegnativo e entusiasmante, non tanto misurare una piazza, una strada, un luogo”.