Il cronista del pennello Luigi Pasquini (1897 – 1977) ha raccontato Rimini con colori di poesia pura.
Si apre giovedì 21 dicembre nel Museo della Città (via Luigi Tonini1) alle 17,30 nella sala Manica Lunga la mostra Luigi Pasquini.
A quarant’anni dalla morte si intende ricordare e ricostruire la figura dell’artista attraverso le sue opere pittoriche e grafiche provenienti da raccolte pubbliche e private.
Pittore, insegnante, giornalista e elzerivista, xilografo, per quasi sessant’anni Luigi Pasquini fu la voce delle cose d’arte a Rimini e il vedutista che fermava con la sua pittura all’acquerello i luoghi pittoreschi della città storica e della marina.
Personaggio discusso, irruente, ingombrante quanto la sua statura che lo fece subito arruolare come granatiere durante la Grande Guerra, irretito in gioventù dalla corrente del Dinamismo futurista consumato in fretta nelle discussioni dei caffè riminesi e presto risolto nell’unica direzione possibile per lui cioè nella convenzionalità figurativa e retorica di una pittura lontana da ogni forma di ricerca, ma anche nella esaltazione delle tradizioni della Romagna, nella attenzione affettuosa e scrupolosa delle cose notabili, monumentali e urbane, di Rimini e dei borghi sempre nel mirino del suo pennello o della sua sgorbia.
“Banca Carim è lieta di aver contribuito alla realizzazione dell’evento espositivo su Luigi Pasquini – commenta il Prof. Avv. Sido Bonfatti, Presidente di Banca Carim – artista particolarmente amato e apprezzato dalla cittadinanza riminese: per questo la Banca gli ha dedicato il libro strenna che sarà anche il catalogo della mostra. Come ho già avuto modo di osservare, la ricostruzione della vita culturale di una città passa anche attraverso lo studio dei suoi artisti più rappresentativi e Luigi Pasquini è certamente tra questi.”
Pasquini restituisce in modo riconoscibile e immediato, senza formalismi, con un disincanto lieve e sentimentale il contesto della città e dei suoi dintorni, l’immota serenità campestre della Valmarecchia o del territorio sammarinese (dove visse e operò dal 1925 al 1932 abbracciando il suo primo incarico da insegnante). Sino a tutti gli anni ’70 continuerà a dipingere gli stessi soggetti, malgrado in quasi ogni parte della città storica e balneare si fosse rotto l’equilibrio degli originali rapporti spaziali, malgrado il sorpasso della modernità in ogni manifestazione. La sua fu una pittura provinciale e anacronistica.
E se la sua pittura ha fatto spesso arricciare il naso agli storici dell’arte e ai critici, il tributo dei collezionisti e degli amatori riminesi è stato nel tempo inossidabile.
Sempre ammirate le variopinte e ripetitive vedute della marina e del porto, della sua dimora a Vergiano e del giardino dove riceveva gli ospiti illustri, della città e delle sue piazze, dei vicoli del Borgo San Giuliano, covo anarchico e proletario che gli aveva dato i natali. Quegli acquerelli saranno per tutta la sua esuberante, laboriosa attività di pittore i suoi biglietti da visita.
Agli slogan vitalistici della giovinezza Pasquini sostituì un totale conformismo espresso sia dalla sua penna briosa che dal suo pennello veloce, che – come scrive Pier Giorgio Pasini – sono “resi accattivanti da una superficialità che nasceva da bonomia paternalistica, ma che veniva fatta passare per anarchica franchezza romagnola”.
In contatto con personaggi importanti da Marino Moretti a Alfredo Panzini da Filippo Tommaso Marinetti a Sibilla Aleramo, da Aldo Spallicci a Manara Valgimigli, non c’era occasione pubblica nel campo delle arti e delle lettere che non lo vedesse presente. Giornalista in varie testate locali e nazionali, Pasquini è stato l’arbiter della critica militante riminese e alla sua cura son passati un po’ tutti da Mirro a Corrà da Morigi a Bianchi da Saetti a De Pisis. Ma rimase legato a quella retroguardia che nel secondo dopoguerra respingerà con decisione sia la figurazione realista che l’astrattismo, contribuendo a radicare ulteriormente un gusto tradizionalista legato ai generi pittorici proprio della borghesia riminese attratta dagli aspetti nostalgici.
Alla mostra riminese al Museo della Città si affianca la mostra storico documentaria allestita a Palazzo Valloni nella Repubblica di San Marino dal 19 dicembre 2017 al 16 febbraio 2018 dal titolo Un “buon sammarinese” Luigi Pasquini a San Marino dal 1925 al 1932 realizzato dagli Istituti Culturali. Biblioteca e Museo di Stato.
Luigi Pasquini abitò sul Titano per diversi anni. Il suo soggiorno fu fecondo, avviò collaborazioni con varie personalità sammarinesi, che portarono alla realizzazione di acquerelli, xilografie, tricomie ma anche di racconti “sammarinesi”. Lasciò bella traccia di sé in Repubblica…” e la sua casa che ride e spazia davanti alle alture del Montefeltro, è piena d’arte e di serenità e di dolcezza; pare davvero che vi aleggi lo spirito del Grande di San Marino” (Popolo Sammarinese, 15 maggio 1927).
Inaugurazione della mostra a Palazzo Valloni 19 dicembre 2017 ore 12.30
Tra gli eventi correlati anche la mostra Luigi Pasquini, Memorabilia che aprirà il prossimo 28 dicembre 2017 alle ore 16 alla Galleria Embassy di Viale Vespucci a Rimini, accompagnato da un catalogo repertorio edito da NFC.
LUIGI PASQUINI (1897-1977) Un cronista del pennello
Rimini – Museo della Città „Luigi Tonini? – Manica Lunga
21 dicembre 2017 – 17 febbraio 2018
inaugurazione, giovedì 21 dicembre ore 17,30
a cura di Annamaria Bernucci
catalogo edito da Minerva con introduzione di Pier Giorgio Pasini e testi di Michela Cesarini, Umberto Giovannini, Oriana Maroni, Sergio Sermasi
info: 0541 793851 www.museicomunalirimini.it ingresso libero
con il sostegno di CARIM sponsor unico