I fratelli Terenzi, Tiziana e Paolo
I fratelli raccontati dal pennello di Tiziana
– “I profumi comunicano messaggi che rappresentano stati positivi: un atto d’amore che va nell’inconscio e penetra nel cuore. Carezze e coccole con la forza di raccontare la bellezza della famiglia, i sapori del mare e della spiaggia, la luce delle montagne. Se sposti queste idee in quello che fai e ci hai messo i doni della natura comunichi con il mondo. Una fragranza ben costruita è come un buon piatto di cucina. Entra dentro e ti fa rivivere esperienze con te stesso e con gli altri. Ad esempio, con la vaniglia si riascolta la poppata materna”.
I fratelli Terenzi, Tiziana e Paolo, in soli cinque anni hanno costruito il primo marchio al mondo dei cosiddetti profumi artistici; stanno portando il nome di Cattolica-San Giovanni in Marignano e l’Italia in luoghi prestigiosi: un’isola personalizzata dalla scorsa primavera nei blasonati magazzini Harrod’s di Londra, da Selfridges, Harvey Nichols (rinomate catene di magazzini in Gran Bretagna), nei quaranta duty free dei più importanti aeroporti del mondo, da Jovoy a Parigi. Da alcuni anni producono i profumi ambiente per Brunello Cucinelli, re del cachemere. Insomma, non c’è luogo del lusso (inteso come vetrina di bellezza ed intelligenza) nei cinque continenti che non accolga le collezioni progettate e fatte in tre unità produttive tra Cattolica e San Giovanni.
Il linguaggio dei numeri racconta una fiaba che prima ancora che di merci è lavoro, una certa filosofia di vita che richiama i valori del babbo Evelino e del nonno. Eccoli, i numeri: fatturato raddoppiato negli ultimi tre anni. Quest’anno è più 18 per cento rispetto all’anno precedente. I dipendenti sono circa 150: 41 diretti, una filiale a Londra con 10 collaboratori e 100 esterni; tre anni fa i diretti erano 37 e gli esterni 10. Una redditività più alta della Apple. Le esportazioni rappresentano il 90 per cento del fatturato (tre anni fa il 20); il primo mercato è quello russo (65 punti vendita), segue l’Europa, la Turchia. Presenti in 80 nazioni, a fine anno se ne aggiungeranno altre 14. Ricordano i due fratelli: “Ci ha chiamato un nostro concorrente per farci i complimenti per il bilancio e ci ha paragonato alla Ferrari”.
Lo scorso anno un fondo di investimento inglese scende a Cattolica e mette sul piatto 120 milioni di euro per la loro azienda. Tiziana e Paolo li portano a cena e dicono di no. Fino al 2008-2009, anno della svolta e della crisi mondiale, il marchio Terenzi si identificava con la Cereria di qualità. Dunque, i profumi c’erano già ma in altre forme. Raccontano Tiziana e Paolo: “Per noi furono anni di crisi. Andava di moda in concordato preventivo. Noi uscimmo dalla grande distribuzione che valeva il 70 per cento del fatturato. Per non lasciare indietro nessuno optammo per stringere la cinghia. Nostro padre Evelino pensava che un uomo si valuta per il valore e non per il successo. Mantenere il suo nome, ci impone un’asticella di correttezza molto alta”.
Quel nome è inciso in ogni scatola con la dicitura X Te, Evelino Terenzi. Le scatole recano anche una riflessione di Leonardo da Vinci; per i Terenzi il prodotto è legato al territorio e al meglio della propria cultura. Ogni anno, portano a Cattolica e provincia più di 200 ospiti. Dopo la classica visita aziendale, c’è il passaggio culturale a Gradara, con tanto di tavola con le eccellenze eno-gastronomiche romagnole. Un loro profumo si chiama Canto V, in omaggio a Paolo e Francesca, a Gradara, a Dante.
I fratelli: “Nel 2008 c’erano più i concetti che i profumi. Pensavamo che dovevamo produrre altro, sempre però nel segno dell’assoluta qualità, nella più alta tradizione del made in Italy e del nostro Rinascimento. La prima collezione, Leonardo, è del 2011. Ci rivolgiamo ad un target alto. Altissimo. Una delle cose che più ci ha fatto piacere conoscere è questa; i giovani fanno acquisti insieme e poi se lo dividono, il profumo, come se fosse una buona bottiglia di vino”.
La struttura commerciale dei Terenzi è semplice. In Gran Bretagna hanno aperto una filiale con una decina di dipendenti che parlano tutte le lingue del mondo; al resto ci pensano quattro distributori.
In azienda, i due fratelli si suddividono i compiti. Sposata, un figlio di 31 anni, Tiziana è la creativa. Dipinge con tecnica ed originalità. Progettista di gioielli, entra giovane nella Cereria Terenzi fondata dal babbo 50 anni fa. Il primo impatto: pulire i bagni. E poi tutte le fasi della lavorazione delle candele.
Sposato, appassionato di musica e golf, due figli adolescenti, Paolo ha le redini del commerciale.
A chi chiede come si fa a far andar bene la bottega, rispondono: “Stiamo facendo una serie di cose che sembrano una favola. Non c’è una ricetta. Le fondamentali: la bontà del prodotto, tenere i piedi per terra, la costanza e rispettare coloro i quali collaborano con te. Nostro padre, così come il nonno, diceva che quando uno è bravo forse vale per uno e mezzo; dunque, è l’insieme che crea il risultato. Non si diventa ricchi sfruttando, ma facendo squadra”.
Terenzi come Cereria, tra i leader in Europa, vale ancora il 40 per cento del fatturato; sono orgogliosi che le loro candele vengano utilizzate dai monaci buddisti e dalle migliori pasticcerie.