Emma Petitti, assessore regionale
Sono 31mila le donne che hanno sporto denuncia nell’ultimo quinquennio in Emilia-Romagna, nel 2017 in 3.520 sono state accolte dalla rete regionale. Primo rapporto dell’Osservatorio regionale: i dati consolidati su denunce, femminicidi, Centri, Case rifugio e strutture per uomini maltrattanti. Le cifre inedite sugli accessi ai Pronto soccorso
Le politiche di contrasto messe in campo dalla Regione e la rete regionale, che conta 56 sportelli, 20 Centri Antiviolenza, 39 Case Rifugio; 10 i Centri di aiuto per uomini maltrattanti. L’assessora Petitti: “Le donne sono più forti e coraggiose, denunciano e non restano sole”. I dati dei primi mesi del 2018 in 14 Centri regionali
I dati delle violenze sulle donne ma anche quelli dell’accoglienza e dell’ascolto, i progetti messi in campo dalla Regione Emilia-Romagna. A un anno dall’istituzione, arrivano i dati dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere. Il report per la prima volta offre un panorama esaustivo su denunce, femminicidi, strutture e le cifre inedite sugli accessi ai Pronto soccorso, oltre a dar conto del lavoro svolto nell’ultimo anno dalla Regione per la formazione degli operatori dei servizi sanitari dell’emergenza e per l’operatività e l’ampliamento dei Consultori, riportando i dati dell’Istat e del Ministero. I dati dell’osservatorio sono stati presentati questa mattina nella sede della Case delle donne per non subire violenza, a Bologna, alla presenza dell’assessora alle Pari opportunità Emma Petitti e del presidente del Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna Angela Romanin. Nell’occasione è stato illustrato il progetto del Coordinamento regionale “Donne al centro contro la violenza”. Presente Roberta Mori della Commissione Parità dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna.
“Nella nostra regione– ha detto l’assessora Petitti– vi è una lunga tradizione di collaborazione pubblico-privato. E’ una strada che percorriamo per non lasciare soli chi sta sul fronte di questa battaglia. L’impegno di questa Regione sta nel fornire strumenti di prevenzione, educazione e informazione. Cinque anni fa abbiamo approvato la legge sulla parità, quindi il Programma regionale Antiviolenza, poi abbiamo investito risorse con i nostri bandi. E’ nato anche l’Osservatorio che ci ha aiutato a capire in modo più organico come nasce e si sviluppa questo fenomeno. Dal quadro è risultato un dato che mi fa molto piacere: le donne sono più coraggiose, escono dall’ombra, denunciano e sanno di non esser più sole”.
Le cifre
L’Emilia-Romagna è una delle regioni dove i tassi di violenza contro le donne sono più alti in Italia ma è anche la prima per le denunce di violenze sessuali (15,6 ogni centomila donne), percosse (28,6), lesioni dolose (89,6) e la quarta per i femminicidi (0,6 su centomila). Tassi inferiori alla media nazionale si riscontrano invece riguardo allo stalking (23,2).
Nell’ultimo quinquennio le donne che hanno sporto denuncia nella nostra regione per aver subito una violenza sono state oltre 31.000 (dati 2012-2016 – Ministero Interno), di cui 14.000 sono state vittime di minaccia, oltre 3.000 di stalking, 1.700 di violenza sessuale, 13.000 di una violenza fisica grave o gravissima quali percosse, lesioni e tentati omicidio, mentre 66 sono state assassinate.
Nel decennio 2007-2016 – fatta eccezione per le vittime di stalking, che sono cresciute costantemente da quando nel 2009 lo stalking è diventato un reato, i dati registrano una chiara diminuzione delle vittime di questi reati: le vittime di minacce sono scese di quasi 30 punti percentuali dal 2007 al 2016, di 27 per le violenze sessuali, di oltre 30 per le percosse, di 20 per le lesioni, di 8 per i tentati omicidi, mentre il numero di donne uccise è rimasto uguale.
La Regione Emilia-Romagna per contrastare il fenomeno ha messo in piedi un sistema che si basa su una rete di 56 sportelli per ascolto e presa in carico, 20 Centri Antiviolenza, che forniscono accoglienza, consulenza, sostegno alle donne, anche con figli/e, minacciate o che hanno subito violenza e 39 Case Rifugio, strutture a indirizzo segreto o riservato che forniscono, a titolo gratuito, alloggio sicuro alle donne con o senza figli minori che subiscono violenza, indipendentemente dal luogo di residenza, per salvaguardarne l’incolumità fisica e psichica. Inoltre, sono sorti in Emilia-Romagna 10 Centri di aiuto per uomini maltrattanti un’esperienza innovative per il trattamento di uomini violenti.
Nel corso del 2017 i Centri Antiviolenza dell’Emilia-Romagna hanno registrato 17.235 contatti da parte di 5.345 donne, di cui il 44,6% ha contattato un centro per la prima volta. Delle 5.345, 1.732 sono state indirizzate ad altri servizi, in particolare: circa un migliaio ai servizi territoriali (Servizio Sociale, Forze dell’ordine, Consultori familiari, Pronto soccorso, Sert, altro Centro antiviolenza); 280 ad accoglienza in emergenza/pronta accoglienza e 148 ad accoglienza in casa rifugio. Risultavano in carico presso i Centri antiviolenza 3.520 donne (di cui 2.526 accolte nel 2017).
La Regione Emilia-Romagna attraverso un bando, le cui attività sono state realizzate nel 2017, ha inoltre finanziato 49 progetti per 1 milione di euro per rafforzare le politiche regionali di contrasto alle discriminazioni di genere e alla violenza sulle donne e promuovere una cultura della parità e del contrasto agli stereotipi. Oltre metà dei progetti sono promossi da Enti Locali, il 24% (12 progetti) da associazioni o soggetti del privato sociale e il20,4% (10 progetti) da un Centro Antiviolenza. Sono stati coinvolti circa 24.500 cittadini, tra cui 14.200 studenti, più di 600 insegnanti e 380 genitori e 1600 operatori dei servizi.
Nel 2017 la Regione aveva anche stanziato 240.000 euro per realizzare un progetto formativo finalizzato a migliorare le capacità di accoglienza da parte dei servizi di emergenza e della rete dei servizi territoriali per le donne che subiscono violenza e i loro figli. Fra gli obiettivi: la definizione di protocolli integrati di assistenza e modelli condivisi di intervento. La Regione ha avuto un ruolo di coordinamento del progetto con il coinvolgimento del Servizio politiche sociali e socioeducative, del Servizio Assistenza Territoriale, del Servizio Assistenza Ospedaliera e dell’Area formazione dell’Agenzia Regionale. Nella prima parte del progetto sono stati formati 168 operatori dei servizi di cui 84 dei Pronto soccorsi e 84 dell’area dei consultori e dei servizi sociali. /AA
In allegato: una sintesi dei dati, un’immagine della conferenza stampa e il logo dell’Osservatorio
Allegato 1: IMG_20181121_112539.jpg
Allegato 2: Petitti – Rapporto Osservatorio donne logo.jpg
Allegato 3: Violenza di genere OKKK.docx
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