Sotto la platea del teatro galli apre il museo archeologico multimediale: un percorso che ripercorre la storia della città attraverso reperti, mosaici e apparati tecnologici innovativi per vivere un’esperienza completa. Oltre duemila anni di storia raccontata da reperti antichi e tecnologie all’avanguardia. Apre l’11 dicembre – in concomitanza con il ritorno della grande opera con l’allestimento in forma scenica del Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi diretto da Valery Gergiev.
L’area archeologica propone un percorso museale alla scoperta dei resti e dei mosaici ritrovati nel corso della lunga e complessa campagna di scavi condotta durante i lavori di ricostruzione del Teatro. I resti architettonici rinvenuti nel complesso del Teatro Galli documentano non solo un modello insediativo sin dalla nascita dalla colonia, ma anche l’evoluzione di un quartiere urbano dalla fondazione di Ariminum fino alla tarda antichità. Tutto questo esaltato attraverso apparati multimediali che rendono immediata e contemporanea la divulgazione scientifica.
“Un museo del presente – sottolinea il sindaco Andrea Gnassi – dove la tecnologia incontra l’archeologia e la storia, per vivere un’esperienza completa. Anche le tecniche costruttive si fondono, con i materiali a vista delle nuove realizzazioni che dialogano con i reperti archeologici. Un museo quindi che si aggiunge a contenitori culturali come ARimini Caput Viarum, Domus del chirurgo, Museo Fellini, Piazza Malatesta e il Castello: una vastità di luoghi valorizzati e al centro del percorso di trasformazione della città che testimoniano la vastità e l’importanza del nostro patrimonio culturale”.
Il percorso di valorizzazione museale si articola in quattro spazi: il primo che racconta la storia di Rimini attraverso grazie ad un pannello touch screen con immagini che delineano la stratificaziome della città. Seguendo le tracce lasciate dai reperti rinvenuti durante gli scavi si può ripercorrere la nascita e la storia di Rimini, partendo dall’insediamento della colonia, all’incirca nel 220 A.C., passando per i periodi repubblicano e imperiale dell’antica Roma, in dialogo con la Domus del Chirurgo nel Museo della Città; e ancora il periodo post caduta dell’Impero Romano fino all’anno 1000 circa – Basilica Paleocristiana e collegamenti con la Basilica di Santa Colomba; dopo il periodo medioevale e i Malatesta si arriverà alla Rimini dell’Ottocento, a cui è dedicata la seconda ‘isola’. Un percorso con una sequenza di tre stanze che comprende la narrazione multimediale dei contenuti sulla Rimini di quell’epoca, la storia del teatro all’italiana, l’architettura del teatro di Rimini, la vita e le musiche del maestro Giuseppe Verdi a cui viene dedicata l’ultima sala detta immersiva, dove in quattro stazioni si possono ascoltare le sue melodie più famose. Infine l’area archeologica vera e propria, esattamente sotto la buca, dove sono grazie ad un’ampia pedana si può ammirare la superficie dello scavo archeologico.
Al museo archeologico multimediale si potrà accedere direttamente da via Poletti, oppure passando dall’interno del Teatro. In questa prima fase lo spazio museale sarà visitabile nell’ambito delle visite guidate (prenotabili all’Ufficio Relazioni con il Pubblico in piazza Cavour 29, tel. 0541 704704, dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13 e il martedì dalle 14 alle 17), ma a breve saranno definiti orari e modalità per poter accedere al Museo indipendentemente dall’apertura della sala del Teatro.
Il museo archeologico multimediale del Teatro Galli è stato pensato per renderlo fruibile ed immersivo a tutte le disabilità motorie e sensoriali, con il contributo della Regione Emilia Romagna che ha assegnato al Comune di Rimini 500mila euro sull’investimento di 630mila euro.
Con l’apertura del nuovo spazio museale nato nel corso dei lavori di ricostruzione del Teatro Galli, Rimini si arricchisce di un nuovo tassello capace di raccontare gli oltre 2000 anni di storia della città dalla sua fondazione ai giorni nostri.
Un preziosissimo contributo alla narrazione di una storia ricca di contenuti e momenti epici capace di riaffiorare magari all’improvviso come spesso è avvenuto durante gli ultimi decenni. Che sia in occasione della riqualificazione di una piazza, come avvenuto quando nel 1989 furono scoperte le prime tracce di quello che divenne il complesso della domus del Chirurgo in piazza Ferrari, o come avvenne con i mosaici di Palazzo Diotallevi, o più recentemente durante i lavori di riqualificazione del Cinema Fulgor inaugurato meno di un anno fa, Rimini non cessa mai di stupire per la qualità delle opere che il suo sottosuolo conserva gelosamente.
“A oggi – hanno scritto Angela Fontemaggi e Orietta Piolanti, dei Musei comunali di Rimini, sui mosaici romani a Rimini – sono oltre 160 i rivestimenti documentati nel centro storico, di cui più di 100 mosaici, circa 25 laterizi, una decina sia di cementizi che di opus sectile (in lastre di pietra e marmo) e alcuni esemplari a tecnica mista”. Una ricchezza che riflette l’importanza di Rimini che così può vantare un patrimonio di mosaici secondo solo a Ravenna.
Un patrimonio di arte e di storia che, oltre ai luoghi istituzionali in cui i rinvenimenti sono esposti al pubblico, oggi è raccontato in maniera coordinata e omogenea attraverso un percorso multimediale ed interattivo come quello offerto dal Visitor Center di “ARimini, caput viarum”, capace, ricorrendo a nuovi linguaggi e tecnologie, aree espositive e strumenti informativi, di condurre il visitatore alla scoperta della città romana e non solo, con i suoi tesori e le sue bellezze, e del territorio circostante offrendo uno spaccato narrativo di grande effetto.
Da ricordare della Rimini romana, oltre ai grandi monumenti simbolo stesso della città come l’Arco d’Augusto, termine della via Flaminia, il bimillenario Ponte di Tiberio, punto di inizio della via Emilia e al centro in questi ultimi anni di un progetto complesso di restituzione alla città attraverso la riqualificazione del suo bacino, e dell’ Anfiteatro romano, i luoghi in cui quella storia gloriosa emerge come a Porta Montanara, la più antica della città e oggetto di un complesso intervento di riposizionamento, o le asole dell’ attuale piazza Tre Martiri che, a ricordo di quello che fu il luogo pubblico più importante di Ariminum, con la loro pavimentazione originale ancor oggi sono lì a raccontare quella storia meravigliosa.