Tonino Guerra
Addio a Ermanno Olmi con cordoglio dell’amministrazione comunale di Santarcangelo.
Nell’arco di una lunga e prestigiosa carriera cinematografica, a inizio anni ’80 Olmi aveva fondato a Bassano del Grappa la scuola “Ipotesi cinema” dove si è formato tra gli altri il regista Maurizio Zaccaro, santarcangiolese di adozione. Olmi aveva più volte voluto Zaccaro al suo fianco come collaboratore, compreso il ruolo di aiuto regista per il recente film “Torneranno i prati” (2014), dedicato alla Grande Guerra.
Amico di Tonino Guerra, incontrato più volte anche a Santarcangelo e Pennabilli, Olmi aveva dedicato al poeta alcune bellissime pagine del suo libro “L’apocalisse è un lieto fine. Storie della mia vita e del nostro futuro” (2014). Eccone alcuni brani, tratti dal capitolo “Poeti”, che raccontano l’ultimo incontro tra i due a Santarcangelo nel marzo 2012, in occasione del 92° compleanno del poeta.
“Sono andato a Santarcangelo a trovare Tonino Guerra. Sapevo che stava per morire, e anche lui lo sapeva. (…) Gli sorrido: ‘Sono passato a farti gli auguri di compleanno’. Compiva novantadue anni. Cerco di parlare con naturalezza: ‘Nel pomeriggio vado all’inaugurazione della tua mostra’. Il Comune di Santarcangelo aveva allestito, prima che Tonino si ammalasse, una mostra destinata a museo di questo suo amatissimo poeta. (…) Ero entrato per un breve saluto, ma vedevo che Tonino aveva voglia di ricordare. (…) Per tutto il giorno riascoltavo la voce di Tonino che mi ripeteva: ‘Quando torni la prossima volta?’. La prossima volta? Mi domandavo: ma com’è possibile che un uomo come lui, che sa benissimo che sta contando i suoi ultimi respiri, possa dire con tutta naturalezza “la prossima volta”? La prossima volta è l’eterno dei poeti, i poeti onesti che fanno la poesia onesta”.
Ermanno Olmi (biografia pubblicata dalla Fondazione Federico Fellini) – Originario di Bergamo, dove era nato il 24 luglio del 1931, Olmi aveva studiato all’Accademia di Arte Drammatica a Milano esordendo alla regia di alcuni documentari nei primi anni ‘50. Il suo primo lungometraggio è “Il tempo si è fermato” del 1959, lavoro in cui Olmi esprime tutti i temi che gli saranno particolarmente cari in tutta la sua carriera: il rapporto con la natura, le origini rurali e umili, la scelta di utilizzare attori non professionisti. Dopo aver fondato con alcuni amici, tra cui Tullio Kezich, la società di produzione ‘22 dicembre’, scrive e dirige “Il posto” (1961), che viene accolto molto bene dalla critica, in cui descrive le esperienze di due giovani alla ricerca del primo lavoro. Due anni dopo dirige “I fidanzati” in cui è costante la sua poetica attenta al mondo della gente semplice, della vita quotidiana, dei sentimenti spesso non espressi ma manifestati con le azioni. Nel 1965 gira “E venne un uomo”, una sentita biografia, ben lontana dall’agiografia, di Papa Giovanni cui si sente unito dalle comuni radici bergamasche. Ma è il 1977 a segnare l’anno della sua consacrazione con “L’albero degli zoccoli”, un film sulla vita dei contadini padani recitato da attori non professionisti e in dialetto bergamasco, che vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Nei primi anni ’80 interrompe la sua produzione cinematografica e si dedica a “Ipotesi cinema”, la scuola di cinema che fonda a Bassano del Grappa in cui si formano giovani autori come Francesca Archibugi, Mario Brenta, Giacomo Campiotti, Piergiorgio Gay, Maurizio Zaccaro. Nel 1987 alla Mostra del Cinema di Venezia vince un Leone d’Argento con “Lunga vita alla signora” e l’anno successivo, con “La leggenda del santo bevitore”, ottiene il Leone d’Oro. Il 2001 lo vede ancora tra i protagonisti del festival di Cannes con “Il mestiere delle armi” che, raccontando la morte del giovane e magnifico condottiero Giovanni de Medici, ci mostra il momento in cui l’uso della polvere da sparo dà inizio alla guerra moderna. Il film vince il Globo d’oro 2001 della stampa estera e 9 David di Donatello 2002 per il miglior film, regia, sceneggiatura, produzione, fotografia, musica, montaggio, scenografia e costumi. Il film successivo, nel 2003, non potrebbe avere un soggetto più diverso: “Cantando dietro ai paraventi”, è un film sui pirati cinesi che parla della fatica che serve per ottenere la pace e che vince 3 David di Donatello 2004 (scenografia, costumi ed effetti speciali) e 4 Nastri d’argento (soggetto, fotografia, scenografia e costumi). Nel 2007 con “Centochiodi” il regista dichiara di aver realizzato il suo “ultimo film narrativo di messa in scena”, per tornare al suo primo amore: il documentario. Lo stesso anno la Fondazione Federico Fellini, per mano del suo presidente Pupi Avati, gli attribuisce il Premio Fellini. Le parole di Olmi per il regista riminese sono cariche di sincera ammirazione: “Lui aveva questa straordinaria capacità di sognare come atto vitale, e mi fa venire in mente quel tale che diceva che un grande artista è colui che riesce a tirare fuori da una soluzione un enigma”. Realizzerà ancora due lungometraggi (“Il villaggio di cartone”, “Torneranno i prati”), e un documentario sulla figura del Cardinal Maria Martini.