Franco Branciaroli
Teatro Galli, in scena il Falstaff di Shakespeare; Franco Branciaroli e Massimo De Francovich lo portano in scena al Galli il 20 e 21 dicembre (ore 21), 22 dicembre (ore 16 – Teatro Galli – turni ABC). Scritto da Nicola Fano e Antonio Calenda lo spettacolo porta alla ribalta nel ruolo di protagonista Falstaff, personaggio che appare in tre opere di Shakespeare – Le allegre comari di Windsor, Enrico IV ed Enrico V –, ma al quale il Bardo non ha mai dedicato integralmente un testo.
Ripercorrendo gli ultimi giorni di vita di Falstaff (subito prima della sua tragica morte raccontata in Enrico V), lo spettacolo evoca le avventure di un uomo che confonde i piaceri con la natura, la furbizia con il caso. Avventure che sono messe a confronto con un altro personaggio, un Servo che, come Iago, crede di poter addomesticare la realtà.
Dal conflitto fra i due viene fuori un catalogo delle beffe fino all’epilogo drammatico: la rottura con l’amico-allievo di sempre, re Enrico, e l’abbandono in solitudine, lontano dalla guerra di Agincourt dove tutti gli altri, tranne lui, conquisteranno gloria eterna. Uno spettacolo comico e drammatico insieme: una cavalcata nelle atmosfere shakespeariane, rielaborate per un pubblico di oggi, in grado di cogliere l’eternità del duello tra Caso e Ragione.
Falstaff rappresenta un uomo di disperata vitalità, ossessivamente ottimista, teso a sconvolgere il conflitto tra volontà e destino: «Un personaggio unico – scrivono gli autori – E attualissimo: come non pensare, seguendo le sue smanie, alla frenesia dell’uomo iperconnesso che vive contemporaneamente mille vite (vere o virtuali) pur di dimostrare a se stesso che esiste? Ecco, così noi abbiamo immaginato Falstaff: come l’antieroe di tutti i più grandi personaggi di Shakespeare. Se la modernità di Shakespeare è nella rappresentazione del dubbio, dell’imperfezione consapevole dell’individuo, la sua postmodernità è nel grassone che twitta per essere».
Ripercorrendo gli ultimi giorni di vita di Falstaff (subito prima della sua tragica morte raccontata in Enrico V), lo spettacolo evoca le avventure di un uomo che confonde i piaceri con la natura, la furbizia con il caso. Avventure che sono messe a confronto con un altro personaggio, un Servo che, come Iago, crede di poter addomesticare la realtà.
Dal conflitto fra i due viene fuori un catalogo delle beffe fino all’epilogo drammatico: la rottura con l’amico-allievo di sempre, re Enrico, e l’abbandono in solitudine, lontano dalla guerra di Agincourt dove tutti gli altri, tranne lui, conquisteranno gloria eterna. Uno spettacolo comico e drammatico insieme: una cavalcata nelle atmosfere shakespeariane, rielaborate per un pubblico di oggi, in grado di cogliere l’eternità del duello tra Caso e Ragione.
Falstaff rappresenta un uomo di disperata vitalità, ossessivamente ottimista, teso a sconvolgere il conflitto tra volontà e destino: «Un personaggio unico – scrivono gli autori – E attualissimo: come non pensare, seguendo le sue smanie, alla frenesia dell’uomo iperconnesso che vive contemporaneamente mille vite (vere o virtuali) pur di dimostrare a se stesso che esiste? Ecco, così noi abbiamo immaginato Falstaff: come l’antieroe di tutti i più grandi personaggi di Shakespeare. Se la modernità di Shakespeare è nella rappresentazione del dubbio, dell’imperfezione consapevole dell’individuo, la sua postmodernità è nel grassone che twitta per essere».