Il sindaco Mariano Gennari: “Spostamenti tra province, assurdo lasciare la decisione ai presidenti”.
E ancora: “Dopo la decisione della Regione Emilia Romagna di lasciare ai presidenti delle Province ed ai Prefetti la possibilità di aprire le frontiere ai territori limitrofi di Regioni diverse, mi aspettavo un maggiore coraggio nella stesura dell’atto.
Quattro giorni di attesa per sentirsi praticamente dire che si può valicare il confine tra Romagna e Marche solo per salutare e rivedere i congiunti.
Grazie già fatto!
Tanti cittadini hanno già rivisto i congiunti adducendo motivi di necessità.
Quindi dov’è la novità?
I territori di Pesaro e di Rimini, guidati dalle Istituzioni, hanno lottato con caparbietà e senso civico contro il virus. Una lotta che lo scorso Marzo ci vedeva con numeri simili ad altre Province italiane che a differenza nostra hanno subito perdite e situazioni ospedaliere drammatiche.
Noi insieme, Istituzioni e Cittadini, abbiamo tremato ma alla fine stiamo conducendo la nostra battaglia alla vittoria. Certo, con perdite e sacrifici, ma oggi la curva epidemiologica di Marche e Romagna registra le migliori performance in Italia.
Stiamo aprendo una stagione balneare che appena un mese fa sembrava lontanissima ed ora siamo usciti dalle nostre case e, con protezioni personali e distanziamento, stiamo lucidando le nostre strutture e spolverando i nostri sorrisi perché ci vogliamo credere fino in fondo.
Parlando con il Prefetto e con il Presidente della Provincia avevo sottolineato una peculiarità della città di Cattolica che, non avendo scuole superiori sul suo territorio, trasforma già a quattordici anni i suoi studenti in pendolari.
Molti di loro si recano a scuola a Pesaro e l’emergenza Covid non ha solo interrotto i rapporti con la didattica ma anche con quella piccola comunità che si può identificare con la classe e l’istituto.
Tantissimi di loro frequentano il quinto anno e dopo aver “sgobbato” per un lustro dovranno accontentarsi di un esame di maturità di serie B con il contentino di un orale in presenza.
Si sto parlando di loro, i nostri figli che hanno imparato a studiare a distanza inventandosi un’alfabetizzazione digitale che a scuola non gli insegniamo, che hanno sopportato la tensione delle famiglie a casa, temporaneamente senza lavoro, e con poco futuro e quel poco assai fosco.
Ricongiungerli quei compagni di classe? Gli amici fidati? Il loro mondo privato?
No. Dei giovani parliamo solo quando ci lamentiamo del fatto che le menti migliori se ne vanno all’estero e che quando si va al voto non esprimono la loro scelta.
Bene ragazzi, ci ho provato ma dovrete aspettare il 4 giugno per tornare a rivedere i vostri compagni di classe e parlare delle vostre cose e del vostro mondo.
Il 17 giugno comincia l’esame di maturità, fategli vedere di che pasta siete fatti”.