Francesco Daveri, professore di macroeconomia alla scuola per dirigenti dell’Università Bocconi, Milano
I dati del primo trimestre per il Pil (Prodotto interno lordo) dell’Europa indicano l’inizio di una recessione senza precedenti. Con una complicazione: il calo in Germania è probabilmente inferiore a quello osservato nel resto dell’Europa.
L’Europa in drammatica recessione
Dopo settimane di attesa sono arrivati i primi dati ufficiali dagli uffici statistici nazionali per il Pil dell’area euro, per la Ue nel suo complesso e per alcuni dei paesi Ue – compresi Italia, Francia e Spagna. Sono dati che incorporano una incertezza relativa alle grandezze misurate molto più grande del solito per le specifiche difficoltà di raccogliere informazioni in un periodo in cui le attività economiche sono in molti casi sospese.
I dati sono più o meno in linea con le attese, con qualche piccola sorpresa. La sorpresa è che l’Italia – il paese epicentro della crisi sanitaria da Covid-19 in Europa in termini di contagi e morti fino a tutto marzo – in realtà ha subito una perdita di Pil inferiore a quella sperimentata in Francia e in Spagna. Nel primo trimestre 2020 il Pil dell’Italia al netto dell’inflazione (e depurato dalle componenti stagionali e di calendario) è sceso “solo” del 4,7 per cento: un numero terribile ma inferiore al calo subito dal prodotto lordo spagnolo (-5,2 per cento) e francese (-5,8 per cento). Un segno delle comunanze di costi economici inflitte dal virus. Una possibile spiegazione è data dal fatto che i dati di gennaio per l’economia italiana fossero decisamente migliori di quelli francesi e spagnoli e questo può avere pesato nel dato trimestrale.
L’Europa in drammatica recessione
Dopo settimane di attesa sono arrivati i primi dati ufficiali dagli uffici statistici nazionali per il Pil dell’area euro, per la Ue nel suo complesso e per alcuni dei paesi Ue – compresi Italia, Francia e Spagna. Sono dati che incorporano una incertezza relativa alle grandezze misurate molto più grande del solito per le specifiche difficoltà di raccogliere informazioni in un periodo in cui le attività economiche sono in molti casi sospese.
I dati sono più o meno in linea con le attese, con qualche piccola sorpresa. La sorpresa è che l’Italia – il paese epicentro della crisi sanitaria da Covid-19 in Europa in termini di contagi e morti fino a tutto marzo – in realtà ha subito una perdita di Pil inferiore a quella sperimentata in Francia e in Spagna. Nel primo trimestre 2020 il Pil dell’Italia al netto dell’inflazione (e depurato dalle componenti stagionali e di calendario) è sceso “solo” del 4,7 per cento: un numero terribile ma inferiore al calo subito dal prodotto lordo spagnolo (-5,2 per cento) e francese (-5,8 per cento). Un segno delle comunanze di costi economici inflitte dal virus. Una possibile spiegazione è data dal fatto che i dati di gennaio per l’economia italiana fossero decisamente migliori di quelli francesi e spagnoli e questo può avere pesato nel dato trimestrale.
La Germania probabilmente ha fatto molto meglio degli altri
La seconda cosa che colpisce dei dati del primo trimestre è che il dato negativo dell’eurozona (-3,8 per cento) – stimato usando indicatori specifici dell’area nel suo complesso – è nettamente inferiore in valore assoluto ai dati dei tre paesi citati sopra (Italia, Francia e Spagna). Vuol dire che l’altro grande paese su cui per ora non abbiamo ancora la stima preliminare del Pil e cioè la Germania è andato molto meglio degli altri grandi paesi dell’Europa. Una stima approssimativa del dato tedesco alla luce dei dati per l’area euro e per gli altri grandi paesi è -1,5 per cento. Se così fosse, vorrebbe dire che – nella prima fase della crisi dunque fino a fine marzo – in Germania a essere meno grave non è stata solo l’emergenza sanitaria ma anche quella economica.
L’asimmetria nei risultati economici del primo trimestre rischia di complicare la trattativa europea per la predisposizione di un fondo per la ripresa: se lo shock è asimmetrico, si indeboliscono le ragioni di paesi come Francia, Italia e Spagna che, a fronte della riluttanza dell’elettorato dei paesi del Centro-Nord Europa, hanno finora sottolineato la natura aggregata dello shock che ha colpito le economie europee. Addio simmetria, addio comunanza di interessi.
Ma forse i dati di aprile – se ugualmente, come pare, negativi per tutti – potranno portare una schiarita in una già difficile fase negoziale per la predisposizione del necessario piano di rilancio per l’economia europea.
La seconda cosa che colpisce dei dati del primo trimestre è che il dato negativo dell’eurozona (-3,8 per cento) – stimato usando indicatori specifici dell’area nel suo complesso – è nettamente inferiore in valore assoluto ai dati dei tre paesi citati sopra (Italia, Francia e Spagna). Vuol dire che l’altro grande paese su cui per ora non abbiamo ancora la stima preliminare del Pil e cioè la Germania è andato molto meglio degli altri grandi paesi dell’Europa. Una stima approssimativa del dato tedesco alla luce dei dati per l’area euro e per gli altri grandi paesi è -1,5 per cento. Se così fosse, vorrebbe dire che – nella prima fase della crisi dunque fino a fine marzo – in Germania a essere meno grave non è stata solo l’emergenza sanitaria ma anche quella economica.
L’asimmetria nei risultati economici del primo trimestre rischia di complicare la trattativa europea per la predisposizione di un fondo per la ripresa: se lo shock è asimmetrico, si indeboliscono le ragioni di paesi come Francia, Italia e Spagna che, a fronte della riluttanza dell’elettorato dei paesi del Centro-Nord Europa, hanno finora sottolineato la natura aggregata dello shock che ha colpito le economie europee. Addio simmetria, addio comunanza di interessi.
Ma forse i dati di aprile – se ugualmente, come pare, negativi per tutti – potranno portare una schiarita in una già difficile fase negoziale per la predisposizione del necessario piano di rilancio per l’economia europea.