Gino Sabatini (al centro), presidente della Camera di commercio delle Marche
Export, buone notizie prima del coronavirus: 12,1 miliardi nel 2019, con un incremento tendenziale del 3,2%. La rilevazione dell’Istat è in linea con il dato nazionale (+2,3%) ed evidenzia le performance delle province di Pesaro-Urbino (7,9% , circa 2,9 miliardi di euro ) e Ascoli Piceno (10% a 2,5 miliardi di euro); entrambe tuttavia, si ha ragione di ritenere, caratterizzate dalla condotta del settore nautico e farmaceutico.
Sul fronte dei Paesi di destinazione, Germania (1,2 mld. e -0,9%), Belgio (1,2 mld. e +18,3%, sia pure molto condizionato dal farmaceutico) e Francia (1,1 mld. e +2,8%) si confermano i primi tre mercati di sbocco, ma è “molto significativo” l’incremento dell’export verso gli Stati Uniti: 969,3 milioni con una crescita del 18,1%. Nella classifica frenano Spagna (-0,8%), Regno Unito (-6,3%) e Russia (-8,7%), mentre la crescita sulla Cina (+1,3% a 290,2 mln.).
Sul fronte dei Paesi di destinazione, Germania (1,2 mld. e -0,9%), Belgio (1,2 mld. e +18,3%, sia pure molto condizionato dal farmaceutico) e Francia (1,1 mld. e +2,8%) si confermano i primi tre mercati di sbocco, ma è “molto significativo” l’incremento dell’export verso gli Stati Uniti: 969,3 milioni con una crescita del 18,1%. Nella classifica frenano Spagna (-0,8%), Regno Unito (-6,3%) e Russia (-8,7%), mentre la crescita sulla Cina (+1,3% a 290,2 mln.).
“Sarà molto difficile – dice Gino Sabatini, presidente della Camera di commercio delle Marche – che possa essere confermata a fine 2020”.
Quanto ai settori, il tessile-abbigliamento-calzaturiero resta quello con la più alta vocazione all’export con poco meno di 2,2 miliardi di fatturato. È il settore simbolo delle produzioni marchigiane, che lo scorso anno ha perso oltre il 9% di introiti e per questa ragione va guardato e sostenuto nell’immediato perché centrale per la nostra economia e per la solidità delle nostre comunità”. In negativo anche il mobile che registra un – 0,3%. Ha chiuso il 2019 in crescita, invece, la produzione di macchinari (1,9 miliardi e +1,9%); sostanzialmente stabili la meccanica di precisione (1,4 mld. e -0,7%) e gli articoli in gomma e plastica (647 milioni e -0,5%)”.
Quanto ai settori, il tessile-abbigliamento-calzaturiero resta quello con la più alta vocazione all’export con poco meno di 2,2 miliardi di fatturato. È il settore simbolo delle produzioni marchigiane, che lo scorso anno ha perso oltre il 9% di introiti e per questa ragione va guardato e sostenuto nell’immediato perché centrale per la nostra economia e per la solidità delle nostre comunità”. In negativo anche il mobile che registra un – 0,3%. Ha chiuso il 2019 in crescita, invece, la produzione di macchinari (1,9 miliardi e +1,9%); sostanzialmente stabili la meccanica di precisione (1,4 mld. e -0,7%) e gli articoli in gomma e plastica (647 milioni e -0,5%)”.
“Il risultato positivo dell’export non mi fa gioire –chiude il presidente della Camera di Commercio delle Marche –. Se lo guardo con gli occhi del presente, vedo con piacere che è aumentata la vocazione all’estero delle nostre aziende e, contemporaneamente, che dobbiamo spingere ancora molto per far crescere il numero delle aziende esportatrici. Se però guardo al medio periodo, ho la consapevolezza che la crisi sanitaria che stiamo affrontando e che, purtroppo, temo che interesserà molti altri Paesi europei, che continuano a essere i principali mercati di sbocco delle nostre merci, impone all’Europa e non solo ai singoli Stati membri interventi shock a sostegno delle aziende. Non credo che, ad oggi, nessuna regione italiana e nessun Paese europeo e penso nemmeno gli Stati Uniti possano ritenersi immuni da un contagio che sta prendendo, insieme, persone e aziende”.