Gilberto Calcagnini, nuovo rettore dell’Università di Urbino
di Giorgio Girelli*
Dopo Bo, Bogliolo, Pivato e Stocchi giunge alla guida dell’ateneo urbinate Giorgio Calcagnini, economista e presente in diverse istituzioni culturali.
Sovente, nei nostri incontri agli spettacoli del ROF o altrove l’ho salutato chiamandolo … “Rettore!” Signorilmente si schermiva, precisandomi l’esatta qualifica che allora rivestiva. Finalmente si è deciso a… darmi ragione! Fuor di scherzo, e sperando di non essermi preso troppa libertà, questa brillante elezione è fonte di compiacimento per lui, per la gentile Signora e per L’Università. Ed i dati attestano l’elevata entità dell’apprezzamento e della considerazione che egli gode. La stessa affluenza al voto, così alta, lo dimostra: a fronte di un candidato unico anche i più affezionati elettori, scontata la elezione, potevano ritenere non essenziale intervenire. Invece i Colleghi gli hanno dimostrato quanto in realtà sia ritenuto “unitario” (termine da lui opportunamente sottolineato) e tale circostanza è già di per sé altamente significativa. Questo indirizzo si riscontra in tutte le componenti dell’Ateneo. In particolare negli studenti: si tratta di un aspetto che mi ha colpito perché la “categoria” solitamente è vivace e dialettica verso i vertici. In questo caso il consenso verso il nuovo rettore è stato forte! Dico cose che forse già in tanti hanno espresso e, pur privo del pregio della originalità, non mi sottraggo al desiderio di esprimere su Calcagnini il mio pensiero. Se ciò somiglia a quanti già si sono compiaciuti, tanto meglio: anche questa è una dimostrazione di unanime, affettuosa stima nei suoi riguardi e di una augurante vicinanza al mandato che il rettore si accinge a svolgere. Il suo curriculum è ricco. Ha detto di lui Ilvo Diamanti:”Se dovessi usare una formula direi che è glocale, ovvero globale e locale. E’ un urbinate che ha una esperienza di relazioni internazionali consolidata da tanto tempo in ambienti istituzionali finanziari economici nazionali ed esteri”.
Ma io non posso non ricordare la generosa dedizione che lo contraddistingue anche per studi “minori” come quando, ad esempio, ha valutato l’impatto economico della vita del Conservatorio Rossini sulla realtà locale, indagine di cui serbo vivo e grato ricordo. Nei suoi propositi si coglie l’intendimento di accrescere il ruolo della Università non solo quale sede di elevata accademia ma anche entità di propulsione e crescita sociale. Questa strategia renderà l’Ateneo ancor più vivace e dinamico, ancor più Istituzione nel Territorio oltre che del Territorio. Al suo rilevante impegno si aggiunge il confronto con l’emergenza Covid-19. Non ci voleva. Ma non sarà un ostacolo che si frapporrà ai successi che gli auguro di tutto cuore.
*Presidente Emerito
Conservatorio Statale Rossini