Associazione nazionale biotecnologi: “Il coronavirus non è una semplice influenza”.
Lo affermano lo scorso 6 marzo. Ecco tutta la loro riflessione.
Poiché da diverse parti, alcune anche con ruoli scientifici di rilievo, si continua a sostenere che la Covid-19 sia del tutto paragonabile a una sindrome influenzale, come Associazione Nazionale Biotecnologi, riteniamo doveroso sottolineare nuovamente che così NON è.
Se si analizzano ad esempio gli ultimi dati completi disponibili per l’influenza (2018-2019) si può osservare si sono registrati ben 812 casi gravi, che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva, e 205 decessi (per i tecnici i dati sono riferiti a J10-11). Questo bilancio però riguarda tutte e 33 le settimane interessate dalla malattia, con un picco di casi la 5° settimana dell’anno, in cui si sono registrati 93 ricoveri in terapia intensiva e 23 decessi.
Quanto invece stiamo registrando per il coronavirus racconta una storia completamente diversa. Solo in questa settimana si sono infatti registrati 351 casi che hanno richiesto la terapia intensiva e 131 decessi. Vale la pena di sottolineare: in soli 7 giorni. Quello perché si ha un raddoppio dei casi gravi, che richiedono la terapia intensiva, ogni 2,5 giorni, segno che la malattia sta diffondendosi molto rapidamente.
Se si analizzano ad esempio gli ultimi dati completi disponibili per l’influenza (2018-2019) si può osservare si sono registrati ben 812 casi gravi, che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva, e 205 decessi (per i tecnici i dati sono riferiti a J10-11). Questo bilancio però riguarda tutte e 33 le settimane interessate dalla malattia, con un picco di casi la 5° settimana dell’anno, in cui si sono registrati 93 ricoveri in terapia intensiva e 23 decessi.
Quanto invece stiamo registrando per il coronavirus racconta una storia completamente diversa. Solo in questa settimana si sono infatti registrati 351 casi che hanno richiesto la terapia intensiva e 131 decessi. Vale la pena di sottolineare: in soli 7 giorni. Quello perché si ha un raddoppio dei casi gravi, che richiedono la terapia intensiva, ogni 2,5 giorni, segno che la malattia sta diffondendosi molto rapidamente.
Questo significa:
che il SARS-CoV-2 mette molto più sotto stress il sistema sanitario rispetto all’influenza sia perché la percentuale di pazienti che necessita cure intensive è più alto, sia perché le necessita per tempi prolungati.
che il numero di casi sta crescendo ANCORA troppo rapidamente e che questo mette realmente a rischio la tenuta del sistema, che si sta saturando velocemente (non solo in termini di posti letto e macchinari, ma soprattutto sul fronte del personale medico-sanitario).
Questo NON significa che chi si ammala finirà necessariamente in terapia intensiva o che il numero di decessi sia fuori scala (è bene ricordare che per complicanze secondarie da influenza (per i tecnici J12-18) si stima in Italia muoiano ogni anno tra le 8.000 e le 10.000 persone), ma che se non rallentiamo rapidamente la crescita dei casi che necessitano ospedalizzazione (attraverso la riduzione del contagio) non riusciremo a gestirli efficacemente.
Per essere più chiari: adesso la Covid-19 sta ancora salendo verso la linea rossa tratteggiata in figura (che rappresenta la nostra capacità di gestire l’emergenza) molto più velocemente di quanto noi non siamo in grado di innalzarla. Già ora diversi ospedali hanno cancellato tutti gli interventi non urgenti e ridotto all’osso le attività sugli altri reparti.
Se il virus dovesse riuscire a superare quella linea rossa le ripercussioni ci sarebbero non solo sui malati di Covid-19, ma su tutti coloro che hanno bisogno di assistenza sanitaria.
che il SARS-CoV-2 mette molto più sotto stress il sistema sanitario rispetto all’influenza sia perché la percentuale di pazienti che necessita cure intensive è più alto, sia perché le necessita per tempi prolungati.
che il numero di casi sta crescendo ANCORA troppo rapidamente e che questo mette realmente a rischio la tenuta del sistema, che si sta saturando velocemente (non solo in termini di posti letto e macchinari, ma soprattutto sul fronte del personale medico-sanitario).
Questo NON significa che chi si ammala finirà necessariamente in terapia intensiva o che il numero di decessi sia fuori scala (è bene ricordare che per complicanze secondarie da influenza (per i tecnici J12-18) si stima in Italia muoiano ogni anno tra le 8.000 e le 10.000 persone), ma che se non rallentiamo rapidamente la crescita dei casi che necessitano ospedalizzazione (attraverso la riduzione del contagio) non riusciremo a gestirli efficacemente.
Per essere più chiari: adesso la Covid-19 sta ancora salendo verso la linea rossa tratteggiata in figura (che rappresenta la nostra capacità di gestire l’emergenza) molto più velocemente di quanto noi non siamo in grado di innalzarla. Già ora diversi ospedali hanno cancellato tutti gli interventi non urgenti e ridotto all’osso le attività sugli altri reparti.
Se il virus dovesse riuscire a superare quella linea rossa le ripercussioni ci sarebbero non solo sui malati di Covid-19, ma su tutti coloro che hanno bisogno di assistenza sanitaria.
Cosa dobbiamo fare?
Semplice: solo 2 cose:
smettere di condividere e diffondere informazioni non verificate, che minimizzino o che generino panico ingiustificato, e affidarsi a fonti tecniche credibili.
fare ciascuno la propria parte per evitare di aiutare la diffusione del virus: seguendo le indicazioni che arrivano dalle Istituzioni e lavorando tutti assieme per abbassare l’onda che ci sta già colpendo. Solo in questo modo riusciremo a spalmare i casi che necessitano di cure intensive su di un arco di tempo più lungo, alleggerendo così la pressione sul SSN, facendogli guadagnare il tempo necessario ad innalzare la linea rossa, per tenerci tutti al sicuro.
Semplice: solo 2 cose:
smettere di condividere e diffondere informazioni non verificate, che minimizzino o che generino panico ingiustificato, e affidarsi a fonti tecniche credibili.
fare ciascuno la propria parte per evitare di aiutare la diffusione del virus: seguendo le indicazioni che arrivano dalle Istituzioni e lavorando tutti assieme per abbassare l’onda che ci sta già colpendo. Solo in questo modo riusciremo a spalmare i casi che necessitano di cure intensive su di un arco di tempo più lungo, alleggerendo così la pressione sul SSN, facendogli guadagnare il tempo necessario ad innalzare la linea rossa, per tenerci tutti al sicuro.
Il Presidente ANBI, Davide Ederle, sottolinea: “in questa fase è assolutamente essenziale affidarsi agli esperti e alle indicazioni del Ministero della Salute, anche per evitare di adottare comportamenti errati, che non solo non hanno l’effetto di bloccare il virus, ma anzi rischiano addirittura di favorire la sua diffusione. Ad esempio girano diversi messaggi che riportano che il virus possa essere ucciso con bagni caldi o freddi o altri comportamenti che non hanno alcuna base scientifica. Evitiamo di seguirli e anzi attivamente invitiamo chi li fa girare a non diffonderli”