L’intervento
Rimini giovani democratici
La Federazione dei Giovani Democratici della Provincia di Rimini accoglie l’appello che da dentro il Partito Democratico è stato lanciato dagli eurodeputati Pierfrancesco Majorino e Pietro Bartolo, insieme alla neoeletta consigliera regionale Elly Schlein.
Dal sito di Majorino si legge: “In Italia e in Europa c’è bisogno di una svolta radicale in materia di politiche di immigrazione.
Per questo rivolgiamo al governo un appello preciso: ci si faccia carico di scelte più nette rispetto a quelle operate fin qui.”
Come Giovani Democratici vogliamo impegnarci pubblicamente e rivendicare per la sinistra un tema troppe volte dimenticato, o peggio ancora strumentalizzato, nel dibattito pubblico.
Dobbiamo trovare il coraggio di rendere quello dell’immigrazione non un tema debole, ma un orgoglio per le forze progressiste e democratiche. Puntiamo davvero sui progetti di inclusione e integrazione, sulla totale cancellazione dei due “decreti sicurezza”, i quali includono norme odiose che limitano anche le libertà individuali dei comuni cittadini, come il blocco stradale ripenalizzato dopo vent’anni.
La Politica con la P maiuscola non dovrebbe lasciare nessuno indietro, optando per il potenziamento dell’accoglienza diffusa, il rilancio di SPRAR ed il sostegno al soccorso in mare.
La nuova gestione dei flussi migratori deve imporsi contro qualsiasi tipo di illegalità e chiediamo l’annullamento del memorandum con la Libia, in cui la situazione non garantisce il rispetto dei diritti fondamentali. In particolare, è necessario cancellare l’aberrazione dei campi di detenzione.
Bisogna sovvertire l’egemonia dello scontro tra l’ultimo e il penultimo, puntando su provvedimenti concreti che tutelino sviluppo economico ed inclusione sociale allo stesso modo.
Deve inoltre vincere la logica della comune responsabilità nella gestione dei processi di accoglienza, approvando la Riforma dei Trattati di Dublino, senza lasciare l’Italia sola, ma rimanendo baluardo di civiltà e rispetto dei diritti umani.
Si tratta prima di tutto di lanciare un segnale, di segnare un cambio di passo, di promuovere un’ecologia lessicale nel trattare questi argomenti.
In conclusione, serve una nuova legge sulla cittadinanza “che cancelli l’odiosa differenza tra bambini che nascono e crescono in questo Paese e che devono essere sempre riconosciuti come italiani.”
Serve dunque un piano che vada di pari passo con l’integrazione e le azioni concrete, associando cultura e cittadinanza, come con lo ius culturae.
Nulla di più, nulla di meno. Sono ormai tempi maturi, le persone non credono più a chi semina odio e malcostume, ne abbiamo avuto la prova il 26 gennaio.
Avanti con coraggio.
Dal sito di Majorino si legge: “In Italia e in Europa c’è bisogno di una svolta radicale in materia di politiche di immigrazione.
Per questo rivolgiamo al governo un appello preciso: ci si faccia carico di scelte più nette rispetto a quelle operate fin qui.”
Come Giovani Democratici vogliamo impegnarci pubblicamente e rivendicare per la sinistra un tema troppe volte dimenticato, o peggio ancora strumentalizzato, nel dibattito pubblico.
Dobbiamo trovare il coraggio di rendere quello dell’immigrazione non un tema debole, ma un orgoglio per le forze progressiste e democratiche. Puntiamo davvero sui progetti di inclusione e integrazione, sulla totale cancellazione dei due “decreti sicurezza”, i quali includono norme odiose che limitano anche le libertà individuali dei comuni cittadini, come il blocco stradale ripenalizzato dopo vent’anni.
La Politica con la P maiuscola non dovrebbe lasciare nessuno indietro, optando per il potenziamento dell’accoglienza diffusa, il rilancio di SPRAR ed il sostegno al soccorso in mare.
La nuova gestione dei flussi migratori deve imporsi contro qualsiasi tipo di illegalità e chiediamo l’annullamento del memorandum con la Libia, in cui la situazione non garantisce il rispetto dei diritti fondamentali. In particolare, è necessario cancellare l’aberrazione dei campi di detenzione.
Bisogna sovvertire l’egemonia dello scontro tra l’ultimo e il penultimo, puntando su provvedimenti concreti che tutelino sviluppo economico ed inclusione sociale allo stesso modo.
Deve inoltre vincere la logica della comune responsabilità nella gestione dei processi di accoglienza, approvando la Riforma dei Trattati di Dublino, senza lasciare l’Italia sola, ma rimanendo baluardo di civiltà e rispetto dei diritti umani.
Si tratta prima di tutto di lanciare un segnale, di segnare un cambio di passo, di promuovere un’ecologia lessicale nel trattare questi argomenti.
In conclusione, serve una nuova legge sulla cittadinanza “che cancelli l’odiosa differenza tra bambini che nascono e crescono in questo Paese e che devono essere sempre riconosciuti come italiani.”
Serve dunque un piano che vada di pari passo con l’integrazione e le azioni concrete, associando cultura e cittadinanza, come con lo ius culturae.
Nulla di più, nulla di meno. Sono ormai tempi maturi, le persone non credono più a chi semina odio e malcostume, ne abbiamo avuto la prova il 26 gennaio.
Avanti con coraggio.