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Home Economia

Rimini. Massimiliano Passante: “L’abbigliamento è stato dimenticato dal decreto ristori”

Redazione di Redazione
8 Novembre 2020
in Economia, Rimini
Tempo di lettura : 3 minuti necessari
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Massimiliano Passante

 

Massimiliano Passante: “L’abbigliamento è stato dimenticato dal decreto ristori”.

Il brand riminese Olé tratteggia le preoccupanti prospettive del settore moda: “Senza occasioni di socialità la gente non compra più vestiti. Negli ultimi giorni in Romagna vendute solo mascherine, felpe e tute, segno inequivocabile che sta tornando l’outfit da lockdown

“Nel decreto ristoro – chissà perché? – nessuno ha pensato al settore dell’abbigliamento. Eppure anche noi, dopo l’entrata in vigore del nuovo dpcm, abbiamo subìto un calo verticale dei fatturati. Da quando la sera non si può più uscire, infatti, la gente ha smesso di acquistare capi d’abbigliamento. Il rischio è che si torni all’outfit da lockdown: tute, felpe e pigiamoni!”.

Sono parole di Massimiliano Passante, amministratore delegato di Olé, celebre marchio di street-wear con sede a Rimini e Milano. Il suo è un accorato appello alle istituzioni affinché non abbandonino il mondo della moda sempre più minacciato dall’emergenza pandemica: “I negozi possono restare aperti – spiega Passante – ma se si riducono i momenti di socialità, la domanda nel settore abbigliamento inevitabilmente crolla. E’ come chiudere gli impianti sciistici e lasciare aperti i negozi di sci. Chi potrà mai acquistarli? Da lunedì scorso, ad esempio, da quando cioè è entrato in vigore l’ultimo decreto che ha imposto la chiusura di pub e ristoranti alle 18, nei nostri punti vendita di Riccione gli incassi sono precipitati. Del resto se non si può più uscire la sera, per quale ragione la gente dovrebbe rinnovare periodicamente il proprio guardaroba?”.

Una situazione di grave disagio che mette a rischio migliaia di posti di lavoro e che ha un unico beneficiario, quello delle grandi piattaforme online: “In questi periodi – spiega Passante – lo shopping su amazon cresce a ritmi esponenziali e, paradossalmente, sono i grandi colossi del web che, in uno scenario di lockdown, ci guadagnano di più. L’abbigliamento si è sempre difeso da questa tipologia di competitor perché, prima di acquistare un capo, quasi sempre la gente lo vuole provare, ma in questa situazione, il rischio di perdere ulteriori fette di mercato è più concreto che mai”.

Il problema più stringente, però, è quello della programmazione perché una nuova collezione non si improvvisa da un mese all’altro: “Il Covid sta demolendo, giorno dopo giorno, l’intera filiera della moda – spiega Passante – e dispiace che questo stia avvenendo tra l’indifferenza delle istituzioni che, per il nostro settore, non hanno previsto alcun indennizzo. Come se poter aprire fino alle 20 mettesse al sicuro i fatturati di negozi e boutique. Il problema, in realtà, è molto grave e purtroppo riguarda tutti, dai produttori ai grossisti fino ai piccoli negozi. Nelle vie dello shopping romagnolo, da Riccione a Rimini, da Milano Marittima ai grandi centri cittadini, le vendite hanno subito una netta contrazione. E se non si vende non ci sono ordinativi e tutto l’ingranaggio si paralizza. Il nostro brand, ad esempio, stava già lavorando alla collezione autunno-inverno 2022, ma con questi scenari pieni di incognite programmare è diventato impossibile. C’è qualche speranza per l’estate visto che, nei mesi caldi, sembra che la curva dei contagi tenda a diminuire, ma sono proiezioni troppo azzardate e dunque, prima di investire ingenti risorse in una nuova collezione, bisognerebbe avere dati un po’ più certi”.

Ma ciò che preoccupa di più il mondo dell’abbigliamento sono i radicali cambiamenti delle abitudini sociali imposti dai nuovi dpcm: senza uscite serali calano drasticamente le relazioni sociali e dunque anche la voglia di vestirsi bene: “La verità è che si va verso il look domestico della scorsa primavera – prosegue Passante – in questi giorni abbiamo venduto, al massimo, un po’ di mascherine e qualche tuta, ma nessuno più acquista un capo di tendenza se sa che non potrà mai sfoggiarlo. Del resto, non posso andare a fare la spesa con un abito di paillettes. Ecco perché l’intera filiera dell’abbigliamento dovrebbe poter contare sui ristori e gli indennizzi previsti anche per altre categorie. Perché, anche se i negozi in Romagna possono restare aperti fino alle 20, il contesto attorno a loro è radicalmente cambiato ed è ingiusto far finta di nulla”.

Dunque, in questa situazione, prevale la prudenza e, a volte, anche la sfiducia: “Dopo una grande operazione di marketing al ‘Qatar Live’ di Doha con Katy Perry, i Maron 5 e Maluma – prosegue l’Ad di Olé – quest’anno, dal 4 dicembre, avevamo in programma un evento monomarca in montagna con shooting fotografici, concorsi, testimonial vip ed occasioni mondane. Una grande iniziativa per promuovere il nostro brand e, con il supporto dei più importanti tiktoker italiani, lanciare la nostra nuova collezione. Tutti investimenti purtroppo congelati anche se qualcosa dovremo inventarci”.

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