Primo Silvestri
Primo Silvestri presenta il libro “CARIM: ascesa e caduta di una banca del territorio” (Il Ponte).
Viene presentato venerdì 9 ottobre, alle ore 17, presso la Sala del Giudizio del Museo della Città di Rimini, in via Tonini 1.
Inizialmente previsto per il 22 ottobre 2020, è stato rimandato a data da destinarsi il processo di appello contro i vertici Carim, presso il Tribunale di Bologna. Una ferita, la clamorosa caduta della principale banca locale, che stenta a rimarginarsi.
Una banca, lo ricordiamo, costretta a chiudere per una gestione non proprio esemplare, dopo 177 anni (era nata nel 1841) di onorato servizio. Gestione contro cui si è infranta la retorica della banca del territorio, risorsa e patrimonio di tutti, da difendere fino allo stremo.
In verità, come hanno accertato gli ispettori della Banca d’Italia e lo stesso Tribunale di Rimini, non era così. Qualcuno contava, e riceveva, più di altri. Anche se non lo meritava. Finanziamenti “relazionali” più che di merito (creditizio), li ha definiti il procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco.
Siccome i soldi non escono dalle banche da soli, qualcuno, al vertice di Carim, consentiva. O quanto meno lasciava correre. Operazioni che avvenivano in un contesto di gravi carenze di gestione e di porte girevoli che funzionavano a pieno ritmo, dove non era infrequente che controllati e controllori si scambiassero di posto.
Vertice che nel bilancio 2009 si era presentato all’assemblea dei soci vantando addirittura un raddoppio degli utili d’esercizio, cha da un anno all’altro salivano da 8 a 18 milioni di euro. In tempo di piena crisi finanziaria internazionale un risultato a dir poco eccezionale. Tante banche fallivano, Carim raddoppiava gli utili. Di cui ben 8 milioni di euro distribuiti tra i soci azionisti, compreso la Fondazione Carim, che all’epoca deteneva il 70 per cento delle quote.
Purtroppo questo bilancio non era veritiero. Gli utili non c’erano, mentre abbondavano le perdite: 137 milioni le sofferenze nette in luogo dei 50 milioni messi a bilancio. Tanto che il tanto declamato utile, di li a poco si tramuterà in una perdita di 30 milioni di euro.
A svelarlo è stata l’ispezione della Banca d’Italia, della primavera 2010, che si è conclusa con lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e di controllo della Banca Carim per “ gravi irregolarità nell’amministrazione e violazioni normative, gravi perdite patrimoniali nonché per gravi inadempienze nell’esercizio dell’attività di direzione e coordinamento del gruppo bancario”.
Carim è stata commissariata fino all’autunno del 2012. Oggi suscita un sorriso amaro, dopo i capi d’accusa della Banca d’Italia, leggere nel bilancio 2009 espressioni del tipo: “Anche per questo esercizio Banca Carim si conferma ancora una volta una banca solida per il profilo di rischio, liquidità e patrimonializzazione”.
Come è andata a finire è cosa nota. Carim, dopo aver tentato disperatamente di salvarsi, mettendo in campo aumenti di capitale a ripetizione per coprire i buchi, alla fine ha dovuto cedere passando arma e bagagli, tecnicamente “incorporazione per fusione” a Crédit Agricole. Le azioni Carim che un tempo valevano 21 euro crollano al prezzo “congruo”, secondo il perito del Tribunale delle imprese di Bologna, di 0,194 euro. Nel famoso concambio, mille azioni Carim sono scambiate con appena 32 azioni Crédit Agricole. La differenza salta agli occhi. Per molti azionisti una svendita, ma la verità è che Carim, e con lei la Fondazione, che ha accolto senza colpo ferire questa valutazione, era decotta e non aveva nessun potere contrattuale. Il rischio era il fallimento.
Nel febbraio 2018 viene approvato il progetto di fusione, che si conclude nel settembre dello stesso anno, quando la Carim cessa di esistere.
Purtroppo le conseguenze, oggi, ricadono su tutti, a cominciare dagli ex azionisti, più di 7 mila, che si sono visti quasi azzerare il valore delle loro quote. Per continuare con la scomparsa di Eticredito, confluita in Carim in una operazione che avrebbe dovuto rafforzare entrambi, ma che, al contrario, ne ha decretato la fine, dopo aver versato inutilmente tutto il suo capitale.
Infine il territorio, dove le erogazione della Fondazione Carim sono crollate da 3,4 milioni di euro del 2010 a poco più di 200 mila euro di oggi. Qualcosa in più con apporti di Crèdit Agricole.
I vertici Carim, 23 ex amministratori, vengono portati in Tribunale e processati per diversi reati legati alle loro funzioni. Ma alla fine, con sentenza emessa nel febbraio 2018, a quasi dieci anni dalla scoperta dei fatti, vengono tutti assolti perché “i fatti non sussistono”. In realtà dal falso in bilancio si sono salvati solo grazie alla prescrizione.
I fatti non sussistono non perché la banca stia ancora in piedi, ma semplicemente perché la legge prevede la non punibilità per errori di bilancio che restano sotto una certa soglia. Che secondo il Tribunale non è stata superata. In verità, sostengono molti addetti ai lavori, per come è configurata la legge è quasi impossibile da superare. Resta il fatto, incontrovertibile, che la Carim non c’è più.
Contro l’assoluzione il Pubblico Ministero ha presentato Appello al Tribunale di Bologna. Ma, come abbiamo visto, il processo è stato rinviato.
Nel frattempo, però, è successo qualcosa. Perché l’Assemblea Ordinaria dei Soci di Crédit Agricole, del 28 aprile 2020, ha messo all’ordine del giorno e approvato la proposta per una “Transazione dell’azione di responsabilità a carico di esponenti di società incorporata”, cioè dei vertici Carim, “tenuto conto dei diversi inviti del Giudice della causa di addivenire ad una chiusura conciliativa della vertenza, le parti hanno avviato una trattativa a seguito della quale le Compagnie Assicurative (chiamate in causa dagli ex dirigenti)… hanno formulato una proposta transattiva condizionata all’approvazione dell’Assemblea che prevede:
– il pagamento a favore della Banca di un importo complessivo pari a circa il 60% della voce danno relativa agli utili distribuiti (si stima una cifra intorno a 5-8 milioni di euro NDR);
-la rinuncia da parte della Banca ad ogni pretesa fatta valere con l’azione di responsabilità”.
Un riconoscimento implicito che una qualche responsabilità gli ex vertici Carim ce l’avevano.