Lettera di Davide Frisoni, consigliere comunale
Come noto, gli arenili che ricadono su area demaniale possono essere dati in concessione da parte del Comune, organo investito dei poteri di amministrazione del bene di proprietà dell’Agenzia del Demanio. Negli anni passati, le concessioni, una volte rilasciate, potevano rimanere per un periodo di tempo indefinito nelle mani del concessionario in ragione del c.d. diritto di insistenza (che permetteva al concessionario di avere il rinnovo della concessione a semplice richiesta) e poi anche del rinnovo automatico previsto da una legge introdotta nei primi anni 2000. Tanto la prima che la seconda misura normativa si è scontrata però con le disposizioni previste dalla direttiva UE relativa ai servizi 123/2006, c.d. Bolkestein. In ragione di questa previsione, laddove, come nel demanio, il numero dei beni sia limitato per natura, occorre prevedere, nell’interesse della trasparenza, concorrenza e più in generale della collettività, un sistema che garantisca l’accesso a chiunque nella gestione di tali beni. Per tali motivi, le concessioni con finalità turistico-ricreativa, o meglio la normativa che le riguarda, è finita da diverso tempo a questa parte nell’occhio del ciclone perché in contrasto con i dettami della normativa europea.
L’Italia ha reagito ai richiami dell’Unione Europea nella maniera peggiore: non facendo nulla.
Si era cercato con una legge delega di intervenire sul punto; il Governo dell’epoca, oramai a fine mandato però, non è riuscito nell’intento di completare l’opera con il decreto delegato che avrebbe dovuto adottare.
Così si è andati avanti con sterili rinvii e proroghe generalizzate della durata delle concessioni che sono state puntualmente tacciate di illegittimità dalla giurisprudenza e disapplicate.
E’ necessario pertanto oggi, a fronte dell’ennesima procedura di infrazione aperta a livello comunitario contro l’ultima legge che consentirebbe la proroga al 2033 delle concessioni esistenti, che il Parlamento Italiano prenda in mano la situazione per cercare di trovare una soluzione senza ulteriori rinvii.
Il Comune, ovviamente, non è in grado da solo di legiferare sul punto (per quanto potrebbe astrattamente mettere a gara le concessioni, dichiarando le esistenti scadute. Ma sarebbe ovviamente un’azione che nessun amministratore accorto farebbe mai; tanto più che la materia dovrebbe avere a mio modo di vedere una regia unica a livello nazionale per uniformare la materia).
Quindi che fare?
A mio modo di vedere, il Comune dovrebbe:
– agire magari in sede di ANCI per sensibilizzare la questione e creare un tavolo permanente di studio della materia;
– compulsare la Regione per cercare di portare la questione sul tavolo della conferenza Stato-Regioni.
Nel frattempo, ovviamente, il Comune deve gestire il Demanio e le Concessioni nella maniera migliore possibile:
– la spiaggia deve essere trattata come spiaggia, favorendo le funzioni tradizionali e canoniche senza derive “danzanti” che oltretutto attirano le ire dei locali da ballo da sempre ostili a quelli che “rubano il mestiere” senza avere le concessioni del caso. Per intenderci: sì a chiringuito e aperitivi con musica, ma fino all’ora di cena;
– no alla cementificazione selvaggia, sì ai lavori rapidi e concordati. Cosa vuol dire? Nessuno può procedere autonomamente e installare quello che vuole sul demanio. Occorrono però tempi rapidi per le autorizzazioni e soprattutto certezza. Certezza nel sapere cosa si può fare (a livello di strutture, di materiali ecc…) e cosa invece è vietato. In questo senso è d’obbligo fare un tavolo permanente con Procura, Comune e Sovrintendenza e stilare con loro delle linee guida e best practices. Questo per dare certezze e fare chiarezza. E soprattutto per evitare sequestri preventivi in piena estate come già accaduto.
– spiagge libere attrezzate al meglio, potenziando e modernizzando i servizi oggi presenti;
– potenziare i controlli serali e notturni soprattutto nelle zone meno centrali per evitare delinquenza e danneggiamenti.
Poi, se si vuole dare respiro ai concessionari oggi presenti e consentire uno spiraglio per avere qualche anno in più di concessione: perché non ipotizzare una pianificazione degli investimenti per riqualificare il proprio stabilimento con attrezzature per una sostenibilità ambientale e l’accessibilità, con certificazioni di qualità o un rifacimento del lungomare e degli arredi con oneri a carico (anche parzialmente) dei concessionari? Così facendo, si giustificherebbe un prolungamento della concessione per consentire di ammortizzare l’investimento