Gianfranco Vanzini
Cattolica. (2). L’avventura della vita: nasciamo e viviamo in relazione
La relazione è costitutiva del nostro essere, sin dall’origine. Ed è trinitaria: due persone che diventano una “cosa sola”, generano una terza persona, che è nello stesso tempo la “somma” dei genitori, ma anche qualcosa di nuovo e di diverso, anche geneticamente-materialmente parlando.
L’embrione che si annida nell’utero materno infatti “è un individuo che è biologicamente estraneo”: geneticamente infatti è diverso dalla madre, posto che la metà dei geni gli vengono dal padre. E’ un individuo geneticamente diverso, un estraneo, “ma non viene rigettato”, come invece accade per tutti gli altri corpi estranei.
Autonomo geneticamente – la sua costruzione è autonoma e guidata da una legge intrinseca che stabilisce l’esecuzione di un piano ben definito dal primo istante – l’embrione umano rimane dipendente dalla madre per il nutrimento e mantiene con lei, dal primo giorno e per tutti i nove mesi, una relazione simbiotica di tipo biochimico e psichico: lontano dall’essere un ospite inerte, il feto svolge un ruolo attivo nell’andamento della gravidanza, controlla vari aspetti del suo sviluppo ed è capace ci rispondere a vari stimoli uditivi, visivi e tattili provenienti dal mondo esterno. Alcuni psicologi parlano di “personalità” del feto prima della nascita.
(Continua)