Silvia Benelli
di Daniela Ruggeri
Silvia Benelli, la magia di fare sartoria
Un angolo d’élite, quello di via Platani, il tipico salotto buono dove è possibile respirare l’emozione estetica dei mestieri di una volta.
Nell’era della globalizzazione la sarta Silvia Benelli va controcorrente e confeziona vestiti su misura, tessuti svolazzanti leggeri come ali di farfalla, fibre, fantasie e modelli che parlano di noi, della nostra cultura e tradizione.
”Da sempre ho respirato il profumo delle stoffe, fin da piccola vedevo mia nonna e mia mamma che tagliavano, cucivano, sceglievano il modello giusto, che stesse bene alla persona, nascondendo i difetti ed esaltando i pregi”. Così esordisce Silvia dell’atelier ”Abiti Les Chances”. “Io ho iniziato – continua Silvia – a fare pratica con i vestiti che confezionavo alle bambole, un po’ come fanno tutte le bambine, presumo, poi però questa passione si è tradotta in studio e lavoro. Ago, filo, puntaspilli, il metro da sarta, il filo da imbastire, e tutti gli attrezzi del mestiere, fanno della mia mini sartoria un posto magico, in cui mi ritrovo. Diciamo che posso spaziare nell’arte”.
Nella mente di tutti c’è quella famosa Cenerentola dove il vestito diventa il mezzo per accedere ad un gradino sociale più elevato. Cosa è cambiato oggi?
”L’abito da sempre, rappresenta anche un mezzo per dare identità ad un certo ceto di appartenenza. Esiste l’abito di gala, l’abito degli eroi, l’abito sportivo, e tanto altro. Io quando penso ad un vestito creato da me, lo immagino come un percorso, un viaggio che quell’abito farà, addosso a chi lo porterà. Oggi, però, bisognerebbe anche pensare a fare del bene al nostro pianeta e diventare sostenibili, così, naturalmente il mio mestiere è anche quello di trasformare, riparare, riadattare modificare il nostro guardaroba per goderne in modo diverso. Dato che attraversiamo diverse fasi della vita, così anche il vecchio abito che parlava di noi, potrebbe essere diventato inadeguato, per cui è importante vestirsi di nuove idee, con abiti vecchi, e, ciò, nell’epoca dell’usa e getta, diventa un gesto rivoluzionario”, dice Silvia Benelli.
Che ruolo ha nella sua vita l’abito?
”Sono sempre stata affascinata dalla sartoria, perché ogni pezzo che si crea racconta una storia. Ad esempio, gli abiti griffati inaccessibili ai più, si possono ricreare per cui psicologicamente diventa importante anche non rinunciare a ciò che piace e fa felici. L’abito sartoriale, rispetto a quello industriale dozzinale, costa un po’ di più e, sicuramente, ha dei tempi di attesa maggiori, non lo si può avere subito disponibile, ma sicuramente sarà un prodotto più curato e più esclusivo proprio perché ‘tuo’. Poi mi piace vedere l’espressione della cliente, quando indossa l’abito dei suoi sogni. E’ veramente impagabile”, dice la sarta de ”Les Chances”.
Motivo d’orgoglio di Silvia Benelli è anche poter accontentare i gusti di tutti quegli uomini che vestono con estro e che le danno ”filo da torcere” quando si tratta di adattare un capo alla corporatura maschile, ma Silvia la coglie come sfida e finora c’è sempre riuscita.
Ed è proprio qui, in questo piccolo laboratorio artigianale, che si ”intessono discorsi” anche sul futuro del commercio misanese, che purtroppo vive due realtà molto diverse: una invernale intrisa di vecchie abitudini, quelle del tenere le attività chiuse, e, una estiva degna delle grandi città.