Giorgio Girelli
di Giorgio Girelli *
Quando Togliatti nel 1944 fece ritorno in Italia, alcuni dirigenti del PCI chiesero di
porre subito la questione istituzionale per passare senza indugio dalla monarchia alla
Repubblica. Specie in quel periodo, si può immaginare quali fossero le …”affinità” tra
comunisti e monarchia, complice e facilitatrice dei misfatti del fascismo. Eppure
Togliatti pose in primo luogo il perseguimento dell’obiettivo principale, la cacciata dei
nazisti dall’Italia da raggiungere tutti insieme. Poi si sarebbe parlato di Repubblica.
Ebbene, a fronte del nemico attuale, pandemia e crisi socio-economica, è dovuto
scendere in campo direttamente il capo dello Stato con un richiamo alto e
drammatico sulla necessità di un impegno unitario delle forze politiche (“un
governo che non deve identificarsi con alcuna formula politica ”) nella lotta al
“nemico” incombente. Le quali, di fronte a tanto pericolosa emergenza, avrebbero
dovuto arrivarci anche da sole se avessero saputo conservare, come oggi suol dirsi,
alla “politica” un ruolo dignitoso. Che molti, esagerando, danno per morta. Non sarà
così. Ma una bella figura non c’è stata. E sembra molto riduttivo, se non strumentale,
prendersela con Renzi. Di cui non mi erigo ad avvocato difensore (il fiorentino
peraltro non ne avverte alcun bisogno), ma neppure mi nascondo quanto sia
riduttivo “coprire” l’inerzia con la condanna del suo movimentismo. Non va
trascurato che questo presidente della Repubblica ha rispettato parlamento e forze
politiche in modo assoluto, mai interferendo, anche allorquando il ricorso alla “forza
normativa del fatto” da parte del presidente del consiglio ha esondato dai limiti
ragionevolmente accettabili. Si è adoperato in ogni modo (fino ad attirarsi qualche
rilievo) perché il parlamento (la cui rappresentatività peraltro è di fatto assai
depotenziata ) desse vita ai due governi Conte; perché, con paziente insistenza, si
arrivasse anche al terzo. E dinanzi alla sua accorata sollecitazione c’era da aspettarsi
che tutti o quasi, diciamo così, …scattassero sugli attenti per il bene del paese.
Sono emersi invece, distinguo, perplessità, condizionamenti, se non palesi
contrarietà dinanzi al compito affidato a Draghi. Pare cioè che la logica miope delle
contrapposizioni e della ricerca del consenso elettorale (molto supposto a questo
punto) prevalga sul bene comune, primo obiettivo di una “politica” sana. Ma se non
c’è ravvedimento, assisteremo, al momento del voto, a qualche sorpresa a fronte di
certe attese.
*Coordinatore Centro Sudi Sociali “A.De Gasperi”