“Sul sentiero del Rio M WWF RIMINIelo” Anche noi del WWF, come le centinaia, forse migliaia di persone che si sono riversate lungo il sentiero del “Rio Melo” in questo inizio di primavera, complici le restrizioni pandemiche e il tam-tam dei social, ci siamo recati sul posto per renderci conto dello stato di fatto. Premettiamo che il WWF Rimini si batte da decenni per la qualità ambientale dei corsi d’acqua. Le nostre precisazioni sono doverose e sentite, e tendono a favorire un salto di qualità nel rapporto di ognuno con l’ambiente, aldilà delle contingenze sanitarie. Fin dalla sua fondazione il WWF ha sempre svolto una intensa attività escursionistica ed educativa utilizzando i sentieri e considera in genere positiva la creazione di percorsi pedonali e ciclabili lungo i corsi d’acqua, se e quando rispettosi degli ambienti e delle proprietà attraversate. La loro realizzazione deve però seguire precisi criteri di forma e di sostanza. Siamo a conoscenza da anni della realizzazione del Sentiero del Rio Melo da parte del comune di Riccione. Il prolungamento del sentiero nel comune di Coriano, nei termini improvvisati, soggettivi e discutibili in cui è avvenuto, costituisce una novità che ha pochi precedenti, aspetto che ci ha spinti a presentare il nostro punto di vista nei termini che seguono.
1. La denominazione “Sentiero del Rio Melo” è errata in quanto il tracciato, dalla confluenza all’altezza della ex fornace di via Murano, segue il Rio Besanigo e non il Rio Melo.
2. La realizzazione di una pista ciclopedonale in aree sensibili come quelle fluviali e agricole, caratterizzanti gran parte del tracciato Riccione-Coriano non può essere lasciata alla improvvisazione e all’entusiastico impegno di volontari. Sono evidenti i danni apportati dall’apertura del sentiero nel pieno delle coltivazioni, così come mascherine e rifiuti abbandonati dagli utenti già scandiscono il cammino.
3. Un intervento impattante sull’ambiente fluviale e sulle coltivazioni deve seguire una precisa prassi, di fatto del tutto ignorata, che include nell’ordine studi preliminari, accordi con i proprietari dei terreni e progettazione esecutiva.
4. Nello studio preliminare devono essere coinvolti naturalisti qualificati, botanici, zoologi e agronomi in particolare, che indirizzino correttamente e con l’impatto minore possibile l’andamento del tracciato. Il consenso dei proprietari, del tutto ignorati, è determinante, in quanto gran parte del percorso in comune di Coriano si sviluppa su terreni privati, i quali si spingono fino al ciglio di sponda. La fascia demaniale interessa il solo profilo alveale.
5. Il tracciato ha coinvolto l’ Area di riequilibrio ecologico Rio Melo deliberata dalla Provincia nel 2011, senza alcun accordo formale e sostanziale con gli enti interessati.
6. L’entusiasmo dei promotori del sentiero si è concretizzato in una azione legalmente impugnabile e in gravi errori pratici. Gran parte del tracciato a monte dell’autostrada verrà ricoperto dalle acque di piena, trasformando il sentiero in una fascia fangosa impraticabile. L’esposizione alle piene dei sentieri costruiti in aree di esondazione costituiscono un fattore negativo determinante per la loro realizzazione, osteggiata per questo motivo in primo luogo dall’Autorità di bacino. I ponticelli di attraversamento del Rio Besanigo e dei fossati, non autorizzati come gran parte del tracciato, saranno inevitabilmente travolti dalle prossime piene in quanto a ridosso dell’alveo, se non preventivamente rimossi dalla Autorità di bacino come ostacolo al deflusso delle acque. Sono stati talvolta utilizzati materiali di risulta non compatibili con le caratteristiche dell’ambiente. Sono questi alcuni motivi per cui di norma i sentieri pedonali non vengono realizzati a ridosso dei piccoli corpi idrici di pianura, preferendo le testate degli argini o la rete di carraie pubbliche quando esistenti. 7. Il merito che dobbiamo riconoscere al percorso è che consente di toccare con mano lo stato reale dell’ambiente del corso d’acqua e delle adiacenze. Che le acque del Rio Melo non godano di ottima salute è sotto gli occhi di chiunque. Abbiamo riscontrato scarichi fognari, abbondanti rifiuti tra i quali detriti e macerie che tappezzano ampi tratti di alveo, pneumatici, plastiche di varia natura, lastre di eternit, carcasse di animali domestici. Il percorso sfiora abusi edilizi di varia entità e manufatti improvvisati in rovina con funzioni indefinibili, cataste di alberature abbattute e avanzi vegetali di risulta. Altro dato che emerge è l’assoluta libertà di gestione delle rive fluviali da parte dei proprietari terrieri i quali in alcuni casi spingono le colture fin sull’alveo eliminando ogni forma di vegetazione, lasciando via libera all’erosione delle sponde. Accanto al coro degli apprezzamenti per l’accessibilità a un entroterra così attraente e verdeggiante, avremmo visto con grande favore se fossero stati apertamente sollevati i veri problemi ambientali del corso d’acqua, con la richiesta di precisi impegni nei confronti degli enti competenti per affrontare e risolvere gli annosi problemi ambientali tanto evidenti quanto ignorati.