Adl Cobas: “Accesso ad un alloggio dignitoso e a prezzi abbordabili per tutti”
Nella mattinata di oggi e domani azioni coordinate a Rimini e Bologna degli Sportelli autogestiti per il diritto all’abitare di ADL Cobas. Proprio oggi, infatti, al Parlamento europeo viene votata una relazione sull’“accesso ad un alloggio dignitoso e a prezzi abbordabili per tutti” dove si sottolinea che “poiché la disponibilità di un alloggio è la pietra angolare della lotta contro il Covid-19, è diventato ancora più chiaro che il diritto fondamentale a vivere in una casa economica, adeguata e sana con accesso a servizi, negozi e spazi all’aperto dovrebbe essere garantito a tutti”.
In un’emergenza che pare essere diventata normalità, che già era fatta di eccezionalità, di emergenzialità, di provvisorietà delle risposte, il tema della precarietà abitativa e della necessità di mettere a punto politiche abitative degne di questo nome sembra ricadere nel dimenticatoio. Eppure non è più rimandabile.
“Solo il 4% della popolazione italiana ha accesso ad un alloggio con affitto calmierato, mentre il tasso di deprivazione abitativa si mantiene sull’11%, contro una media UE del 5,6%. E sono almeno 700.000 le persone che dormono in strada ogni notte nell’UE, il 70% in più rispetto a dieci anni fa. Un problema a cui i governi hanno dato risposte frammentate, perlopiù sotto forma di incentivi ad attori privati e sussidi. Questi ultimi in particolare tra il 2009 e il 2015 sono cresciuti da 54,5 miliardi di euro a 80,8 miliardi di euro. Benchè utili, spiegano gli autori del rapporto, tali misure non dovrebbero distogliere i governi dall’affrontare il problema in modo strutturale: ciò consentirebbe anche risparmi significativi sul lungo periodo”. Ad affermarlo è “The State of Housing in the EU”, il rapporto biennale curato dall’Housing Europe Observatory, che fotografa la condizione abitativa in Europa. Ed è esattamente quello che abbiamo osservato in questi anni e negli ultimi mesi presso i nostri Sportelli Casa o agli Sportelli d’ascolto e che esprimiamo ogni qualvolta chiediamo risposte reali e concrete a questi bisogni, non dettate dalla precarietà e dalla provvisorietà (il pagamento di 3 mesi di residence a chi è stato sfrattato o l’apertura del piano freddo per i soli mesi invernali). Ci aggiungiamo che il problema dell’abitare ha tante radici differenti e che necessita di risposte molteplici, su più livelli, non omogenee.
Con il Recovery Plan ci sarà un’iniezione di liquidità mai vista dai tempi del piano Marshall. Iniziamo ad utilizzare questi finanziamenti per implementare l’edilizia residenziale pubblica, ferma al palo da decenni, a causa della mancanza di finanziamenti, di problemi nella manutenzione e gestione degli alloggi e oggetto di una dismissione avviata negli anni ’90 che ha prodotto una fotografia imbarazzante: circa 700.000 sono gli alloggi pubblici presenti in Italia, mentre le richieste, già approvate, nelle liste di attesa municipali sono 650.000; il che significa che il numero degli iscritti alle liste è quasi pari al numero di alloggi esistenti.
Iniziamo a calmierare il mercato immobiliare privato, oggi sempre più inaccessibile con affitti che pesano per oltre il 40% sugli stipendi, richieste di garanzie che ad esserne in possesso si sceglierebbe di diventare proprietari più che affittuari, con i centri storici delle grandi città trasformati nel cuore pulsante del nuovo modello di accumulazione basato sulla rendita immobiliare.
Da tempo chiediamo che le Istituzioni, a partire da quelle locali come il Comune, si pongano come soggetti mediatori tra inquilini in difficoltà e proprietari, affinché la casa non sia più un privilegio e veicolo per l’accumulo di ricchezza. Che vi sia un nuovo piano sociale straordinario per l’edilizia pubblica (tra quanto quello promesso in campagna elettorale dal presidente Bonaccini?). Che le persone non vengano lasciate a dover scegliere tra il portare qualcosa in tavola, garantirsi il gas per il riscaldamento o pagare l’affitto per evitare lo sfratto.
In questo quadro ci pare davvero il minimo la decisione del governo di rinnovare fino al 30 giugno il blocco dell’esecuzione degli sfratti (per giunta solo quelli per morosità incolpevole che indubbiamente rappresentano la maggior parte delle intimazioni di sfratto ma nemmeno le sole legate al Covid). Occorre invece pensare ad interventi che inizino a curare il problema alla base, pensando ad esempio a finanziamenti importanti che vadano ad annullare i debiti contratti in questi mesi da migliaia di singoli e famiglie a causa della perdita del lavoro.
Proprio oggi, al Parlamento europeo viene votata una relazione sull’“accesso ad un alloggio dignitoso e a prezzi abbordabili per tutti” dove si sottolinea che “poiché la disponibilità di un alloggio è la pietra angolare della lotta contro il Covid-19, è diventato ancora più chiaro che il diritto fondamentale a vivere in una casa economica, adeguata e sana con accesso a servizi, negozi e spazi all’aperto dovrebbe essere garantito a tutti”. Ad oggi questi restano però solo eccellenti intenti. Per questo non possiamo fermarci ma dobbiamo continuare a portare avanti azioni e pratiche tese a rivendicare Una Casa Per Tutti/e!
ADL COBAS EMILIA-ROMAGNA.
Sportelli autogestiti per il diritto all’abitare Bologna&Rimini