Al sindaco Daniele Morelli
All’assessore alla Scuola, ai Servizi educativi, al Volontariato vice-sindaco Michela Bertuccioli
Oggetto: nuovo bando del servizio educativo scolastico
Gentilissimi,
la difficile situazione pandemica, che viviamo da quasi un anno, ci spinge come cittadine,
mamme e lavoratrici della scuola di San Giovanni in Marignano ad interrogarci sul futuro del
nostro lavoro e più in generale delle istituzioni scolastiche. Il distanziamento sociale e il rischio
di diffusione del virus hanno imposto alle nostre vite regole nuove e anche il contesto scolastico è
stato ripensato, e in parte riprogettato, per assicurare il diritto allo studio a tutti i bambini e le
bambine, ai ragazzi e alle ragazze del nostro Comune. Gli spazi scolastici, come aule e mensa,
sono stati riadattati per consentire il distanziamento necessario a mantenere le attività scolastiche e
l’insegnamento a sua volta ha subito importanti modifiche attraverso l’introduzione di strumenti
digitali e piattaforme utili ad assicurare una costanza di rapporto anche in caso di interruzione della
didattica in presenza.
A questo contesto, caratterizzato da importanti novità e cambiamenti, si relazionano anche i
bambini e i ragazzi con Bisogni Educativi Speciali e/o Disturbi Specifici dell’Apprendimento,
che noi educatrici seguiamo quotidianamente.
Abbiamo chiaramente capito che la progettazione educativa e didattica con soggettività fragili e
bisognose di percorsi personalizzati richiede in generale, e a maggior ragione all’interno dell’attuale
situazione, un importante lavoro d’equipe tra tutte le figure scolastiche.
In particolare il lavoro d’équipe si rende necessario durante la DaD e la DDI per la progettazione
degli interventi didattici ed educativi, ma anche per facilitare l’accesso delle famiglie a questa nuova
modalità di erogazione del servizio.
L’educatrice e l’insegnante di sostegno hanno rappresentato e continuano tuttora a rappresentare
delle figure di riferimento sia per il percorso didattico ed educativo, che per il supporto emotivo e
psicologico degli alunni e delle loro famiglie.
La collaborazione tra le figure professionali coinvolte risulta ad ogni modo fondamentale per
l’ordinario lavoro scolastico che prevede la stesura e l’aggiornamento del PEI; la programmazione,
la realizzazione e la verifica di interventi quanto più integrati con quelli educativi e didattici dei
docenti e della classe; la stimolazione di processi di socializzazione tra gli alunni e di promozione
delle autonomie; l’adattamento alla nuova regolamentazione degli spazi e delle interazioni nella
classe richiesta dalla situazione pandemica.
L’educatrice quindi svolge un ruolo complementare e tutt’altro che subalterno rispetto a
quello dei docenti di sostegno e curriculari, fondato su conoscenze e competenze specifiche.
Nell’attuale organizzazione del servizio, la presenza dell’educatrice a scuola è invece
strettamente legata alla presenza del bambino che le viene assegnato. L’assenza dell’alunno si
traduce perciò, in maniera pressoché automatica, in assenza dell’educatrice dalla classe e
dall’istituto.
Gli approcci pedagogici più avanzati ci dicono che, se da un lato ogni intervento educativo non può
che avere come primo e principale riferimento la persona che necessita di aiuto e sostegno, d’altro
canto i processi di inclusione necessitano di un lavoro di riorganizzazione dei contesti di vita e di
studio, in un’ottica di rimozione degli ostacoli all’apprendimento.
Per questo il lavoro educativo non si limita alla mera assistenza dei bambini e ragazzi disabili o
con DSA o BES, ma si spinge ben oltre e implica il prendersi cura del contesto-classe nel
tentativo di renderlo maggiormente accogliente e inclusivo, in grado di valorizzare le capacità
e le potenzialità di tutti i bambini, a partire da quelli più in difficoltà di cui si prende cura.
La figura educativa non può perciò svolgere un ruolo di mera assistenza personale, pena il
fallimento del percorso di inclusione, ma deve configurarsi sempre di più come vera e propria
figura di sistema, promotrice e facilitatrice delle relazioni tra i bambini di cui si occupa e
l’ambiente in cui sono inseriti. Tutto ciò implica un lavoro senza soluzione di continuità, fondato
sulla conoscenza profonda delle relazioni all’interno del gruppo-classe e sulla costante progettazione
e riprogettazione degli interventi in sinergia con gli insegnanti curriculari e di sostegno.
La continuità della presenza delle educatrici nel contesto scolastico andrebbe perciò
salvaguardata e lo strumento organizzativo più coerente per poterlo fare è quello
dell’educatore di plesso. Si tratta di una formula già sperimentata in altri Comuni della
provincia – Rimini e Santarcangelo di Romagna – che, mettendo le educatrici nelle condizioni
di svolgere il proprio compito nella sua pienezza e senza deleterie oscillazioni orarie, ne
rafforza il ruolo e l’efficacia.
Dove questa innovazione organizzativa e pedagogica è stata introdotta i primi risultati sono visibili:
sono presenti nel plesso figure educative di riferimento che promuovono processi inclusivi anche
attraverso la co-progettazione di interventi didattici, educativi e laboratoriali con la classe o in
piccolo gruppo, che hanno l’obiettivo di includere e valorizzare tutti.
Crediamo pertanto che la pandemia offra davvero la possibilità di ripensare la scuola non
soltanto dal punto di vista organizzativo e spaziale, ma anche da quello pedagogico ed
educativo a partire dai bisogni di chi sta vivendo con più difficoltà i cambiamenti in atto, con
l’obiettivo di porre le basi per la creazione di una condizione di benessere diffuso in cui
l’apprendimento possa diventare significativo per tutti i bambini che frequentano l’Istituto
Comprensivo di San Giovanni in Marignano.
Pensiamo che oggi sia importante costruire una scuola che sappia rispondere adeguatamente alle
diversità di ogni alunno, non soltanto a quelle dei disabili o BES; una scuola che non ponga
barriere, ma anzi valorizzi le differenze individuali e faciliti la partecipazione sociale e
l’apprendimento; una scuola che sia fattore di promozione sociale e che riesca a trasformare la
complessità delle differenze da problema a risorsa capace di indurre elementi di qualità nel contesto
scolastico.
L’educatrice in questa nuova idea di scuola è a tutti gli effetti parte del team educativo e costituisce
anch’essa una risorsa importante avendo infatti uno sguardo maggiormente legato alle relazioni e
alla sfera emotiva può fornire un reale supporto ai processi inclusivi e di apprendimento
cooperativo, in cui la diversità diventa un valore per l’intero gruppo o classe.
L’educatrice così come l’insegnante di sostegno non può più essere considerata una figura separata,
ma realmente titolare del lavoro educativo e didattico con tutti gli allievi, una figura di sistema che
ha la funzione di facilitatore dei processi inclusivi attraverso il coinvolgimento della classe in
attività di gruppo e la promozione della socializzazione con il proprio assistito; ha altresì la
funzione di osservatore e mediatore rispetto alle dinamiche relazionali e di apprendimento nel
contesto classe.
Nel 2021 il Comune dovrà predisporre un nuovo bando per l’affidamento del servizio
educativo scolastico, come cittadine, come mamme e come educatrici che lavorano da diversi
anni all’interno dell’Istituto Comprensivo di San Giovanni, chiediamo di discutere in un
percorso cittadino partecipato l’adozione anche nel nostro Comune dell’educatore di plesso, e
di sostenere la comunità educante attraverso l’investimento in percorsi di co-progettazione
formativa ed educativa che diano valore al capitale sociale del nostro Comune.
Vi porgiamo i nostri più cari saluti.
Le educatrici scolastiche di San Giovanni in M