di Silvio Di Giovanni
Davide Maria Sassoli aveva solo 65 anni ed era nel pieno della sua vita produttiva di presidente del Parlamento europeo di cui lui si era innamorato e se lo sentiva come una missione, quando la malattia lo ha stroncato nella notte dell’11 gennaio. La sua battaglia lo aveva coinvolto da alcuni anni: prima una leucemia che era riuscito a superare. Poi un’infezione polmonare, la legionella, che gli aveva provocato un indebolimento strutturale del sistema immunitario.
Era uno spirito profondamente democratico e sapeva ascoltare anche chi non lo era ed il suo stile, di non alzare mai la voce, lo denotavano come persona squisita, ma lui sapeva trarre le conclusioni e decidere le cose che producevano valori per le necessità incombenti.
Proveniva dall’area cattolica democratica; nato a Firenze, aveva assorbito l’aria che avevano seminato i personaggi come il sindaco Giorgio La Pira, lo storico Pietro Scoppola e la importante ventata che aveva lasciato don Milani, con la difesa dei più deboli.
Una brillante carriera come giornalista, poi alla Rai al Tg3 ed al Tg1; nel 2009 passò alla politica e la visse anche intensamente. Nel 2013 e seguenti con spirito di partecipazione senza mai essere presuntuoso, né invadente, ma sicuramente, fortemente volenteroso.
Il suo esordio elettorale con quattrocentomila preferenze al Seggio di Strasburgo, fu importante, perché scopriva una persona, pur esordiente, che aveva gli attributi culturali, politici e umani per entrare nel consesso europeo.
Profondo e convinto antifascista, fu una conquista del Partito democratico averlo con sé nelle sue fila. Capace di intensi e profondi rapporti con tutti e con chi rivestiva e riveste incarichi importanti: con Romano Prodi, con Sergio Mattarella, con Ursula von der Leyen, con Emmanuel Macron, con Angela Merkel, con Paolo Gentiloni, con Stefano Bonaccini, con il cardinal Matteo Zuppi e con tutti gli innumerevoli altri grandi personaggi italiani ed europei che gli stanno rendendo onore e ricordo con applausi e lacrime.
Aveva un carattere ed uno stile, per cui tutti coloro coi quali aveva contatti amavano il suo sorriso e la sua gentilezza. Tuttavia, lui sapeva percorrere le battaglie senza esitare di fronte agli ostacoli, nella convinzione di dover fare le scelte migliori nella difesa sociale dei più deboli, allorquando si trattava di argomentare in Europa.
La sua capacità di trattare e di convincere, ha dato frutti anche con gli incontri telefonici con Beppe Grillo, il cui risultato evidente fu quello di veder traghettato il Movimento 5 Stelle verso un terreno europeista, che all’inizio non lo era.
Nello scorso giugno, nel suo incontro con papa Francesco, Sassoli ebbe ad esprimersi che non si trattava di un incontro di routine, poiché erano sempre importanti e nuovi gli argomenti che potevano scaturire con il Pontefice.
La sua partecipazione giornalistica, che dopo gli anni ’80 fino alla nascita del Partito democratico, lo vede attivo, poi sarà la sua candidatura al Parlamento europeo, sollecitata e proposta da Dario Franceschini, che farà assurgere la sua passione sul progetto europeista.
Quale fu la grande eredità che si sentirà addosso, se non quella dello spirito di Ventotène, di quegli europeisti di circa 80 anni fa, al confino, sognavano e progettavano una nuova Europa?
Scaturisce, quindi, la sua coerenza sulla libertà, sulla concezione dei diritti e sulla importanza della partecipazione dei cittadini allo sviluppo dell’Europa, affinchè non si giunga ad un risultato incompleto.
Qui si manifesta tutta la sua capacità di interpretare il ruolo di presidente, con azioni e vedute e con ottimo rapporto con la Commissione e con la Ursula, con decisioni prese alla svelta, con efficienza, cui affiora il suo pragmatismo ed impegno che si riconduce comunque alle attività nel campo del sociale, che è radicato nel suo interessante animo di democratico.
Sono perfettamente d’accordo con Stefano Bonaccini, il quale afferma che la morte di David Sassoli provocherà un grande vuoto in Italia ed in Europa; e la sua Bologna non potrà far altro che piangere questa perdita, con il saluto di addio di tutta la città, di tutta la Bologna democratica, poi a Roma nella chiesa Santa Maria degli Angeli, ad ufficiare sarà il suo amico Zuppi, con il pianto dei tanti cittadini italiani ed europei.
Abbiamo perso un grande compagno, un grande italiano, un grande uomo: buono, bravo, intelligente, capace, istruito, volenteroso, onesto e pieno d’amore per il prossimo.
Alla moglie, sua compagna di vita ed ai figli, sento di dover porgere le espressioni di un profondo cordoglio, e a Te, grande compagno, voglio salutarti con i versi del grande poeta iberico Garcia Lorca:
“Vai David ….
non sentire il caldo bramito,
dormi, vola, riposa,
muore anche il mare”