Tratto da lavoce.info
DI LUCIANO MONTI, docente di Politiche dell’Unione europea alla Luiss Guido Carli e condirettore scientifico della Fondazione Bruno Visentini.
Luigi Di Maio ha annunciato che Impegno Civico, il suo nuovo partito, si batterà per allargare l’accesso dei giovani ai mutui per l’acquisto della prima casa. Ma è una scelta che non tiene conto delle loro reali necessità.
Una nuova proposta sui mutui per i giovani
Dopo la decisione del governo Draghi di fornire alcune agevolazioni per l’acquisto della prima casa alla quasi totalità degli under-36, Luigi Di Maio è tornato sul tema, proponendo mutui a tasso zero e l’eliminazione di Iva e altre tasse sui mutui per i giovani, in modo da agevolarli nell’acquisto della prima casa.
La strategia non si discosta da quella adottata dai precedenti governi, compreso quello di Mario Draghi, che hanno sempre individuato nelle difficoltà di accesso a una casa propria il principale ostacolo riscontrato dai giovani nell’intraprendere una vita autonoma. Così l’art. 1 comma 48 lett. c) della legge 27 dicembre 2013, n. 147 ha istituito presso il ministero dell’Economia e delle Finanze il Fondo di garanzia per la prima casa. Il Fondo è stato rifinanziato con il “decreto Crescita” (art. 19, Dl 30 aprile 2019 n. 34) e prevede la concessione di garanzie a prima richiesta su mutui, dell’importo massimo di 250 mila euro. Il rifinanziamento ha previsto una corsia privilegiata per i richiedenti under 35 titolari di un rapporto di lavoro atipico oppure componenti coppia coniugata o di fatto il cui nucleo sia stato costituito da almeno due anni. Il privilegio è condiviso con persone singole non coniugate, separate, divorziate ovvero vedove con figli conviventi e con conduttori di alloggi di proprietà degli istituti autonomi per le case popolari. Il governo Draghi ha poi fatto cadere il vincolo del contratto di lavoro atipico, estendendo la corsia preferenziale al Fondo anche ai trentacinquenni, e ha portato la garanzia al 100 per cento.
L’effetto degli incentivi
Gli interventi volti ad agevolare l’acquisto della prima casa da parte dei giovani risolvono davvero il fenomeno che da diversi anni vede i Millennial prolungare sempre più la loro permanenza nel nucleo familiare di origine?
Il fenomeno è rappresentato plasticamente nella Figura 1. In poco più di un decennio, la percentuale di under 35 conviventi con almeno un genitore è passata da meno del 60 a oltre il 65 per cento.
I dati indicano dunque che le maggiori agevolazioni introdotte dal 2013 per assicurare un più facile accesso alla prima casa non solo non hanno abbassato la media di coloro che si vedono costretti a rimanere presso il nucleo familiare di origine, ma non sono state in grado neppure di contrastarne l’incremento.
Come si può vedere nella Figura 2, che riproduce l’andamento di alcuni degli indicatori del dominio “housing” dell’Indice del divario generazionale curato annualmente dalla Fondazione Bruno Visentini, il problema non è tanto l’acquisto della casa, quanto l’accesso a una abitazione propria, ancorché in affitto.
Fatto 100 il 2007, nel successivo decennio l’indicatore che misura l’accessibilità alla casa di proprietà (linea verde) è migliorato di 22 punti, mentre quello sulla spesa media per affitto (linea blu) è rimasto sostanzialmente invariato. Ciò nonostante, l’indicatore che rileva la percentuale di giovani presso la famiglia di origine indicizzato (linea gialla) è peggiorato di oltre 8 punti.
Nota: l’accessibilità alla casa di proprietà è calcolata grazie al reddito mediano della popolazione fra 25 e 49 anni (dati Eurostat) rapportato all’indice prezzo delle case (dato Bce), mentre la spesa media per affitto è calcolata dividendo la spesa media mensile per affitto (dato Istat) per il reddito mediano dei giovani fra i 16 e i 24 anni (dato Eurostat).
La conferma del fatto che le ragioni che “bloccano” i giovani ai nastri di partenza sono altre arriva da una indagine di maggio 2021 curata dal Consiglio nazionale giovani e Eures: basata su poco meno di mille giovani tra i 18 e i 35 anni intervistati tra marzo e aprile 2021 (la maggioranza dei quali lavoratori), la ricerca rivela come oltre il 90 per cento di loro dichiari di non essere interessato o di non avere le condizioni economiche per accedere e sostenere un mutuo per la prima casa.
Il lavoro prima della casa
In conclusione, ancora una volta si vuole guardare al problema “con gli occhi” degli adulti, o peggio ancora, con gli occhi “di quelli che…” degli anni Settanta e Ottanta. Il vero problema, oggi, non è la difficoltà di accesso alla prima abitazione, ma l’insicurezza economica che spinge a ritardare non solo la scelta di una casa autonoma, ma anche quella di farsi una famiglia.
Le risorse per facilitare i mutui e assicurare sgravi fiscali per la prima casa possono essere meglio utilizzate, per esempio, sostenendo misure per l’autoimpiego, l’imprenditorialità giovanile e la fiscalità di vantaggio.
I Millennial, già forgiati dalla crisi del 2008, sono più prudenti delle generazioni che li hanno preceduti: prima della casa, cercano – spesso senza trovarlo – un lavoro dignitoso.
Questo articolo è un aggiornamento di un testo precedente, pubblicato il 10 maggio 2021. La versione originale è disponibile qui.
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