Tratto da lavoce.info
DI ALESSIA AMIGHINI, Professore associato di Politica economica presso l’Università del Piemonte Orientale e Associate Senior Research Fellow nel programma Asia dell’ISPI.
Non sarà un’alleanza formale, ma di fatto in questo momento la Cina sostiene la Russia. Gli acquisti di grano e gas aiutano Mosca ad arginare le sanzioni europee e americane. Ma già da qualche tempo, i legami economici tra i due paesi si sono rafforzati.
La Cina in soccorso della Russia
In questi giorni concitati e tesi, da molte parti si grida già a un’alleanza tra Mosca e Pechino, magari di fatto anche se non formale: il portavoce del Ministro degli Affari esteri cinese, Wang Wenbin, il 28 febbraio ha dichiarato che “Cina e Russia sono partner strategici, ma non alleati”.
Se formalmente la Cina evita di prendere le parti dell’uno o dell’altro è per non tradire un paese amico (ne è prova l’astensione della Cina alla risoluzione contro l’invasione russa dell’Ucraina al Consiglio di sicurezza dell’Onu), anche se è indubbio che Xi non voglia farsi trascinare da Vladimir Putin in un inasprimento delle tensioni. Di fatto, però, la Cina sta sostenendo la Russia.
Un buon esempio è l’approvazione da parte della Cina delle importazioni di grano dalla Russia, di cui è il primo produttore mondiale. Se il grano ci sembra al momento una commodity molto meno strategica del gas o del petrolio, è bene ricordare che la Russia e l’Ucraina insieme rappresentano circa un terzo della fornitura mondiale di grano. La Cina ha allentato le restrizioni doganali sulle importazioni di grano russo, una mossa che potrebbe ridurre le preoccupazioni di sicurezza alimentare nella seconda economia più grande del mondo e aiutare al contempo Mosca a reggere il colpo delle sanzioni occidentali. La decisione di permettere le importazioni di grano da tutte le regioni della Russia è stata presa durante la visita del presidente russo a Pechino all’inizio di febbraio, ma i dettagli sono stati annunciati solo questa settimana dall’amministrazione doganale cinese. In precedenza, la Cina aveva limitato le importazioni di grano dalla Russia a causa delle preoccupazioni per la presenza del fungo nano – una malattia che può causare gravi perdite di rendimento per il grano e altre colture – in alcune parti del paese. La decisione aiuta Pechino a garantirsi le forniture alimentari in un momento in cui i prezzi alimentari globali sono già vicini ai massimi su dieci anni. I futures sul grano sono saliti di circa il 5 per cento al Chicago Board of Trade giovedì dopo l’attacco all’Ucraina e questa settimana sono ancora in crescita del 12 per cento.
Un altro esempio di sostegno cinese a Putin è il contratto trentennale firmato il mese scorso dalla statale Gazprom per fornire gas naturale al nord-est della Cina dall’Estremo Oriente russo. Le due parti hanno concordato che il pagamento sarà in euro per ridurre l’uso di dollari, la valuta comunemente usata nei mercati delle commodities. Tuttavia, per nostra fortuna, è molto meno rapido e agevole una distorsione dei flussi di export di gas dall’Europa verso la Cina, come spiega Alicia Garcia Herrero.
I legami tra Mosca e Pechino
In generale, oltre alle due risorse principali su cui si poggia l’economia russa, è importante valutare quanto importanti siano i legami economici tra Russia e Cina. Solo da questo, infatti, si può capire quanto davvero Mosca possa contare su Pechino nel contesto delle sanzioni economiche, finanziarie e tecnologiche comminate dagli Stati Uniti e dall’Unione europea. È indubbio che i legami economici tra Russia e Ue siano meno intensi oggi di un tempo, in particolare da prima del 2014, quando le sanzioni allora imposte alla Russia in seguito all’invasione della Crimea avevano già perso slancio. La tendenza è stata confermata di recente, in occasione del “Perno a est” che Vladimir Putin ha annunciato durante la sua campagna del 2021. Ma l’Ue, nel suo insieme, è ancora il più grande partner commerciale della Russia, e diverse volte più grande della Cina, anche se dal 2016 nessuno dei paesi europei, presi singolarmente, supera la Cina come destinazione.
Eppure, si teme in misura crescente una virata della Russia verso la Cina, sul fronte finanziario e commerciale. Secondo i dati della Banca Mondiale e delle Nazioni Unite sul commercio internazionale, per effetto delle sanzioni in vigore dal 2014, la Cina è emersa come la più grande destinazione per l’export russo. Il timore pertanto è che le nuove sanzioni spingano ancor di più la Russia ad approfondire i suoi legami con Pechino nel tentativo di aggirare le restrizioni, in particolare gli scambi commerciali non denominati in dollari, come suggerito da Harry Broadman, un ex negoziatore commerciale degli Stati Uniti e funzionario della Banca Mondiale con esperienza in Cina e Russia. Già ben oltre la metà del commercio sino-russo avviene in renminbi, quindi non sarà bloccato dalle sanzioni, e ci si deve aspettare che la Cina rinforzi il canale dei pagamenti in renminbi. Va in questa direzione l’accordo strategico Russia-Cina stretto a Pechino durante le recenti Olimpiadi invernali: aiuterà Mosca ad alleggerire la pressione delle sanzioni.
È utile ricordare anche che, rispetto all’inizio di questo secolo, il peso degli scambi commerciali sul Pil per la Russia è diminuito significativamente, da circa il 70 al 46 per cento del 2020. Se è indubbio che la Russia ha bisogno di esportare, più di altre nazioni del mondo, non è vero che per la Russia esportare sia oggi più vitale che per altri paesi, Germania inclusa.
La Cina rimane il primo fornitore di importazioni della Russia: telefoni cellulari, computer, apparecchiature per le telecomunicazioni, giocattoli, tessili, abbigliamento e parti elettroniche le categorie principali. La sua quota sulle importazioni russe è aumentata dal 2014 (oggi è arrivata al 24 per cento sul totale), mentre quelle dalla Germania sono diminuite notevolmente (oggi il 10 per cento). Le esportazioni dell’Ucraina verso la Cina sono diminuite notevolmente nell’ultimo decennio, mentre l’export dalla Bielorussia è cambiato di poco. È utile ricordare che, fino al 2012, l’Ucraina era il terzo paese fornitore, dopo Cina e Germania, e secondo i dati della Banca Mondiale, le principali esportazioni dell’Ucraina verso la Russia erano (e sono ancora, sebbene in quantità minori) ossido di alluminio, attrezzature ferroviarie, carbone, acciaio e uranio, tutte materie estremamente importanti per l’economia russa. Oltre al gas, senza dubbio il capitolo più preoccupante e urgente, una valutazione complessiva delle relazioni economiche internazionali della Russia mostra quali siano le possibili conseguenze del folle, ma forse non del tutto privo di raziocinio, disegno di Putin.
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