DI FRANCESCO MANARESI, economista presso il Direttorato per la Scienza, la Tecnologia e l’Innovazione (STI) dell’OCSE
ALESSANDRO PALMA, assistant Professor presso il Gran Sasso Science Institute
LUCA SALVATICI
E VINCENZO SCRUTINIO, research fellow presso l’Università di Bologna
Per rendere competitive le imprese sui mercati internazionali sono necessarie competenze manageriali. Le politiche pubbliche possono aiutare le imprese ad acquisirle? L’analisi dei risultati del “Voucher per l’internazionalizzazione” dà una risposta.
Il voucher per l’internalizzazione
Le competenze e la qualità del management svolgono un ruolo fondamentale nel determinare l’organizzazione, la produttività e il livello di internazionalizzazione delle imprese. Acquisire tali competenze può però risultare difficile, in particolare per le imprese di piccole e medie dimensioni. Per questo, a partire dal 2015, il governo italiano ha istituito un contributo per l’acquisto di servizi di consulenza per il commercio estero, conosciuto come “Voucher per l’internazionalizzazione”. Il supporto viene fornito da un temporary export manager (Tem), un consulente specializzato nell’organizzazione e gestione del processo di internazionalizzazione dell’impresa, che l’azienda beneficiaria può selezionare da una lista di società di consulenza con significative esperienze di affiancamento manageriale nei percorsi di internazionalizzazione.
La consulenza manageriale esterna può essere particolarmente conveniente per una Pmi, poiché consente di inserire in azienda competenze altrimenti difficili e costose da acquisire attraverso l’assunzione diretta di nuovi manager. Tuttavia, resistenze legate alla cultura aziendale, al costo della consulenza e alla mancanza di informazioni sulla qualità dei servizi offerti possono limitarne fortemente l’utilizzo. Con il voucher, si è mirato a superare queste difficoltà, sussidiandone l’acquisto e fornendo una lista di fornitori certificati dei servizi.
L’analisi
In un recente lavoro abbiamo valutato gli effetti della prima edizione della politica, realizzata tra il 2015 e il 2016, che prevedeva un contributo a fondo perduto di 10 mila euro per l’acquisto di attività di consulenza. Le imprese interessate a partecipare dovevano inviare la loro domanda online dalle ore 10 del 22 settembre 2015 fino alle 17 del 2 ottobre. Ma sono bastati pochi minuti perché le domande pervenute esaurissero il budget di circa 20 milioni di euro stanziato dal governo.
La nostra analisi sfrutta l’informazione sul momento esatto dell’invio delle domande per confrontare la performance delle imprese che le hanno inviate immediatamente prima e dopo l’esaurimento delle risorse (con una finestra di 30 secondi intorno a quel momento). Restringere l’analisi a questo piccolo arco di tempo garantisce un ordine temporale delle domande, quindi l’assegnazione del voucher, in modo pressoché casuale. Inoltre, l’utilizzo di una ampia base dati che integra dati su bilanci, import-export e impiego di forza lavoro, ci consente di descrivere da molti punti di vista come la politica abbia influenzato le imprese beneficiarie.
Il sussidio ha portato notevoli benefici alle imprese che lo hanno ottenuto. In primo luogo, hanno aumentato il loro commercio, sia in termini di esportazioni sia di importazioni, con paesi al di fuori del Mercato unico europeo: in media, le esportazioni dei beneficiari sono aumentate di circa 200 mila euro nei quattro anni successivi all’erogazione del sussidio, mentre le importazioni hanno avuto un incremento di circa 100 mila euro. Non rileviamo invece variazioni per il commercio all’interno dell’area euro, dove la presenza di regole comuni per il commercio tra paesi abbatte le tipiche “barriere di entrata” e rende probabilmente meno rilevante il supporto dei Tem. Va tuttavia notato che questo servizio non è stato sufficiente a fare entrare nuove imprese nei mercati esteri: sono quelle che già avevano rapporti con l’estero ad aumentare il volume del loro commercio, senza variazioni nel numero di paesi con cui commerciano o nel numero di prodotti esportati.
Effetti ad ampio spettro
Importanti miglioramenti si ritrovano anche nei bilanci delle imprese beneficiarie, con un aumento dei ricavi, della produttività del lavoro, dei profitti e del Roe (return on equity; un indice della capacità dell’impresa di far fruttare il capitale investito dagli azionisti). La Figura 1 illustra la dinamica dell’effetto sui profitti rispetto all’anno base 2015 (indicato con zero nel grafico): le imprese che hanno ricevuto il sussidio e quelle che non lo hanno ricevuto si trovavano su trend paralleli prima della politica (a sinistra del punto zero), mentre si osserva una crescita significativa dopo la sua introduzione. L’effetto positivo cresce nel tempo, fino a raggiungere i 400 mila euro dopo quattro anni, con un moltiplicatore estremamente elevato rispetto all’ammontare del sussidio. Un’analisi di eterogeneità suggerisce che gli effetti sono stati particolarmente rilevanti per le imprese relativamente più piccole e per le produttive.
Risultati interessanti emergono poi dall’analisi degli effetti sulla domanda di lavoro delle imprese svolta utilizzando gli archivi Uniemens messi a disposizione grazie al programma di VisitInps. Sebbene la politica non mirasse direttamente alla creazione di occupazione, la nostra analisi mostra come l’ingresso dei Tem nelle imprese beneficiarie ha portato a un rapido aumento della domanda di lavoro. La Figura 2 mostra la dinamica degli effetti nel tempo con frequenza mensile (il mese base, corrispondente allo zero, è settembre 2015). Le imprese cominciano a espandere la forza lavoro già sei mesi dopo l’ingresso dei Tem. L’effetto complessivo sull’aumento del numero di dipendenti è di circa quattro lavoratori dopo 4 anni (settembre 2019) dall’assegnazione dei fondi. Questo corrisponde a un aumento del 14 per cento circa rispetto al 2015. Le imprese beneficiarie registrano un aumento dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato e a tempo pieno, dunque posti di lavoro di buona qualità. Ulteriori analisi mostrano che gli incrementi sono particolarmente rilevanti per i lavoratori con più esperienza e con qualifica di operai. Tuttavia, l’aumento risulta piuttosto sbilanciato in termini di genere, con un numero di donne assunte pari a circa un terzo del totale.
Nel complesso, l’analisi degli effetti sulla forza lavoro indica che le imprese beneficiarie abbiano anzitutto puntato a espandere la propria forza lavoro e che solo successivamente abbiano migliorato le performance complessive e la capacità di penetrare i mercati esteri. Il ruolo della forza lavoro sembra quindi essere funzionale alla realizzazione dell’obiettivo primario della politica, che appare molto efficiente nell’utilizzo delle risorse pubbliche: un sussidio di entità limitata (10 mila euro per impresa) ha generato notevoli benefici, sotto molteplici aspetti.
Qual è stato il canale tramite cui un sussidio di entità moderata ha portato a importanti miglioramenti? Per rispondere alla domanda abbiamo intervistato i responsabili di diverse imprese di consulenza coinvolte nella politica. I colloqui hanno mostrato come, dopo il primo contratto finanziato tramite il voucher, le imprese abbiano generalmente continuato a pagare per ulteriori servizi di consulenza da parte dei Tem. La presenza di consulenti altamente qualificati porta inoltre a cambiamenti nella struttura e nella cultura aziendale. Queste informazioni suggeriscono quindi che gli effetti della politica siano dovuti all’instaurazione di rapporti di lungo periodo tra le imprese beneficiarie e quelle di consulenza e dalla capacità di quest’ultime di fornire un supporto ad ampio spettro, in grado di migliorare sotto molteplici aspetti il funzionamento delle aziende. Future ricerche potranno consentire di comprendere meglio quali pratiche o servizi siano stati particolarmente efficaci nel generare effetti positivi sulle imprese: un elemento cruciale per il miglioramento delle politiche d’incentivo alle Pmi.
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