RivieraBanca, presentazione del libro Pasqualon “Navigatore di sogni” di Stefano Giampaoli sabato 15 ottobre, ore 17 all’Auditorium Palazzo Montani Antaldi
Pasqualón (Pesaro, 18 settembre 1852 – Pesaro, 21 settembre 1932), al secolo Odoardo Giansanti, è stato un poeta che ha saputo raccontare l’anima della pesaresità. “Quasi cieco, sciancato, con una tuba nera in testa e una lunga palandrana, ricco solo del proprio umorismo, con voce tonante declamava versi dialettali per le strade di Pesaro, veniva da tutti accolto con simpatia, e viveva di quel poco che gli donavano. La gente lo ascoltava con rispetto, forse anche per la sua figura e la voce corposa che si imponevano all’ascolto dei passanti”.
Il padre Francesco era di Zagarolo e nel 1847 si trasferisce a Pesaro dove sposa Maria Berardi, una signora Cartoceto, vedova senza figli. Odoardo nasce terzo di cinque figli e sarà il solo a sopravvivere.
Quando scompare la madre nel 1862, Odoardo ha dieci anni. Il padre si risposa pochi mesi dopo con Anna Maria Pergolini; Odoardo viene abbandonato.
Senza famiglia, senza lavoro, parte per Roma in cerca del padre, ma non viene accolto. Qui vive di piccoli lavori ed espedienti, soffrendo la fame; per un breve periodo si fa frate per riconoscenza ai religiosi che lo salvano dalla morte. Finisce anche in carcere per vagabondaggio; nel marzo del 1878 viene rispedito a Pesaro con un foglio di via.
Nel 1880 cieco, disperato, in preda alla depressione, trascorre qualche tempo in manicomio, dove si innamora della poesia dialettale. In quel periodo compone una grande quantità di versi, che riscuotono un notevole successo.
La salvezza nei versi
Quando esce dal manicomio, inizia una nuova vita per le strade di Pesaro, dove declama i suoi versi.
Raccontano la vita quotidiana del tempo e i rapidi mutamenti della società. Poesie destinate alla recitazione per il pubblico agli angoli delle strade, nelle fiere, nelle taverne del paese. È la voce del banditore, del narratore, delle persone che ridono e ascoltano attonite.
Nel marzo 1887 viene pubblicato a Pesaro il primo volume delle Pasqualoneidi. La sua fortuna poetica culmina col primo premio al concorso di poesia dialettale all’Esposizione Regionale di Macerata del 1905.
Nonostante il successo, sarà solo e povero sino alla morte; dipenderà sempre dall’elemosina dei suoi concittadini.