Tratto da lavoce.info
DI SILKE UEBELMESSER, professoressa ordinaria di Economia e Finanza Pubblica all’Università di Jena dal 2012
La Corte costituzionale tedesca ha dichiarato nullo il secondo bilancio suppletivo del paese per il 2021. Ora, la necessità di risparmi e tagli di spesa può essere l’occasione per un dibattito sulle priorità politiche che la Germania vuole perseguire.
La decisione della Corte costituzionale tedesca
La sentenza della Corte costituzionale federale tedesca del 15 novembre 2023 sul secondo bilancio suppletivo per l’anno 2021 è stata una sorpresa per molti. Non solo è stato dichiarato nullo, per la prima volta, la Corte si è espressa sulla base costituzionale del freno al debito tedesco, e lo ha fatto in modo molto completo e rigoroso.
Il freno al debito tedesco nella sua forma attuale, come sancito dalla legge fondamentale, è in vigore dal 2016 dopo una fase transitoria. Prevede che il governo federale abbia un margine di indebitamento limitato allo 0,35 per cento del Pil in termini strutturali, cioè dopo gli aggiustamenti ciclici.
L’apparente rigidità del freno al debito è stata spesso criticata. Tuttavia, occorre tenere a mente due punti: in primo luogo, esiste una componente ciclica. In periodi di congiuntura sfavorevole, il nuovo debito può essere più alto, mentre in periodi di congiuntura favorevole deve essere più basso. Questo per consentire agli stabilizzatori automatici di funzionare. In secondo luogo, sono possibili eccezioni in caso di disastri naturali o emergenze straordinarie al di fuori del controllo dello stato, se dichiarate dalla maggioranza del Bundestag. Ciò è avvenuto nel 2020 e nel 2021 a causa del peso della pandemia sul bilancio federale e nel 2022 per l’impatto della guerra russa contro l’Ucraina sui prezzi dell’energia. Nel 2023, il piano prevedeva il ritorno al freno del debito.
Come molti altri paesi, la Germania affronta una grande trasformazione. Vuole diventare neutrale dal punto di vista dei gas serra entro il 2045. Inoltre, l’invecchiamento della popolazione minaccia la sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale. Si tratta di sfide importanti, ma di natura chiaramente strutturale e note da decenni. Non giustificano un’altra eccezione al freno al debito. Gli obiettivi strutturali, e quindi a lungo termine, richiedono anche un finanziamento a lungo termine, preferibilmente all’interno del bilancio di base.
La sfida per la coalizione di governo composta da socialdemocratici, verdi e liberali è stata quella di conciliare le esigenze di finanziamento della transizione verde e il crescente onere per il sistema di sicurezza sociale con la promessa di non aumentare le imposte, rispettando al contempo il freno al debito. Per raggiungere l’obiettivo, i fondi Corona non utilizzati, pari a 60 miliardi di euro, sono stati reindirizzati al Fondo per l’energia e il clima, un fondo speciale per finanziare la transizione energetica e la protezione del clima. Il Fondo ha anche contribuito a bilanciare gli interessi politici dei tre partiti senza compromessi dolorosi. Sono state modificate anche le regole contabili. Secondo le nuove regole, le autorizzazioni al prestito sono state conteggiate nel limite del debito quando sono state assegnate al Fondo, non quando sono state utilizzate negli anni successivi.
Le ragioni per cui la Corte costituzionale ha dichiarato nullo il secondo bilancio suppletivo sono diverse. In primo luogo, non è stato fornito il necessario collegamento fattuale tra l’emergenza giustificata dalla pandemia e l’uso dei fondi non utilizzati per affrontare la crisi energetica. In secondo luogo, l’uso di autorizzazioni di prestito d’emergenza negli anni fiscali successivi senza una adeguata contabilità non era costituzionale. Di conseguenza, non solo il volume del Fondo per il clima e la trasformazione è stato ridotto di 60 miliardi di euro. Anche il Fondo di stabilizzazione economica, un altro fondo speciale con un volume di 200 miliardi di euro, destinato principalmente ad attutire gli aumenti di prezzo nell’acquisto di elettricità e gas, è stato chiuso, poiché utilizzava le stesse regole contabili.
Un test per il governo tedesco
La sentenza rappresenta un importante stress test per il governo federale. Il primo passo è ora quello di rendere il bilancio 2023 coerente con la Costituzione. A tal fine, il Bundestag ha nuovamente dichiarato un’eccezione al freno al debito per il 2023, principalmente al fine di contabilizzare correttamente le autorizzazioni di prestito utilizzate nel 2023 per il Fondo di stabilità economica. Il secondo passo consiste nel colmare il deficit nel bilancio 2024, che il ministro federale delle Finanze ha stimato in 17 miliardi di euro. Il terzo passo è ripensare la pianificazione fiscale per gli anni successivi.
È in corso un dibattito acceso all’interno del governo e tra l’opinione pubblica. Si discute di tagli ai sussidi dannosi per il clima e di riduzioni delle prestazioni sociali, nonché di un ripensamento della politica climatica verso un maggiore uso degli strumenti di mercato. Finora tutte le proposte hanno incontrato resistenze. È stata proposta anche un’ulteriore sospensione del freno al debito nel 2024. Allo stesso tempo, gli oppositori del freno al debito spingono per riforme più radicali, ben sapendo che la maggioranza dei due terzi richiesta dal Bundestag non è molto realistica. Le proposte di riforma includono un allentamento generale del limite del debito, un passaggio a una “regola aurea” per consentire maggiori investimenti, o la creazione di un fondo speciale di trasformazione sul modello di quello per le forze armate tedesche. I dati dimostrano che un allentamento generale dei limiti del debito non porta necessariamente a maggiori investimenti, ma viene spesso utilizzato per aumentare i consumi, in quanto i governi tendono a dare priorità alle spese che vanno a vantaggio dell’elettorato attuale. Allo stesso modo, le regole speciali per gli investimenti comportano problemi di categorizzazione e non garantiscono la realizzazione dei progetti migliori e orientati al futuro.
Il piano del governo per il 2024, presentato a metà dicembre, si basa su un insieme di misure per colmare il divario, tra cui un aumento del prezzo della CO2, una riduzione dei sussidi dannosi per il clima e tagli ad alcuni progetti di trasformazione. Il freno al debito sarà ripristinato per il momento, mentre il governo continuerà a perseguire i tre obiettivi centrali della coalizione, ossia la lotta alla crisi climatica, il rafforzamento della coesione sociale e il continuo sostegno all’Ucraina. Il calendario prevede l’approvazione del bilancio 2024 dal Bundestag all’inizio del nuovo anno.
Per riassumere:
1) La Germania non è in crisi statale. Il deficit da colmare deve essere considerato in relazione al bilancio federale di circa 450 miliardi.
2) I risparmi e i tagli previsti non rappresentano una politica di austerità. Il bilancio sarà significativamente più ampio dell’ultimo pre-pandemia, nonostante alcuni tagli alla spesa.
3) Il necessario dibattito sulle priorità politiche non può più essere evitato. È un’opportunità per tutte le parti coinvolte di ripensare gli obiettivi e gli strumenti per raggiungerli.
4) La Germania si considera un’ancora di stabilità all’interno dell’Unione europea. Qualsiasi discussione sul freno al debito e sulle necessarie riforme strutturali deve essere strettamente legata alle nuove regole fiscali da adottare a livello europeo.
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