Maniscalco, Fibiliaro, Spadaro, Cucchiaiaro, Forchettaro, Cervelliere, Carrozzaro, Vangarolo, Perticararo, Lanternaro, Chiavaiaro, Medagliaro e ancora. Questi erano i nomi come il popolo definiva i fabbri. La categoria non apparteneva agli artigiani, ma al mondo artistico. Per gli antichi greci e l’impero romano erano usciti misteriosamente dal vulcano Etna, con il rosso del fuoco e la luce delle martellate battenti con forza sull’incutine. In India e alcuni altri siti africani gli riconoscono ancora questa metafora. Collaborando con architetti e capomastri nel medioevo in importanti capolavori, li impegnarono nel costruire portali, finestre, decorazioni nei duomi e chiese a Venezia, Orvieto, Firenze, Pisa e altre importanti città medievali. Ci sono ancora le loro impronte, collaborando anche con Giotto, Andrea Pisano e altri immortali del tempo. Poi richiesti dal Vaticano, Monarchie e Signorie per abbellire i loro spazi di potere. Gli scultori del ferro riscaldato, battuto con possenti e sapienti mani, con le evoluzione e i loro ragazzi di bottega, chiamati Prezzolari, arrivano ai nostri tempi.
Tramandando le botteghe in generazione e generazione, portandoci fascino e sapienza delle loro semplici ma ricercati lavori. Il pittore inglese Josef Wright in viaggio per l’Italia lo immortalò con un autentico capolavoro su tela, trovasi oggi nel museo di Derbi; con la luce della forgia e l’ atmosfera surreale, l’artista sicuramente si rituffava alle immaginarie metafore degli antichi. Il maniscalco, con sudore, sostituiva un ferro al suo cavallo persosi sui sassosi percorsi. Su di loro si sono scritte infinite pagine e documentazioni. Il regista Lorenzo Brutti, in un documentario ” Onorino il fabbro”, illustra la loro abilita, esponendolo come persona di valore etico, di sacrificio, passione e l’ orgoglio di un vero artista. Marino Giorgetti, scrittore, descrive in “Nicola, il fabbro ferraio di Via Aurelia”, citandolo con romanzesche enfasi il contrario di ciò che si dice sulla categoria, dichiarati demoniaci, per come battono con un cosi grande martello il ferro scheggiante infuocato. Ma Nicola osservava i cavalli appena ferrati con nostalgia nello scomparire fino al angolo della storica via, appena con amore e grazia i ferrati equini. Un interessante museo nella casa barocca Klinar di Radovljica- Radolca, Slovenia, una forgia medievale ancora accesa, scolarizza giovani di molte nazioni in questa arte, si forgiano anche statue e chiodi, ne hanno conservati più di mille diversi eseguiti con forgiature artistiche di ogni era. Il museo espone anche le opere del geniale fabbro Joze Bertoncelj.
Il nostro tempo non vuole avere più necessita di andare ad Elba, una delle più belle isole mediterranee, o sperdute valli tedesche, le millenarie miniere di ferro e rame di Rammelsberg, queste furono anche usate in non lontani drammatici periodi storici di guerra. Poi chiuse. Rivalutate a museo, grazie ad illuminati architetti e storici, patrimonio della umanità UNESCO. Cancelli, inferriate, finestre in ferro battuto sono state attualmente abbandonate. Le porte plastificate, ormai si aprono con i telefonini da lontano, le finestre sono sorvegliate da stanche e sbiadite lucette, catenacci, chiavi, qualche bella inferriata o lanterna non si forgiano più. Potrebbero interessare ad artisti, restauratori o cittadini, possibilmente giovani, magari vorrebbero restaurare una abbandonata casa colonica o una chiesetta sconsacrata o qualche rudere o abitazione in sperduti storici medievale paesi, ormai purtroppo sempre meno vissuti, con piazze assenti di vita sociale: sensa bambini che giocano a sottomuro con le piccole monete regalate dalla nonna; vicoli, dove si viveva fuori la porta di casa fino al tramonto, vicini alla latteria e alimentari, dove si comperava il latte e tabacchi. Della scomparente vostra arte e fatica è necessaria per cultori, desiderosi di non tralasciare la vostra illuminata storia.
A voi con i variopinti e simbolici soprannomi, i pochi rimasti, tenete duro come i ciclisti nelle montagne solo con meno fatica e sete, non lasciate seppellire la vostra sapienza artigiana, i nostri tempi postmoderni, alcuni dovranno rivedere la vostra immortale storia e magari non trascurarla completamente. Un incoraggiante e caloroso saluto a voi pochi superstiti rimasti, si unisce alle vostre roventi forge.
Di Paolo Giannini
Foto di Dirk Hoenes da Pixabay