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Home Cultura

Il Tempio   Malatestiano: il contadino ed il maestro

di Vincenzo Sanchini

Redazione di Redazione
4 Agosto 2023
in Cultura, Rimini
Tempo di lettura : 6 minuti necessari
A A

Il Tempio   Malatestiano

  1. contadino
  2. maestro

 

  1. Ej che cosa ho sbarlutchjéd                                           Io qualcosa ho sbirciato

t’ un librèt ch’ ho so ma C’réd,                                        in un libretto che ho su a Cerreto,

mò d’ sta tchjs per e’ mumént                                           ma di questa chiesa per il momento

poch e gnint u m ven in mént.                                           poco o niente mi viene in mente.

  1. Tempio poi Malatestiano

non spuntò di prima mano,

ma   a metà del quattrocento

una chiesa da convento,                          1

sì modesta a una navata

fu poi molto trasformata

per Isotta e Sigismondo

col pensier dell’altro mondo.

  1. La quistjon lascéna stè                    Le questioni lasciamo stare

dl’architèt t u m po parlè?                                                dell’architetto mi puoi parlare?

ch’ ho sintùd ch’ l’era e’ migljor                                        che ho sentito che era il migliore

tu su chemp  ancà scritor.                                                 nel suo campo e anche scrittore.

  1. L’uno quattro quattro nove 2

è l’Alberti che si muove

per rifare il monumento,

ma poi dopo cambiò il vento

e ancor oggi il cupolone

del progetto è in discussione,

da Matteo riportato

su medaglie ch’ha coniato.                       3

  1. Mò ancà djìlt j à lavurèd                 Ma anche degli altri hanno lavorato

i pjo bun l’iva tchjamèd,                                                  i migliori aveva chiamato,

i sce amènch ho sintud di’                                               così almeno ho sentito dire

e di’ so ch’ a vèj capì.                                                       e raccontami che voglio capire.

  1. Con sui fianchi l’armonia

dei pilastri a correr via

su tre archi la facciata

agli antichi è riportata

dall’Alberti e il grande Piero

qui sostò lungo il sentiero,

poi Di Duccio ha decorato

e Matteo anche arredato.                         4

  1. A capesc ch’ t’ andarè d vol                       Capisco che andrai di volo

mò no ‘rbèlta e’ pidrjol,                                                    ma non rovesciare l’imbuto,

che adès pas e’ purton                                                      che adesso, passato il portone,

a n vèj pèrda l’ ucasjon.                                                    non voglio perdere l’occasione.

Le cappelle di destra

  1. Sigismondo, appena entrato, 5

là sul muro è sistemato                                        I cappella, dedicata a San Sigismondo

una tomba un po’ modesta

in formella la sua testa

e di fianco sull’altare

un re santo puoi notare,

le virtù “teologali”                                   fede, speranza, e carità

portastemmi e “cardinali”,                      fortezza, prudenza e temperanza (manca la giustizia)

evoluta la scultura

d’Agostino la fattura

d’angioletti a stiacciato

che sui muri avrai notato.

  1. Dep cla cambra se’ purton                                               Dopo quella camera col portone

sempre tchjus, j è ‘na rason?                                            sempre chiuso, c’è una ragione?

  1. Il portale lavorato

a quel tempo va datato,                           La sacrestia compresa fra la cappella di San Sigismondo

con su in alto i due puttini                       re di Borgogna e quella detta di Isotta dedicata

D’Agostino sui delfini                              all’Arcangelo Michele.

e lì dentro restaurato

c’è un affresco anche firmato                  6           II cappella, detta Cella delle Reliquie

con dipinto sullo sfondo

il castello in un bel tondo:

Sigismondo inginocchiato

al suo “santo” un po’ invecchiato.

  1. Méj nascost tla sacristia                                                 Meglio nascosto  nella sacrestia

i sce amench è n vola via…                                            così almeno non vola via…

che in gir j è di cristien                                                   che in giro ci sono dei “cristiani”

ch’ è n si sèlva e’ baj di chén.                                          che non si salva l’abbaiamento dei cani.

  1. Quel che segue è la cappella

di Isotta gran pulzella,                                          III cappella, dedicata a San Michele, detta

a Michele dedicata,                                                            degli angeli musicanti

oggi al meglio restaurata,

col cimiero del casato

sulla tomba sistemato

e di fronte corre voce

che di Giotto è la gran croce.

  1. E pjo in là ta cla capèla                                     E più in là in quella cappella

s’ ved la Luna s’ na burdèla                                             si vede la Luna con una fanciulla

che i caval i porta a spas                                                  che i cavalli porta a spasso

sora un bròc, tramèza i sas.                                              sopra un   biroccio, in mezzo ai sassi.

  1. Il suo nome è dei Pianeti,

anche i “segni” assai completi,

l’universo ad esaltare

e nel Cancro è da notare                              IV cappella, dedicata a San Girolamo, detta                                                                                                                                         ‘dei pianeti’

la più antica pervenuta

di sto posto la veduta,                                          di Agostino di Duccio (1418 – 1481 circa)

con le vele a ricordare

che la “vita” era sul mare

  1. J è e’ pont, la funtanina,        C’è il ponte, la fontanina

e’ castel…  dred la culina,                                              il castello… dietro la collina,

mò adès andèna a véda                                                         ma adesso andiamo a vedere

gjo cla tèmba da no créda                                              giù quella tomba da non credere.

                                                    Le cappelle di sinistra

M   Per la statua collocata

la cappella è ricordata:                            7           I cappella  detta della “Madonna dell’acqua”

la Pietà là sull’altare

per la pioggia da invocare.

  1. E cu scompje è là te’ mur?                                              E quella bellezza là nel muro?

impurtènt… a sò scigur.                                                   importante… sono sicuro.

  1. E’ un sarcofago innicchiato

coi panneggi dedicato

dal “signore” agli antenati,

discendenti ipotizzati,

il trionfo di Scipione

con Minerva è sul lastrone                     8

e nascosto Sigismondo

sul coperchio in un bel tondo:

un lavoro è risaputo

d’Agostino qui venuto.

  1. Li poch volt ch’ ha sò intrèd                                       Le poche volte che ci sono entrato

a n’ avria maj pinsèd                                                   non avrei mai pensato

ch’ e’fos mej d’ un libre d’ stòrja                                 che fosse meglio di un libro di storia

snò che urmaj la mi mimòria…                                  solo che ormai la mia memoria…

  1. Ho un po’ fretta e tiro via,

segue un’altra sacrestia                                       La sacrestia, oggi “Cappella dei caduti”

con sul marmo conosciuti

nomi in guerra dei caduti.

  1. E ta cl’ èlta un po’ pio in là,                                 E in quell’altra un po’ più in là,

chi burdéj ch’ u s chi farà?                                         quei bambini cosa faranno?

  1. Agostino, sì Di Duccio

ha scolpito senza cruccio                                   II cappella detta “dei giochi infantili”

dei fanciulli ed angioletti

a giocare e a far dispetti.

  1. Tot sta roba… ho pèrs e’ cont,    Tutta questa roba… ho perso il conto

mo dim dl’ ultma ch’ a j sin d front.                            ma dimmi dell’ultima che ci siamo di fronte.

  1. E’ dell’arti Liberali perché reca sui pilastri le raffigurazioni delle

a quel tempo ancora tali,                        arti liberali:  scienze del trivio (grammatica

ma per oggi può bastare                         retorica, dialettica) e ‘quadrivio’ (aritmetica,

che non serve ricordare                          geometria, musica, astronomia)

che lì tutto fu fermato                            9

e nel tempo rabberciato,                                     III cappella, “detta delle arti liberali”

poi la guerra di sto tempio

con le bombe ha fatto scempio.

  1. Sce, adès andèna d fora                                     Sì, adesso andiamo di fuori

d’ arturnè ‘ncà s’ a n vegh l’ora,                                  di ritornare anche se non vedo l’ora,

ch’ a m port dréd la sinsazjon                                     che mi porto dietro la sensazione

d’ avé squert ‘na gren pasjon:                                      di avere scoperto una grande passione:

cio!  cla “I” ben intricéda                                            mah!  quella “I” bene intrecciata

s’una èsse (“S”) tla bracéda                                         con una esse fra le braccia

ad cu “Sgnor” ch’ u l’ha fat fè                                      di quel Signore che l’ha fatto costruire

pli urazjon?…Lascena stè.                                          per le orazioni?… Lasciamo stare.

T’ vo ch’ è n’ ava ancà  prighéd,                       10         Vuoi che non abbia anche pregato,

mò i snètchj un s’è sbucéd.                                         ma le ginocchia non si è sbucciato.

 

E’ che uj vo dla grèn cultura                                       Qui ci vuole della gran cultura

e per me … la dventa dura.                                         e per me … diventa dura.

​
Note
1- L’ex chiesa duecentesca di San Francesco che Sigismondo Pandolfo Malatesta, fece interamente
trasformare dal 1447 al 1461.
2- Leon Battista Alberti (Genova 1404 – Roma 1472) che dopo il 1450, per le volte,
costruisce un rinforzo.
3- Matteo de Pasti, medaglista e architetto veronese / Agostino di Duccio, scultore toscano.
4- Tutte le decorazioni del tempio sono di Agostino Di Duccio.
5- Sigismondo Pandolfo Malatesta era molto devoto a San Sigismondo, il re Borgognone
Vissuto nel VI sec.
6- La cella delle reliquie con l’affresco di Piero della Francesca.
7- La Madonna della Pietà, detta dell’acqua, che viene invocata nei giorni di siccità. Opera
di un artista tedesco della prima metà del XV sec.
8- Dimostra i due aspetti fondamentali dell’immortalità: la saggezza (Minerva), la gloria
(Scipione).
9- La Fortuna voltò le spalle a Sigismondo. Nel 1461 i frati francescani provvidero a
costruire a proprie spese un tetto provvisorio per il Tempio, ancora in via di ristrutturazione.
10- Le due lettere “S” e “I”, studiosamente intrecciate, costituiscono la sillaba con cui
comincia il nome di Sigismondo. Il dubbio del contadino è che alludano ambiguamente
anche alle iniziali dei due amanti, Sigismondo e Isotta.
Bibl. Pier Giorgio Pasini
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