Una seria politica per la famiglia è uno dei cardini del vostro programma e del vostro lavoro quotidiano.
Mi permetto allora di darvi un suggerimento attraverso una proposta che potreste realizzare in pochissimo tempo, anche in sede di conversione del D.L. del 1.05.23, senza costi o quasi. Con un grande risultato pratico.
Mi riferisco alla possibilità di codificare per le mamme il diritto di ottenere l’orario ridotto (part time) dopo la maternità.
Ecco la mia proposta scritta in collaborazione con una giovane madre.
Alla nascita del bambino/a la mamma ha il diritto di poter ottenere di rientrare al lavoro con un orario ridotto (part-time).
Non deve essere una concessione del datore di lavoro, ma un suo diritto che diventa un aiuto concreto che arriva dallo Stato a tutte le mamme.
Nel dettaglio, la nostra proposta di aiuto necessario alle mamme italiane è:
– nasce il bambino/a,
– la madre ha diritto ai 5 mesi di maternità obbligatoria retribuita al 100%.
Terminato questo primo periodo:
- a) la madre decide di rientrare full-time, oppure:
- b) la madre chiede di rientrare part-time.
A questo punto scatta “ l’orario ridotto per maternità (part time)” ovvero: la madre CHIEDE di rientrare al lavoro per un minimo di 4, massimo 6 ore giornaliere, fino al compimento dei 6 anni del bambino.
L’assenso al rientro con orario ridotto non è una concessione del datore di lavoro, ma un diritto della lavoratrice madre (codificato).
La cosa URGENTISSIMA da codificare è il diritto ad avere l’orario ridotto, diritto che non costa niente allo Stato e richiede solo un po’ di sforzo organizzativo per il datore di lavoro.
Se si volesse dare un aiuto ancora più concreto si potrebbe dare alla madre un contributo, erogato dall’Inps, pari al 50% della retribuzione oraria ordinaria, per le ore non lavorate, come se avesse lavorato.
In effetti la madre che resta a casa, sta svolgendo un lavoro prezioso per la sua famiglia e per l’intera società collaborando al suo futuro. Il contributo potrebbe avere anche un tetto massimo, da definire, pari a 200/400 euro mensili, per le ore di assenza in virtù della riduzione di orario per maternità (part time).
La scelta spetta alla madre, unico suo dovere comunicarlo all’azienda con un congruo anticipo di almeno tre mesi.
Al compimento dei 6 anni del bambino, sempre alla mamma spetta il diritto di decidere se rientrare full time o part-time: 6 ore, con le 2 ore non lavorate pagate al 30% con un massimo di euro 200 mensili, fino al compimento dei 10 anni del ragazzo/a.
A 6 anni inizia la scuola elementare, i compiti per casa, le prime attività sportive, ecc. è indispensabile che la mamma sia presente e abbia il tempo di occuparsi anche di tutto questo.
Per educare correttamente i figli servono amore e dedizione, ma anche il tempo necessario.
Questa proposta sarà certamente criticata da qualcuno, anche da molti probabilmente, ma con motivazioni spesso ideologiche e fuorvianti, che non merita prendere in considerazione.
Se vuole verificare se il part-time per le mamme può essere utile oppure no lo chieda direttamente alle mamme che lei incontra quotidianamente e decida in base alle loro risposte.
Per esperienza diretta vissuta sul campo (negli anni ho diretto una azienda con qualche centinaio di donne operaie e impiegate) Le posso assicurare che ogni contratto part-time fa felici quattro persone.
– un figlio che può stare con sua madre, che per lui/lei è la persona più importante in assoluto, non è neppure confrontabile l’abbraccio di una madre con quello di una inserviente dell’asilo nido.
– una madre che può dedicare più tempo a suo figlio/a, che è la cosa che in quel momento desidera di più,
– una disoccupata che potrebbe essere assunta per coprire lo spazio lasciato libero dalla riduzione dell’orario di lavoro della lavoratrice madre,
– un marito, che rientrando a casa trova una moglie più serena, né delusa e arrabbiata perché ha dovuto licenziarsi per potere accudire suo figlio/a, né sovraffaticata perché lavorare 8 ore e tornare a casa di corsa è oltremodo stancante.
Lavorerebbero più donne e sarebbero tutte molto più felici e appagate.
Le mamme che stanno a casa, lavorano e molto, non sono nelle statistiche ufficiali, ma rendono un servizio enorme a tutta la comunità.
E, da ultimo, avremmo delle statistiche sull’occupazione femminile più veritiere e in linea con quelle europee. Non è cerro l’aspetto più importante, ma anche il PIL ne risentirebbe positivamente.