– “Retrospettiva”. E’ il titolo della mostra che ricorda quella bella persona e quel grande artista che è stato Luigi Criscione, scomparso lo scorso 2 aprile. Aperta l’8 dicembre, chiude l’8 gennaio. I famigliari l’hanno allestita nel suo salone espositivo sopra la mitica bottega in via Nino Bixio 45 a Misano Adriatico. Le sue opere da decenni si possono ammirare dalla Strada Nazionale. Sono un museo che sanno raccontare storie dalla bellezza mozzafiato. Di origine siciliana, Luigi Criscione è arrivato a Misano negli anni ‘60 e qui ha incontrato la consorte, Dea Casalboni. Era un ebanista raffinatissimo; i suoi lavori di falegnameria lasciavano ammirati. Fece centinaia di cassetti per un ottico tutti intercambiabili. Profondo conoscitore della civiltà del legno, ha sempre realizzato opere d’arte. Suo il è il portone della chiesa di Misano Mare. Un albergatore gli commissionò una scultura capace di dare il senso della laboriosità degli albergatori. Dalla sua mente uscì “La famiglia”. E che cosa dire dei suoi intarsi. Sapeva intrecciare storie con solo due essenze.
Luigi Criscione se n’è andato lo scorso 2 aprile, dopo una breve malattia. Aveva 78 anni. Lascia la moglie Dea ed il figlio Andrea. E’ stato un raffinato ebanista, un originale scultore, soprattutto una persona perbene che sapeva farsi voler bene avrebbe detto San Francesco. Il codino come impronta della sua personalità, Luigi nella nostra provincia, in Italia ed a Misano, ha lasciato segni di una bellezza commovente: mobili ed opere d’arte. Tre le opere più importanti che si possono ammirare a Misano Mare: la scultura le “Orbite” davanti alla sua bottega, il portone della chiesa della Madre del Bell’Amore di Misano Mare e “la Famiglia”. Quest’ultima, di legno, di grandi dimensioni, reca la famiglia Vasco Fabbri: la consorte Dina, insieme ai tre figli : Maria, Bruno e Stefano. Si trova nella sala da pranzo dell’hotel Vasco. Forse è la sua opera artistica più importante.
Palermo (la città di origine), una sessantina di anni fa: Luigi Criscione è un neo-diplomato ebanista. Ha l’ambizione di andare a lavorare in una falegnameria del Palermitano, prestigiosa perché i mobili li progettava un importante architetto. Ma non hanno bisogno di nessuno. Il ragazzo si piazza lì davanti e non si muove, giorno e notte. Dopo 3 giorni viene fuori il titolare e gli dice: “Vieni dentro. Vediamo se hai le palle, o se sei un rompipalle”.
Criscione resta a Palermo fino a 24 anni, quando decide: andrà in America. Prima del volo, si ferma a Misano a trovare il fratello Gianni, impiegato alle poste. Da allora sono trascorsi quasi 60 anni e Criscione diventa una delle figure artigianali più importanti della provincia.
Portava i suoi mobili-scultura alla Fierarredo di Bologna e naturalmente aveva molto successo.
Profondo conoscitore della cultura del legno, con tale materiale sapeva fare tutto: mobili ed opere d’arte. Che dire di una vetrina circolare di tiglio massello con il frontale scolpito in modo informale, due tavoli con i ripiani di vetro per evidenziare la bellezza delle gambe tornite, altri due pezzi bi-facciali ed alcuni quadri intarsiati.
Criscione ha progettato e realizzato i mobili per alcune delle abitazioni più belle d’Italia. Ha prestato la sua opera anche per i negozi. Qualche anno fa in un arredamento per un’ottico a Riccione in viale Ceccarini costruì 360 cassetti perfettamente intercambiabili: la forza della sua precisione.
E quella villa a Bellaria, dove impiegò legni africani durissimi. Raccontava: “La sfida è stato scolpire un legno così duro”.
Oltre a costruire arredamenti, Criscione scolpiva. Prima di passare allo scalpello, dipingeva. Il suo materiale preferito era il legno, dal quale riusciva ad estrarre l’anima. Una delle sue opere, “Le orbite”, è collocata davanti alla sua bottega, che si può ammirare anche dalla Strada Statale. E’ lì da alcuni anni, ma sembra che sia stata realizzata ieri. Sarebbe bello se il Comune di Misano, magari di bronzo, la collocasse da qualche parte: piazza, giardino, sul lungomare.
Se nelle “Orbite” c’è la maestria della lavorazione, la conoscenza dell’elemento legno, le sculture figurative, fatte di pochi tratti, riuscivano a raccontare i segreti della vita. Quando l’opera era di grandi dimensioni, Criscione iniziava a sbozzare con la motosega: “La uso con la stessa facilità con cui si adopera una penna. Poi passo a rifinirla con arnesi più delicati”.
Quando si stabilì in Romagna iniziò a restaurare mobili. Raccontava: “Era l’unica possibilità che avevo di lavorare, dato che non possedevo i capitali per aprire un laboratorio”.
Uno dei suoi primi lavori importanti, si può ammirare ancora oggi, sono gli infissi del ristorante “la Stazione” di Misano Adriatico.
Gli amici ed i colleghi quando osservavano i suoi mobili dalle finiture impossibili, affermavano: “Chissà che diavoleria di macchina ha comperato Criscione”. Il quale, sorridendo: “Un giorno se inventeranno una macchina per finiture impossibili, io non le farò più”.