Misano filosofi, si chiude col pieno con Ivano Dionigi.
Homo Homini Lupus è stata un’edizione da incorniciare. Lezione imperniata sul “grido della natura” e del suo rapporto con l’uomo, dalla Grecia antica ad oggi partendo dal poema di Lucrezio. Lucrezio, dunque, coniatore di parole, perché deve dire “cose inaudite”. Deve dire delle maschere da togliere alla Politica, alla Religione. Della necessità di smascherare, perché il disvelamento serve. Deve dire del progresso materiale che porta al regresso morale. L’invenzione del fuoco ha fatto gli uomini freddolosi. Deve dire dell’impossibilità che due individui si compenetrino fino a diventare uno, come si dice avvenga nell’atto d’amore. Deve dire di come la paura della morte porti l’uomo a provocare le guerre, ad accumulare fortune nell’illusione dell’immortalità e dunque del bisogno di liberarsene. Deve dire della Religione che va contro la Ragione ed è portatrice di mali indicibili (Agamennone arriverà a sacrificare Ifigenia, la figlia, per una delle cause più terribili: la guerra!) e del “clinamen”, la leggera deviazione dal proprio percorso, necessaria agli uomini.
Gustavo Cecchini8, il direttore: “Una grazie al pubblico per la grande partecipazione che rende possibile questa bella avventura del pensiero che dura da oltre 30 anni”.