• Chi siamo
  • Redazione
  • Collabora con noi
  • Pubblicità
  • Contatti
MENSILE DI POLITICA ECONOMIA CULTURA SPORT E COSTUME DELLE PROVINCE DI RIMINI E PESARO - TEL. 0541-611070
mercoledì, Aprile 23, 2025
27 °c
Rimini
27 ° Mar
27 ° Mer
  • Login
 
La Piazza | Notizie, Politica, Economia, Cultura e Società dalla Provincia di Rimini e Pesaro-Urbino
 
  • Politica
  • Economia
  • Ambiente
  • Cultura
  • Sport
  • Turismo
  • Eventi
  • Rubriche
    • CRONACA
    • DALLA NOSTRA TERRA
    • LA BUONA TAVOLA
    • L’OPINIONE
    • L’ALTRA PAGINA
    • VARIE
    • SPIEGA L’ESPERTO
  • Inchieste
No Result
View All Result
  • Politica
  • Economia
  • Ambiente
  • Cultura
  • Sport
  • Turismo
  • Eventi
  • Rubriche
    • CRONACA
    • DALLA NOSTRA TERRA
    • LA BUONA TAVOLA
    • L’OPINIONE
    • L’ALTRA PAGINA
    • VARIE
    • SPIEGA L’ESPERTO
  • Inchieste
No Result
View All Result
La Piazza | Notizie, Politica, Economia, Cultura e Società dalla Provincia di Rimini e Pesaro-Urbino
Home Economia

Quanto è difficile “completare” le riforme di Basilea

Redazione di Redazione
22 Febbraio 2023
in Economia
Tempo di lettura : 4 minuti necessari
A A
Vignetta di Cecco

Vignetta di Cecco

Tratto da lavoce.info

DI ANDREA RESTI, Professore associato presso il dipartimento di finanza dell’università Bocconi.

Il nuovo accordo di Basilea sui requisiti patrimoniali delle banche avrebbe dovuto entrare in vigore quest’anno, ma è stato rinviato al 2025, proprio perché prevede un netto cambiamento d’indirizzo. Molti i nodi da sciogliere per le autorità europee.

La riforma del Comitato di Basilea

Quando nel dicembre 2017 il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria raggiunse un accordo per cambiare (nuovamente) i requisiti patrimoniali delle banche, fu subito chiaro che le modifiche concordate sarebbero state particolarmente impegnative. Non si trattava infatti di una ricalibrazione, ma di un radicale ripensamento, tra l’altro, dell’approccio dettato alle banche per misurare e coprire il rischio di credito, cioè il Voldemort dei bilanci bancari.

Nel 2004 le autorità avevano dato fiducia agli istituti di credito, consentendo loro di sviluppare internamente gli algoritmi per stimare le possibili perdite future. Tredici anni (e una grande crisi finanziaria) dopo, era prevalso un approccio assai più cauto. I modelli interni non venivano aboliti, ma infilati in una camicia di forza, limitando l’autonomia delle banche nel misurare il rischio dei propri prestiti e i conseguenti benefici in termini di minori requisiti di capitale.

Non che la diffidenza dei supervisori fosse immotivata: molti grandi istituti avevano modelli scarsamente comparabili tra loro e basati su ipotesi difficili da verificare. Ciò era vero, in particolare, per le stime relative alle perdite conseguenti al default di grandi imprese e banche, eventi troppo rari per consentire la costruzione di campioni statistici adeguatamente numerosi. Un’alternativa alla camicia di forza, per la verità, esisteva: un paziente e capillare lavoro di vigilanza per rendere maggiormente trasparenti e omogenei i sistemi adottati dalle banche; nonostante fosse stata indicata (e percorsa, non senza successo) da Eba e Bce, si decise di non affidarsi esclusivamente alla buona volontà dei supervisori, ma di incidere nuovi criteri, meno permissivi, nel bronzo delle regole sancite dai legislatori.

Vien da sorridere pensando che il Comitato di Basilea rifiutò di chiamarla “Basilea 4” (per non ammettere di dover rimettere mano alla riforma di sei anni prima, nota come Basilea 3) e preferì affidarsi a etichette un po’ gesuitiche, come “Basilea 3.5”, “Basilea 3.1” o l’inquietante “completamento di Basilea 3” (che equivaleva ad ammettere di aver a suo tempo immesso sul mercato un prodotto privo di qualche pezzo). Non si trattava però di un innocuo restyling, ma di un cambiamento d’indirizzo netto e ricco di implicazioni (tanto più che toccava anche il rischio operativo e, in parallelo, il Comitato stava radicalmente ripensando anche il proprio approccio al rischio di mercato); non stupisce dunque che i principali sistemi bancari occidentali abbiano proceduto a metterlo in opera assai lentamente.

La riforma avrebbe dovuto entrare in vigore quest’anno, ma Stati Uniti, Regno Unito e Unione europea hanno optato, al momento, per un rinvio al 2025. Gli americani, dopo aver spinto per limitare in modo più incisivo il “risparmio” di patrimonio reso possibile dai modelli interni, ora nicchiano e fanno sapere che la riforma a loro non serve più di tanto; un po’ perché le regole nazionali prevedono già vincoli analoghi (il “Collins Floor”, che impedisce ai requisiti di capitale di scendere sotto una certa soglia) e un po’ perché a utilizzare sistemi proprietari per misurare il rischio di credito sono solo poche grandi banche, i cui risultati vengono passati al setaccio dalla Fed attraverso capillari esercizi periodici di stress testing.

Il Consiglio europeo ha trovato un accordo politico tre mesi fa, ma senza troppo coinvolgere il Parlamento: vi è dunque il rischio che quest’ultimo introduca varianti al testo proposto, a sua volta non perfettamente coerente con quanto deciso a Basilea. Uno dei nodi da sciogliere riguarda il ruolo delle segmentazioni nazionali: i nuovi requisiti varranno solo a livello consolidato o andranno rispettati anche dalle singole società di un gruppo? Al momento si vorrebbe lasciare facoltà ai singoli paesi di optare per la seconda ipotesi, a riprova di quanto sia difficile il percorso verso un sistema bancario europeo autenticamente integrato.

Il cammino della nuova normativa è reso ulteriormente insidioso dal fatto che le autorità europee hanno provato ad aggiungere qualche vagone supplementare al “treno” legislativo partito per attuare le riforme decise a Basilea. Le ulteriori regole in discussione riguardano tra l’altro il regime delle banche extracomunitarie che offrono servizi nella Ue (il pensiero non corre al Senegal, ma al Regno Unito), nonché i requisiti di capacità e onorabilità richiesti agli esponenti bancari, attualmente normati da un pantano di regole nazionali che rende meno incisiva l’azione della Bce (e proprio per questo annovera numerosi sostenitori in diversi paesi dell’Unione): due temi su cui la Commissione aveva fatto proposte coraggiose, ma il Consiglio si è orientato verso un compromesso al ribasso.

Su questo e altro si giocherà la partita parlamentare nei prossimi mesi, con la speranza che le regole possano vedere la luce con adeguato anticipo sulla data di entrata in vigore. Perché, di tutti gli oneri che le banche sopportano per adeguarsi alla normativa di vigilanza, il costo dell’improvvisazione è certamente il peggiore.

Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

SOSTIENI LAVOCE

Articolo precedente

Cattolica, Teatro della regina: arriva la comicità il 24 febbraio Guido Catalano e Roberto Mercadini

Articolo seguente

Liliana Resinovich si è tolta la vita

Redazione

Redazione

REDAZIONE LA PIAZZA

Articoli Collegati

Mirco Bastianelli
Economia

Pesaro. Ketobar, sbarco pesarese per Marco Bastianelli

21 Aprile 2025
Vignetta di Cecco
Economia

Economia. Quella diffusa sensazione di fragilità economica

20 Aprile 2025
Economia

Rimini FierA (Ieg), acquisita la brasiliana Fiera internazionale dell’Agroindustria Feed & Food

17 Aprile 2025
Gianluca Spadoni
Economia

Riccione. Gianluca Spadoni: “Dazi, più di un’a piccola impresa su due stima nel 15 per cento la perdita del fatturato”

17 Aprile 2025
Economia

Economia. Perché all’Europa conviene mostrarsi falco

16 Aprile 2025
Economia

Gabicce Maremonte, presentata l’immagine 2025 di Gabicce Maremonte, la Pocket Guide turistica e il sito www.gabiccemaremonte.com

9 Aprile 2025
Vignetta di Cecco
Economia

Legacoop Romagna: “L’Europa reagisca sulle multinazionali digitali”

8 Aprile 2025
Coriano. Colline riminesi con vigneti
Economia

Provincia di Rimini, l’agricoltura vale l’1,1 per cento della ricchezza prodotta con 2.290 imprese

3 Aprile 2025
Mostra più articoli
Articolo seguente

Liliana Resinovich si è tolta la vita

Stefania Sabba e Gioacchino Cusmano

Il dottor Gioacchino Cusmano in pensione dopo 21 anni di servizio a Verucchio

Giovani e smartphone

Mio figlio mi insegna a vivere

Un anno dopo gli stessi sguardi tristi, persi nel vuoto

Ricerca articoli e archivi

No Result
View All Result

Articoli

gruppo292.com

Articoli recenti

  • Misano Adriatico. Leurini, bella impresa alla Chianti Ultra Trail 23 Aprile 2025
  • Pesaro, 80 anni dalla Liberazione: tutti gli eventi 23 Aprile 2025
  • Pesaro. Infermieri, lauree in Comune 23 Aprile 2025
  • Misano Adriatico, Oktoberfest di primavera dal 30 aprile all’11 maggio 23 Aprile 2025
  • Riccione celebra Alessio il beato non beato 23 Aprile 2025
La Piazza | Notizie, Politica, Economia, Cultura e Società dalla Provincia di Rimini e Pesaro-Urbino

© 2025 .292-

La Piazza delle province di Rimini e Pesaro. Redazione : Piazza Gramsci, 34 - 47843 Misano Adriatico | p.iva 02540310402

  • Chi siamo
  • Redazione
  • Collabora con noi
  • Pubblicità
  • Contatti

Direttore Responsabile: Giovanni Cioria

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
No Result
View All Result
  • Home
  • Politica
  • Economia
  • Cultura
  • Sport
  • Turismo
  • Eventi
  • Rubriche
    • Cronaca
    • Dalla nostra terra
    • La buona tavola
    • L’opinione
    • L’altra pagina
    • Spiega l’esperto
  • L’inchiesta
  • Redazione
  • Pubblicità
  • Contatti

© 2025 .292-