“Mai un’estate con questi risultati”. Lo racconta un bravissimo albergatore del Riminese. Struttura di famiglia, è alla terza generazione. La sua forza è l’accoglienza in stile romagnolo, una cucina tipica nel segno della grande qualità ed un’innovazione continua.
A Gradara, le presenze e gli “affari” mai come quest’anno rispetto al 2022 che ha rappresentato l’annata dei record.
Una primaria azienda del Riminese che serve alberghi, bar e ristoranti, ad oggi, ha avuto ricavi superiori a quelli dello scorso anno, già da primato.
Una cooperativa di bagnini che ha fatto investimenti importanti e che ha una merchandising a livello dei maggiori brand italiani ha fatto segnare un più 7% la scorsa settimana.
La parola crisi significa cernita, selezione. E’ un percorso naturale che divide il grano dal loglio. E le crisi dovrebbero rappresentare il seme dell’innovazione. Di mettere la lente di ingrandimento sulle cose che non vanno. La crisi del turismo del Riminese è lo specchio della crisi del turismo italico: fattori interni ed esterni. Sono stati fatti forse in buona fede una caterva di errori. Basta leggere i numeri nei decenni. Nei primi anni ’70, l’Italia era la prima meta turistica mondiale; oggi oltre il quinto posto. Le ragioni?
Il turismo è stato frammentato in 20; se ne occupano le regioni. Come dice Roberto che ama parlare rievocando la civiltà contadina: “L’aratura non si fa con le zappatrici, ma con il trattore. Le 20 regioni rappresentano le 20 zappatrici; insomma, addio semina. In Francia, spende in assoluto meno dell’Italia (200 contro i 400 milioni) la promozione turistica è centralizzata, da noi l’esatto contrario”.
In un periodo in cui ci si sposta in aeroplano, l’Italia con i suoi 100 aeroporti difetta di collegamenti diretti con la ricca Europa.
Altro elemento è l’Enit (Agenzia nazionale per il turismo). Basta fare una telefonata e capisci tante cose, che c’è poca disponibilità ed una certa noia. Per usare un’immagine abusata, si potrebbe dire che è il classico carrozzone statale. Chi scrive, raccontando i fatti nudi e crudi per l’impatto negativo, ha scritto anche all’allora presidente, Evelina Christillin, la blasonata piemontese, con sorpresa, non ha mai risposta. Nella più tipica triste cultura italica. Che non abbia ricevuto la missiva.
A questi macro fattori, va aggiunta la congiuntura mondiale sfavorevole: la guerra russo-ucraina, la schizofrenia dei mercati energetici, il rialzo del tasso dei mutui che ha assottigliato la capacità di spesa della famiglia media.
Infine, ci sono i problemi interni: quelli legati al Riminese. Al primo posto, è il caro affitti, spesso strutture da tristezza, una certa invivibilità interna.
Quanto sopra, sono soltanto degli spunti sui quali riflettere. Come diceva il grande Benedetto Croce quando era ministro: “Sull’argomento sappiamo tutto, che cosa facciamo”.