SCARPER TO SO BARAC E BURATAIN
CALZOLAIO, CIABATTINO, ZOCCOLAIO, CINTAIO, COLLETTARO, PIANELLAIO, BORSARO, SPAGOLIN,
SELLARO, SCARPER, alcuni dei tanti loro nomi, ISCRITTI AL’ALBO SUPERIORE degli artisti. Cosi vollero i
Medici proprio dietro il loro palazzo della Signoria, nominandogli una loro via, non ammettendo analfabeti,
figli illegittimi e pregiudicati. La bottega passava da padre in figlio. Obbligo? Aperti la domenica per il dopo
messa, per eventuali prove, cuciture e riparazioni. Le scarpe venivano rattoppate in ogni modo. Sapevano
quando era il momento di passarle al più piccolo della famiglia dal grande. Il popolo ne possedeva tre paia;
per la campagna; scarponi pelle di vacchetta, per le feste pregiate: daino, cervo, in estate aperte con fibbie
metalliche o ritagli. Etrusche, Romane e Barbare le provenienze medioevale: stivaletti, sandali a mezza
gamba, gambali, parapetti, elmi, molte di queste arti poi trasformate nel Rinascimento, grazie ai Medici
fiorentini.
Nel tempo il mestiere, tra rivoluzioni, cambiamenti sociali e carestie giunge, agli ultimi due tre
secoli trascorsi, a noi. Alcuni calzolai, non essendo stati inghiottiti dalla febbre industriale, sono diventati
famosi: Ferragamo con artigianale provenienza da un piccolo borgo, sperduto del sud, calza dive e celebrità,
molti altri sono scomparsi o stanno per darlo.
Mastro Segnallin, non lontano da noi, cuce scarpe per il Papa. Il maestro Ciccio Liberto, un po’ lontano dalla Romagna a Cefalù, inventò scarpette per piloti. In una Targa Florio, iniziò nel sostituirne in pochissimo tempo un paio per il mitico Ignazio Giunti, non trovando
più le sue. Pilota mito della fantastica Alfa GTA. Idolatrato dai sessantottini, frustrati delle umili
performance della loro Fiat 595, magari artigianalmente truccata, spesso con la sola insegna: Scorpione
Abarth, ma possedere una Alfa GTA, con simili feroci caratteristiche. Da Ciccio si avventarono in poco
tempo, Lauda, Senna, Schumacher, Regazzoni e altri famosi miti della formula UNO e GRAN PRIX.
Da Ciccio non arrivò il nostro Valentino: lui non aveva bisogno di scarpette speciali nel caso smarrite, avrebbe vinto
anche a piedi nudi, emulando sicuramente un altro mito che correva scalzo. I suoi colleghi arrivavano con
aerei privati da poter prendere le cosi dette misure da Ciccio. Nella nostra Romagna, paesi e città avevamo i
SCARPER per famiglie povere o ricche: cucivano, riparavano scarpe per feste, balli, cerimonie, per scuola,
per la campagna; borse, portafogli, cinture, selle per Asini, Muli e Cavalli e altro. La società postmoderna ,a
loro non gli ha tolto solo il cucire le pelli e aggiustare le scarpe, ma addirittura tagliato le gambe detto
popolare!. Sostituendo le loro arti artigiane e storiche sagome con sgraziate forme PLASTICHE,
rinchiudendoli per sempre nelle loro piccole scavate botteghe, con antico odore di concia e colla. I pochi
rimasti sono anziani maestri, demoralizzati. Pochissimi giovani li sostituiscono.
A Cesena, un piccolo gruppo accampatosi in un Bar, aggiungendo una bottega, cosa veramente non solo simpatica, ma futuristica:
CALZOLERIA TALONS BAR – sarà un nuovo incentivo per toglierli dal’agonia? Il Procuratore Nicola Gratteri,
nelle apparizioni sui media, racconta con orgoglio di aver come primo approccio nel suo piccolo paese il
lavoro di SCARPER. Addirittura il popolare attore Daniel Day Lewis, celebre interprete Hollywoodiano di
famosi film, tra cui: IL MIO PIEDE SINISTRO, tratto dalla drammatica commedia teatrale dello scrittore
irlandese Cristy Brown, ambientato a Dublino. Storia avvincente e drammatica di un giovane di povera
famiglia, nato con piedi deformati. Talmente influenzato con entusiasmo di questo suo ruolo, apre a
Firenze una bottega, dove lui stesso diviene SCARPER. Dopo un paio di anni Scorsese, con molte difficoltà e
suppliche, lo riportò nuovamente sui set cinematografici, ma rimasto ancora partecipe nel poco tempo
libero, all’ombra di Giotto e Brunelleschi, nella scena SCARPER. Affascinato dal maratoneta Etiope Abebe
Bikila , medaglia oro olimpiadi di Roma, un cronista chiese: “Lei perche corre scalzo?” “ Toccando terra, mi
trasmettono piacevoli sentimenti, calore e spiritualità”, risponde Abebe. Il professore Francesco Tullio
Altan, antropologo viaggiatore, anche studioso degli stradi terrestri, conferma il coraggioso etiope;
affermando addirittura che i piedi hanno più sensibilità delle mani. Cari SCARPER, con quei tanti vostri
variopinti nomi, affascinando cosi illustri personaggi, ci sono rimaste pochissime probabili scelte: CON
SARCASMO: camminare con la sgraziata PLASTICA o ringraziare il Prof. ALTAN e il NOSTRO
INDIMENTICABILE IDOLO MARATONETA ETIOPE ABEBE BIKILA: CAMMINARE A PIEDI NUDI????