La candidata del centro-destra a presidente della Regione Emilia Romagna Elena Ugolini presenta il programma sulla sanità.
“Finché continuiamo a raccontarci che siamo i primi in tutto, tra cui la sanità, non guarderemo mai alla vita reale e alle richieste dei cittadini. Dobbiamo realizzare una grande riforma del servizio sanitario regionale, partendo innanzitutto da un nuovo metodo basato sulla “presa in carico” dei cittadini. La nostra società sta attraversando due tipologie di transizioni: da una parte siamo una società con sempre più persone anziane e sole; dall’altra, ci sono forme di cronicità crescenti e che oggi rappresentano il 75% della spesa del servizio sanitario nazionale. L’obiettivo principale è sostenere un Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universalistico, garantendo uguali opportunità di salute per tutti. Dovremo cambiare il modello di governance regionale, applicando il principio di sussidiarietà e promuovendo la partecipazione dei professionisti e delle loro rappresentanze, che non sono mai stati realmente inclusi nelle scelte gestionali. Una programmazione partecipata è l’unica via di fuga per far tornare i giovani ad essere innamorati di queste professioni; ma, ancor più importante, è l’unica via per far sì che non ci siano più dimissioni di massa” ha dichiarato Ugolini durante la conferenza stampa.
“Per com’è strutturato oggi il sistema sanitario regionale, il cittadino si trova a vagare tra enti e strutture senza una guida precisa che lo accompagna. È questo che dobbiamo cambiare, adottando il modello della “presa in carico”. L’adozione di tale paradigma rappresenta il contesto favorevole per applicare sistematicamente la medicina di iniziativa, che è una delle sfide più avanzate che il Servizio Sanitario Regionale deve fare propria. Dobbiamo passare dal paradigma “dell’attesa” ad un approccio pro-attivo per intercettare vulnerabilità e rischi di instabilità delle patologie croniche o di decadimento psico-fisico quando ancora non si sono tradotti in una domanda esplicita.
Adottare il modello della “presa in carico” significa seguire le persone nel percorso sanitario. I mezzi per farlo sono diversi: penso alla telemedicina, alla rete dei medici di famiglia, alle farmacie e ai pediatri. La nuova sanità dovrà seguire la persona nelle loro terapie. Per farlo è primario il ruolo degli infermieri, integrando la medicina di specialistica con la medicina generale. Finché il paziente ha una complessità grave, allora li è fondamentale la medicina specialistica; poi, però, dobbiamo transitare il paziente sulla medicina territoriale. La presa in carico comporta che metteremo in relazione i professionisti e le strutture sanitarie con percorsi chiari. Significa ricomporre il percorso dei cittadini senza lasciarli soli. Non prevedo per questo modello un unico regista. Chi fa da regia ha un solo obbligo: quello di essere comunque collocato sul territorio e di volta in volta, in base alle richieste, può essere il medico di medicina generale, il medico di libera scelta, il care-giver… l’aspetto fondamentale è che il regista abbia a sua completa disposizione le risorse e che sia sul territorio” prosegue la candidata civica appoggiata dal centrodestra.
“Questo programma di riforma è chiaramente un percorso di mandato di cinque anni. Per affrontare le necessità della nostra sanità non possiamo dare soluzioni semplici e immediate, prenderemmo in giro i cittadini. De Pascale dice che servono più soldi? Non ha di certo scoperto l’acqua calda, ma dobbiamo ricordarci due punti fondamentali. Innanzitutto, il governo Meloni ha finanziato il Fondo Sanità di 128 miliardi e 869 milioni di euro per il 2023, di 134 miliardi per il 2024 e di 135 miliardi e 400 mila euro di 2025. Si tratta di un record assoluto. De Pascale dove pensa di trovare quei soldi? Aumenta le tasse? Il governo di centrodestra non lo farà. Vuole aumentare il debito? Alla faccia del “candidato giovane” che guarda alla generazione dei quarantenni e degli “under”. Vuole ridurre la spesa pensionistica? Dica come lo vuole fare. Non passa tutto da avere più soldi, anche se anche io chiederò più finanziamenti alla sanità. Avere a disposizione più soldi ma al medesimo tempo mantenere la stessa gestione è inutile”.
Tra gli altri punti del programma della sanità, “è fondamentale rafforzare i Dipartimenti di Salute Mentale per prevenire il disagio emotivo e psicologico fin dalla pre-adolescenza. È cruciale dare priorità alla disabilità e alla non autosufficienza nella riforma dei servizi sanitari territoriali, incrementando il Fondo Regionale della Non Autosufficienza per innovare i servizi. La creazione di un ecosistema digitale è fondamentale per migliorare l’accessibilità e la fruibilità dei servizi sanitari, in particolare quelli territoriali, secondo il principio della presa in carico”.