Gradara contemporanea mostra d’arte diffusa nel borgo di Gradara.
Inaugurazione il 13 giugno alle 18, presso il MARV – Museo d’Arte Rubini Vesin di Gradara, la IV edizione della rassegna d’arte Gradara Contemporanea, promossa dall’Associazione Gradara Contemporanea in collaborazione con il Comune di Gradara e la Rete Museale Marche Nord, e il patrocinio della Direzione Regionale Musei Nazionali Marche, della Rocca Demaniale di Gradara e del Consiglio Regionale delle Marche.
La rassegna nasce nel 2021 con lo scopo di “valorizzare uno dei borghi più belli d’Italia con l’arte contemporanea, in continua evoluzione e motore d’attrazione anche per un turismo più giovane e alternativo”. Essa si prefigge il duplice obiettivo di valorizzare un prezioso gioiello del territorio, il borgo storico e la Rocca di Gradara, e di sostenere e promuovere l’arte contemporanea, inserendo il borgo all’interno del circuito culturale e artistico nazionale e attirando un turismo di qualità sul territorio marchigiano, anche con l’obiettivo di superare il turismo di prossimità.
La IV edizione di Gradara Contemporanea si sviluppa in tre eventi espositivi diffusi, ospitati dalla Rocca Demaniale di Gradara, in una sezione del museo MARV di Gradara e presso il prestigioso edificio cinquecentesco di Villa Conventino. Per l’edizione 2024, la rassegna ha selezionato le opere di 23 artisti emergenti di estrazione sia nazionale che internazionale:
Lorenzo Amadori
Paola Amati
Elisabetta Angeli
Leonardo Blanco
Mario Cannito
Giuliano Cardellini
Davide Conti
Francesco Ferranti
Angela Filippini
Davide Frisoni
Luca Giovagnoli
Renzo Jarno Vandi
Alessandro La Motta
Enzo Leone
Miriam Lopez De La Nieta
Filippo Manfroni
Giorgia Melagrana
Mauro Pipani
Carlo Ravaioli
Marco Salom
Marialuisa Tadei
Marco Vaccaro
Yigit Yazici
La rassegna Gradara Contemporanea nasce con l’obiettivo di promuovere l’arte contemporanea in tutte le sue forme. Tra queste, vi è anche il desiderio di sostenere il collezionismo privato del territorio, capace di sedimentare nei luoghi della rassegna tesori d’arte che rimarranno a disposizione delle future generazioni.
In occasione della IV edizione, il Museo MARV, attivo nella promozione del collezionismo privato del territorio, è fiero di ospitare due ospiti eccezionali, che entreranno in dialogo con gli artisti della Rassegna: Mario Schifano, tra i massimi esponenti dell’arte pop italiana del Novecento, presente con l’opera Senza Titolo (Esso), del 1980, e Achille Wildi (1902-1975), maiolicaro e artista pesarese di cui viene presentata una selezione di pittura, maioliche, disegni e, soprattutto, l’eccezionale ciclo del Viaggio in America, del 1955. Per la sua straordinaria qualità, la collaterale di Wildi è stata inserita nel circuito di Rete della IV edizione della Biennale del Disegno di Rimini.
La rassegna Gradara Contemporanea sarà aperta al pubblico dal 14 giugno al 14 giugno, e dal giovedì alla domenica, dalle 17 alle 22.
Inaugurazione: giovedì 13 giugno alle ore 18.00 presso il Museo MARV.
Il MARV | Museo d’arte Rubini Vesin
Il MARV, una delle tre sedi dell’esposizione, è dal luglio 2022 il Museo Civico del Comune di Gradara, e dal 2023 parte della Rete degli Istituti e dei Luoghi della Cultura della Regione Marche, afferendo, assieme al comune di Gradara, alla Rete Museale Marche Nord. Il museo si sviluppa negli ambienti settecenteschi di Palazzo Rubini Vesin, dimora nobiliare nel cuore del centro storico, da sempre punto di riferimento per il territorio. Dotato di antiche grotte, l’edificio si sviluppa su tre assi, attorno ad un grande cortile centrale; nel 1707 assume l’attuale configurazione ad opera dell’arcidiacono Giacomo Rubini (1672-1752): ancora oggi si possono ammirare le sale del piano nobile, parzialmente decorati da stucchi e affreschi, alle quali si accede da un elegante scalone monumentale. Negli anni Novanta del Novecento, a seguito di importanti lavori di riqualificazione, l’edificio recupera la funzione di polo culturale, sede di una delle prime ludoteche d’Italia, cuore pulsante di iniziative, progetti, manifestazioni e mostre temporanee. La vocazione artistica emerge nel corso degli ultimi decenni di attività: Palazzo Rubini dal Duemila ospita importanti esposizioni di arte antica e contemporanea e dal 2022 è sede dei Musei Civici di Gradara.
La Rete Museale Marche Nord
La Rete Museale Marche Nord nasce nel 2023 come aggregazione degli istituti e luoghi della cultura di quattro borghi marchigiani con meno di 5000 abitanti, caratterizzati dalla presenza di un ricco patrimonio culturale diffuso medioevale e rinascimentale: Gradara, comune capofila, Mombaroccio, Apecchio, e Borgo Pace. Subito dopo la fondazione, si aggregano alla rete altri due comuni territorialmente adiacenti, Terre Roveresche e Mercatello sul Metauro, portando la Rete a riunire oltre venticinque luoghi della cultura, tra cui si annoverano palazzi rinascimentali, pinacoteche, spazi espositivi, conventi medioevali, teatri, biblioteche e musei esperienziali e della civiltà contadina.
L’obiettivo della Rete museale, simbolizzato nel suo logo, è mettere in comunicazione i comuni marchigiani della costa adriatica, ricchi di flussi economici e turistici, con le bellezze dell’Alto Appennino, le sue bellezze naturalistiche, i suoi tesori da riscoprire. Perno dell’opera di valorizzazione dei beni storici, artistici e sociali è l’inclusione partecipativa delle comunità locali, che trovano nel proprio retaggio storico un importante incentivo identitario, turistico, economico, e di miglioramento della qualità della vita.
Gli artisti (selezione)
PAOLA AMATI. (Riccione 1973). Vive e lavora a Rimini. La sua arte nasce con lei: fin da bambina tiene in mano matite e colori e gran parte dei suoi pomeriggi erano occupati dall’attività pittorica. Già da piccolissima aveva ben in mente cosa volesse fare da grande: l’artista. Dopo anni in cui la Amati si è occupata di decorazioni di interni e pittura su stoffa, collaborando con marchi internazionali come Moschino e Rifat Ozbek, approda in maniera definitiva alla pittura. Le sue tele sono l’espressione personale della sua visione della realtà. Realizza opere materiche costituite da sovrapposizioni di colore spalmato sul supporto con la spatola. I contrasti coloristici sono vivaci e contrastanti. Nei suoi volti nulla è lasciato al caso, ogni sfumatura è fondamentale al messaggio d’insieme. L’artista realizza racconti astratti e ritratti in cui l’attenzione si focalizza sulla potenza dello sguardo. Gli occhi mettono in luce un mistero celato che abita l’anima di ogni soggetto. Ha esposto in numerose mostre collettive ed è rappresentata dalla galleria d’arte Art Preview.
ELISABETTA ANGELI. (Rimini 1980). Vive e lavora a Rimini. Dopo essersi formata in grafica e fotografia presso l’Istituto d’Arte Federico Fellini di Riccione ha iniziato a lavorare come graphic designer e successivamente ha fondato Inéditart, il proprio studio creativo. Le sue opere sono il risultato di una commistione tra illustrazioni, interventi pittorici e collages. I soggetti sono paesaggi di derivazione fiabesca, bagnanti e tuffatrici, ritratti di personaggi iconici del mondo dello spettacolo, della storia e della cultura; tutti caratterizzate dalla piattezza della superficie e dai colori tenui e neutri che spesso entrano in contrasto con un particolare dell’opera. Elisabetta Angeli ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in gallerie italiane.
LEONARDO BLANCO. (Santarcangelo di Romagna, 1968). Vive e lavora nella Repubblica di San Marino. Blanco si muove dalla scultura alla pittura fino all’installazione. Nei suoi dipinti astratti, caratterizzati da un forte carattere materico, il protagonista assoluto è il gesto: un segno immediato, rapido, realizzato non con un semplice pennello, ma con l’ausilio della forza del corpo; un segno slegato da ogni riferimento figurativo realistico. Quelle di Leonardo Blanco sono opere coinvolgenti, con cui si stabilisce un forte dialogo emotivo, suscitano nell’osservatore diverse impressioni e lo portano a recepire il messaggio dell’autore. Proprio queste superfici ampie e immersive rappresentano un carattere peculiare del linguaggio dell’artista. Utilizza materiali di supporto differente, dalla carta, al legno e all’alluminio, sui quali lavora per accumulo di strati di materia pittorica e resina. Le opere di Blanco sono esposte numerose collezioni d’arte pubbliche e private. Ha esposto i propri lavori in varie esposizioni Italia, in Belgio, a Londra, a Los Angeles, a Istanbul, negli Emirati Arabi Uniti, alla Biennale d’Arte di Pechino (2005), e alla 53° Biennale Arte di Venezia (2009). Inoltre, è vincitore di importanti premi e concorsi per committenze pubbliche.
ANGELA FILIPPINI. (Pesaro). Vive a Riccione. Dopo la formazione artistica ha operato per anni nel settore della moda, collaborando con celebri marchi, come Prada e Moschino. Nonostante il cambio di percorso, l’elemento primario è rimasto lo stesso: il tessuto. L’atto creativo di Angela Filippini inizia dal rotolo di stoffa, al quale, innanzitutto, vengono tolti fili di trama e ordito, per risultare più sottile. La tela viene alleggerita e passa dall’essere mero supporto, spesso ignorato, a protagonista indiscusso. Questa operazione è il tratto distintivo della Filippini e attraverso questo atto di sottrazione si scopre la terza dimensione, non attraverso la sovrapposizione di strati di materiale, ma andando a bucare e a tagliare. In un secondo momento, tutto ciò che è stato “scavato” viene restituito, ma secondo un’analisi e una ricomposizione inedita, unendo tessuto, vernice e materia, così per dar vita a nuovi significati e nuove realtà. Questi lavori sono forme poetiche che danno forma ai sentimenti, alle paure e ai desideri dell’artista. Spesse volte richiamano alla mente paesaggi naturali congelati o notturni, legati sempre all’esperienza dell’artista. Compiendo uno scavo nel supporto, al contempo, l’artista compie uno scavo concettuale in sé stessa. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni private di tutto il mondo; ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
DAVIDE FRISONI. (Rimini 1965). Vive e lavora a Rimini. Si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e, fin da giovanissimo, inizia ad esporre i suoi lavori in Italia e all’estero. Lampioni, palazzi, automobili, semafori, insegne luminose, sono i soggetti principali dei dipinti di Frisoni, che coglie la bellezza nelle strade delle metropoli e negli scorci cittadini. Ma non solo, Frisoni è affascinato anche dalle vedute collinari e naturalistiche della sua terra. I giochi luministici e la sensazione che le opere possano continuare e andare oltre il limite fisico della tela rappresentano i caratteri che contraddistinguono la poetica dell’artista. Le sue opere sono presenti in musei, collezioni pubbliche e private nazionali e internazionali, ad esempio in numerose gallerie private in Turchia, presso la Ducati Collection di Tokyo e alla Sharon Gallery San Diego in California. Frisoni ha partecipato a numerosi eventi di rilevanza internazionale, ad esempio all’Art Expo di New York (2004), ad Art Basel Miami (2010), alla 54° Biennale di Venezia (2011); ha esposto in occasione della Biennale di Istanbul (2015) e ha iniziato un’importante collaborazione con numerose gallerie d’arte turche che dura tuttora. Nel 2021, in occasione dell’anno Dantesco, realizza una serie di opere che hanno come soggetto la Divina Commedia esposte in varie città italiane.
LUCA GIOVAGNOLI. (Rimini 1963) Vive e lavora a Rimini, dopo un soggiorno a Milano.
a vivere e a lavorare dopo un periodo milanese. Le due città di Luca Giovagnoli vivono nelle sue tele, in cui compie un elogio dei momenti quotidiani: scene di vita di coppia, di vita notturna della città lombarda o della capitale della riviera, individui che si rinfrescano in spiaggia, ma non solo. L’approccio di Giovagnoli all’arte è avvenuto primariamente con la grafica, per poi capire negli anni ’90 di esprimersi a pieno attraverso la pittura. Giovagnoli realizza dei dipinti dal carattere narrativo e si pone l’obbiettivo di evocare delle atmosfere per rendere eterno un tempo passato destinato a scomparire. Spesso l’incipit che da forma alle storie di Giovagnoli sono le parole dei conoscenti, ma anche degli sconosciuti, ricordi vaghi di situazioni che riemergono alla mente grazie a fotografie. I protagonisti sono recuperati dal passato e slegati da ogni tempo e proprio il tempo fa perdere loro i tratti somatici e distintivi rendendoli mere icone. I soggetti dell’universo dell’artista vengono immersi in uno sfondo astratto e concettuale celeste, uno sfondo indefinito, ma fortemente materico e tattile, realizzato con pittura mescolata a sabbia e a ghiaia. Colore indefinito, tra il Carta da Zucchero e il Fiordaliso, ma in cui l’osservatore si immerge profondamente fino a perdersi. Tra le figure che popolano l’immaginario di Giovagnoli, particolare importanza assume la bagnante e la tuffatrice, rigorosamente con costumi e cuffie anni ’50 e ’60 che riemergono fino a noi. Luca Giovagnoli è un pittore affermato nel panorama artistico contemporaneo, i suoi lavori sono in numerose collezioni private italiane e internazionali e in istituzioni italiane, tra cui il Museo PART di Rimini.
RENZO JARNO VANDI. (Repubblica di San Marino, 1974). É sempre stato un grande appassionato di modellismo automobilistico e non solo; abilmente, ha unito questa passione per le vetture d’epoca con quella per le arti visive e, da giovanissimo, ha iniziato a realizzare i suoi primi lavori bronzei. Le sue sculture sono sapienti riproduzioni dettagliate, realizzate con la tecnica tradizionale della fusione in bronzo a cera persa, assemblate e saldate con la brasatura degli elementi ed intagliate a mano. Il suo percorso artistico si evolve e nel tempo Vandi si approccia anche a soggetti figurativi e busti. Nel frattempo, lavora come modellista di un centro ricerche di un famoso marchio motociclistico. Oggi le sue sculture vengono battute in importanti aste come Sotheby’s, Bonhams e Christie’s e sono conservate in collezioni private e pubbliche.
ALESSANDRO LA MOTTA. Nasce a Rimini nel 1966 e nella città romagnola tuttora vive e lavora. Si è formato presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e in questo periodo di studi partecipa alle sue prime esposizioni collettive. La Motta utilizza vari medium espressivi, concentrandosi sempre su un elemento che contraddistingue i suoi lavori: il volto. Il viso, il più delle volte femminile, diventa esso stesso la superficie su cui sperimentare. I volti sono recuperati dichiaratamente dall’antichità classica e vengono trattati secondo varie tecniche: pittura, collage, sculture. Le opere d’arte di La Motta presuppongono uno studio puntuale dell’archeologia e della statuaria classica che permette una riproduzione di quelle immagini in gesso o in materiali moderni. Nei suoi lavori compie una rivisitazione contemporanea dell’iconografia classica. La dimensione del mito e della bellezza sono quindi il fulcro del suo lavoro, ma l’artista agisce su di essi strappando carta, intervenendo con strati di pittura e di cera, raschiando e portando via materia. La bellezza e la perfezione che caratterizzano un’epoca vengono meno a causa dello scorrere del tempo. Quello che sopravvive è un frammento, che nella contemporaneità è un ricordo dell’ideale classico di bellezza assoluta, che viene logorata adeguandosi ad un’epoca imperfetta e corrotta. Alessandro La Motta espone i suoi lavori in gallerie private italiane e internazionali, in istituzioni pubbliche, tra le quali il Parlamento Europeo di Bruxelles (2003) e l’Università Tongij (2011), ed in parchi archeologici come il Parco Archeologico di Naxos-Taormina (dal 2018 ad oggi). Ha partecipato alla Biennale di Dakar in Senegal (2004), all’Expo Universale di Shanghai (2010), alla 54° Biennale di Venezia (2011).
MIRIAM LOPEZ DE LA NIETA. (Londra 1981). Nasce da padre spagnolo e madre scozzese. Oggi risiede a Maiorca. Dopo gli studi di teatro e varie esperienze di performance art ha iniziato ad esplorare il mondo delle arti grafiche e pittoriche. Ha sviluppato una pratica di disegno automatico ad inchiostro su carta. La sua tecnica subisce un’evoluzione ed approda alla pittura ad olio. I soggetti dei suoi lavori sono figure femminile, ibridi tra esseri umani e figure animalesche. Sono soggetti spogliati della propria fisionomia che diventano icone delle emozioni di ogni donna. Spesso sono ritratte in posizioni scomode o/e sensuali, sono figure in grado di liberare i propri istinti e desideri reconditi. Ha partecipato a varie esposizioni collettive in Spagna, a Londra, in America e in Italia.
FILIPPO MANFRONI. (Rimini 1972). Vive e lavora a Rimini. Ha frequentato l’Istituto d’Arte di Urbino e successivamente la scuola del fumetto a Milano. È negli anni duemila che inizia ad avvertire il bisogno di trasmettere e dare forma alle proprie emozioni su una tela, così ha preso avvio il suo percorso pittorico. Fondamentale e propedeutica ai suoi lavori è l’osservazione, dalla quale apprende un’importante lezione e gli permette di riflettere sui suoi soggetti. Al centro delle opere d’arte di Manfroni è il corpo umano: un corpo che è fisicità ed estetica, ma anche psiche e emozione. Spesso sono rappresentati ingrandimenti di particolari umani ritratti con grande attenzione anatomica. I corpi di Manfroni possono essere immobili o in movimento e trasmettono le difficoltà e le insidie dell’esistenza; nonostante la fisicità, quei soggetti sembrano svuotati al loro interno, come privi di peso, corpi sospesi in grado di librarsi. Il lavoro di Manfroni si caratterizza da pennellate calibrate e raffinate; nelle ultime opere d’arte si sta muovendo verso una tecnica sempre più rapida, energica quasi impressionista. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia ed è rappresentato da gallerie private di fama internazionale.
MARIO SCHIFANO (Homs 1934 – Roma 1998) è stato uno dei principali artisti pop italiani ed europei. Figura di vasto respiro internazionale, amatissimo dal mercato e dai collezionisti, è stato artista prolifico, esuberante e noto per i suoi eccessi mondani.
MARIALUISA TADEI. (Rimini 1964). Ha studiato Storia dell’Arte all’Università di Bologna e Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Successivamente ha frequentato il Goldsmiths College di Londra ed è stata, per alcuni anni, allieva di Jannis Kounellis a Düsseldorf. Oggi vive a Londra, ma collabora con numerose istituzioni italiane e continua a portare avanti progetti nel proprio spazio espositivo, Il Giardino Bianco Art Space di Venezia. Nel corso della sua carriera ha sperimentato molteplici tecniche artistiche, ma dai primi anni ’90 si dedica prevalentemente alla scultura. Realizza opere scultoree utilizzando materiali differenti, spaziando da varie tipologie di marmo al metallo o dal vetro soffiato all’onice. I Materiali entrano in rapporto con la luca, respingendola o assorbendola. Le opere della Tadei sono vere e proprie poesie ermetiche, lei riesce ad invertire le qualità intrinseche dei materiali: ciò che è inconsistente si fa pesante, ciò che è pieno e denso diventa leggero ed inafferrabile. Il suo linguaggio artistico è spirituale ed evocativo, è dominato da linee curve e sinuose: gli elementi sono accostanti delicatamente, si intrecciano e si sfiorano secondo un’armoniosa melodia, indistintamente che si tratti di opere in marmo, in metallo o in vetroresina. Nelle sculture di Marialuisa vi è il ricordo di tempi e di mondi lontani, altri. L’obbiettivo esplicito dell’artista è quello di avvicinare l’uomo ad una dimensione assoluta. Espone in gallerie e nelle collezioni di musei italiani e internazionali. Marialuisa Tadei ha realizzato lavori per varie commissioni pubbliche e private, come la scultura per la città di Coral Springs in Florida, per la Florida International University a Miami, per gli uffici del The Times a Londra e per il famoso parco Inglese Yorkshire Sculpture Park. Ha partecipato più volte alla Biennale Arte di Venezia e in occasione della 59° Biennale Arte di Venezia (2022) il suo spazio espositivo ha ospitato il Padiglione del Grenada. Ha inoltre esposto, alla Biennale Architettura di Venezia (2010), ai Giochi Olimpici di Pechino (2008) e in numerose mostre personali e collettive. Oggi alcune sue opere sono esposte all’interno della mostra collettiva curata da Vittorio Sgarbi presso il Museo di Palazzo Doebbing a Sutri.
ACHILLE WILDI (Pesaro 1902-1975). Figlio di un calzolaio, dimostra sin da giovanissimo talento artistico, che lo porta a lavorare come ceramista in diverse fabbriche della zona. Negli anni Trenta inizia a viaggiare, spostandosi tra Parigi, Milano e le Marche; dopo la Seconda Guerra Mondiale, trascorre lunghi soggiorni negli Stati Uniti e ad Haiti, guadagnandosi l’epiteto di “dandy giramondo di provincia”. Fino a tempi recenti, Wildi era noto soprattutto come autore di alcuni dipinti, ceramiche di altissime qualità e alcuni disegni, in parte pubblicati nel corso degli anni Ottanta e Novanta. Nel 2012, un collezionista privato di Pesaro riscopre quello che è senza dubbio il suo capolavoro: un album di 162 disegni, eseguiti durante il viaggio negli Stati Uniti del 1955 e pensati per illustrare il volume di viaggio Appuntamento a Santa Barbara, edito in tiratura limitata a Pesaro presso il tipografo Nobili nel 1958. Il libro nasceva, quindi, come volume illustrato di viaggio, secondo un formato innovativo e che, grazie all’aggiunta di piccoli frammenti di testo in calce alle immagini, può essere individuato come un antesignano delle prime graphic novel americane, risalenti all’inizio degli anni Sessanta. La qualità altissima dei disegni viene immediatamente notata e apprezzata da esponenti di spicco del mondo della cultura come Antonio Faeti, Pupi Avati, Giuliano Vangi, Alberto Zedda e Gianfranco Mariotti, che vi individuano una delle più originali e significative creazioni grafiche del secondo Novecento italiano. “Nel rapporto provincia-città”, dichiara Antonio Faeti al giornalista Emanuele Coen de “L’Espresso”, “la collocazione di Wildi non sorprende: anche Mario Nanni e Serio Romiti sono “marginali” anche se veri maestri. Wildi viaggia in America nel 1955, ma in realtà è un autore di graphic novel di oggi, assolutamente nostro contemporaneo, che agisce, si comporta, delinea, contorna, condensa e stilizza, interamente, come i migliori tra i giovani talenti che operano sessant’anni dopo”.