Tratto da lavoce.info
DI CHIARA GIGLIARANO, professore ordinario di Statistica Economica presso la Scuola di Economia e Management della LIUC – Università Cattaneo
Il Rapporto Bes 2023 sul benessere equo e sostenibile disegna un quadro di luci e ombre. Ci sono i miglioramenti in campo economico, ma sull’ambiente si registrano peggioramenti. Persistono forti disuguaglianze di genere e territoriali.
Il Rapporto Bes dell’Istat
Come cambia il benessere nel Belpaese? Per rispondere, si possono utilizzare i dati forniti qualche giorno fa dall’Istat e contenuti nelRapporto Bes 2023 sul benessere equo e sostenibile in Italia e nelle sue regioni.
Il Rapporto, quest’anno alla sua undicesima edizione, presenta una fotografia molto dettagliata di come si vive nei diversi territori italiani in un’ottica multidimensionale, secondo la quale il benessere delle persone non è solo economico ma anche sociale e ambientale. Il Bes si basa, infatti, su 152 indicatori elementari raggruppati in 12 domini: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, innovazione, ricerca e creatività, qualità dei servizi.
Gli indicatori del Bes costituiscono una notevole fonte di informazione anche in chiave longitudinale, consentendo di studiare le dinamiche del benessere nel tempo, con stime annuali dal 2004 al 2023, l’ultimo anno disponibile per gran parte degli indicatori.
Il Bes non misura solamente il livello di benessere del nostro paese, ma anche come si distribuisce all’interno del territorio italiano e tra diversi gruppi socio-demografici. Come dice il nome stesso del Rapporto, si dà molta attenzione a monitorare sia le disparità, che sono soprattutto territoriali e di genere, che la sostenibilità del benessere in un’ottica generazionale.
Per comprendere meglio il fenomeno, gli indicatori Bes sono sia oggettivi sia soggettivi, consentendo di osservare anche la percezione che i cittadini hanno nei vari ambiti della loro vita (come, ad esempio, la soddisfazione per le relazioni sociali o per il lavoro ma anche la sicurezza percepita nel proprio quartiere).
Il quadro di sintesi che ci offrono i nuovi dati mostra come il benessere in Italia sia migliorato rispetto all’anno precedente per più della metà degli indicatori, ma sia peggiorato in quasi il 30 per cento del cruscotto Bes. I domini che peggiorano di più sono sicurezza e ambiente (in termini sia di indicatori oggettivi che soggettivi), mentre quelli che migliorano di più sono benessere economico, benessere soggettivo, istruzione e formazione.
L’Italia nel quadro internazionale
Nonostante l’Istat abbia registrato nell’ultimo anno un significativo miglioramento in molti domini del benessere, l’Italia continua a collocarsi in una posizione di svantaggio rispetto alla media dei paesi europei (Ue-27) per la maggior parte degli indicatori confrontabili.
In cima alla classifica degli aspetti del benessere che vedono l’Italia sotto la media europea, e con forti disparità di genere, si trovano la percentuale di lavoratori in part-time involontario (10,2 per cento in Italia, di cui 15,6 per cento per le donne e 5,1 per cento per gli uomini, contro il 3,6 per cento della media Ue-27) e il tasso di mancata partecipazione al lavoro (14,8 per cento in Italia, di cui 12,3 per cento per gli uomini e 18 per cento per le donne, contro una media europea dell’8,7 per cento). Anche le giovani generazioni italiane rimangono distanti dai coetanei europei, sia in termini di percentuale di Neet (Not in employment, education or training; 16,1per cento in Italia e 11,2 per cento in media nei paesi Ue-27) che di laureati tra i 25 e i 34 anni (in Italia è di 12,5 punti percentuali inferiore).
Viceversa, le condizioni di benessere in cui il nostro paese si posiziona sopra la media Ue-27 riguardano la salute (in termini di mortalità evitabile e infantile) e la sicurezza (per il tasso di omicidi).
Un paese, tanti livelli di benessere
Anche la disparità territoriale non accenna ad attenuarsi negli anni: nelle regioni del Nord e del Centro Italia il livello di benessere è prevalentemente alto o medio-alto (spiccano in particolare la Valle d’Aosta e le province di Bolzano e di Trento), mentre le regioni del Sud (e in particolare Campania e Calabria) mostrano livelli di benessere tendenzialmente bassi o medio-bassi. I domini dove la disuguaglianza tra le regioni è più marcata sono il benessere economico, l’ambiente e il paesaggio e il patrimonio culturale.
Grazie al recente progetto Best (Bes dei territori) avviato dall’Istat nel 2023, è possibile disaggregare ulteriormente l’analisi territoriale, consentendo confronti tra le province e rivelando come aree di una stessa regione possano avere marcate differenze di benessere.
L’edizione 2023 del Rapporto Bes contiene anche un interessante approfondimento tematico sulle disuguaglianze di benessere tra persone con diverso titolo di studio. Il Rapporto mostra come l’istruzione rappresenti una delle più̀ importanti determinanti del benessere multidimensionale. Dalla figura 2 si nota che un elevato titolo di studio influenza positivamente non soltanto gli indicatori di benessere economico e di partecipazione al mercato del lavoro, ma anche quelli legati alle relazioni sociali (volontariato e partecipazione culturale e sociale), alla salute (adeguata alimentazione, eccesso di peso, sedentarietà, mortalità evitabile) e al benessere soggettivo (fiducia generalizzata, giudizio positivo sul futuro, soddisfazione per il lavoro e per le relazioni amicali). Dunque, l’istruzione ha un ruolo centrale nel favorire lo sviluppo di molte dimensioni del benessere.
Con la straordinaria ricchezza di informazione messa a disposizione di tutti, il Rapporto Bes si rivela anche quest’anno un importante strumento a supporto non solo del decisore politico nazionale, ma anche delle amministrazioni locali, con l’obiettivo di tenere monitorati i divari di genere, generazionali e territoriali, che sono ancora troppo marcati nel nostro paese.
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