Toponomastica: omaggio a Tina Anselmi, porterà il suo nome la rotonda a Viserba monte, tra le vie S. Bizzocchi, S. Martino Riparotta e Achille Grandi
Il Comune di Rimini vuole rendere omaggio a Tina Anselmi, politica e partigiana, dedicandole la rotonda posta a Viserba Monte, all’intersezione tra le vie S. Bizzocchi, S. Martino Riparotta e Achille Grandi. Per il Comune saranno presenti Chiara Bellini, vice-sindaca e l’assessore alla Toponomastica Francesco Bragagni.
Chi era Tina Anselmi
Tina Anselmi nacque a Castelfranco Veneto il 25 marzo 1927. Cresciuta in una famiglia cattolica (padre socialista), portò orgogliosamente la tessera del partito firmata da Giacomo Matteotti facendo l’intera trafila nella Gioventù Femminile di Azione Cattolica. Dopo aver frequentato il ginnasio nella città natale, proseguì gli studi all’Istituto Magistrale delle Suore del Sacro Cuore di Bassano del Grappa. Il 26 settembre 1944, in seguito a un rastrellamento tedesco, il tenente delle SS Herbert Andofer ordinò di impiccare 31 giovani, che rimasero appesi agli alberi di viale Venezia. Un tetro spettacolo al quale anche le studentesse della scuola furono costrette ad assistere. Fu allora che Tina Anselmi condivise il pensiero di don Luigi Piovesana, che giudicò inaccettabili questi crimini e si avvicinò alla Brigata Autonoma “Cesare Battisti”, comandata da Gino Sartor. Quest’ultimo assecondò la scelta della giovane Anselmi, affidandole il compito di staffetta, con il nome in codice di «Gabriella». Ai compiti di spola tra le varie brigate della zona, si affiancò la partecipazione ad alcune azioni di sabotaggio ai treni. Nel marzo del 1945 di fatto fu al servizio del colonnello Cesare Sabatino Galli, ai vertici del comando militare unico del Veneto, noto con il nome di battaglia di «Pizzoni».
Fu riconosciuta dall’apposita commissione regionale triveneta come «partigiana combattente» dal 1° settembre 1944 al 5 maggio 1945. Dopo la fine della guerra, Tina Anselmi si iscrisse all’Università Cattolica del Sacro Cuore, laureandosi in lettere. Nel medesimo tempo, cominciò ad impegnarsi a livello sindacale, prima nella Confederazione Generale Italiana del Lavoro Unitaria, poi dal 1950, nella Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori, operando tra i tessili e poi tra gli insegnanti elementari. Proprio questa categoria era diventata la professione alla quale si era avviata dopo gli studi. La sua attività si spostò quindi a livello politico, divenendo dal 1958 al 1963 incaricata nazionale delle Giovani della Democrazia Cristiana, per poi essere eletta alla Camera, dove rimase ininterrottamente dal 1968 al 1992. In questo lungo periodo si occupò prevalentemente delle questioni inerenti al lavoro e alle pari opportunità. Anche per questi interessi, fu sottosegretario al Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale dal 1974 al 1976, prima di essere nominata titolare – la prima donna a ricoprire questo ruolo – dello stesso dicastero nel 1976. Nei due successivi governi Andreotti, fu Ministro della Sanità dal 1978 al 1979, promuovendo il Servizio Sanitario Nazionale. Nel 1975 aveva guidato la delegazione italiana alla World Conference on Women promossa dall’ONU a Città del Messico. Nel 1981 fu Presidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulla Loggia Massonica P2, che svolse un difficile ma importante lavoro, chiuso nel 1984 con una relazione approvata a grande maggioranza. Nel 1989 presiedette la Commissione Nazionale per le Pari Opportunità e nel 1997 entrò a far parte della Commissione Governativa d’Inchiesta sull’Operato dei Soldati Italiani in Somalia, per poi presiedere la Commissione Nazionale sulle Conseguenze delle Leggi Razziali per la Comunità Ebraica Italiana, che terminò i lavori nel 2001.
Presidente onoraria dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, fu colpita da un ictus che ne aggravò le condizioni, morendo a Castelfranco Veneto il 1° novembre 2016.