In Via del Passero sono già stati abbattuti 10 platani.
Me lo ha segnalato una signora che risiede in quella via. Mi ha cercata, perché cerca aiuto. “Uno di quelli
che hanno abbattuto era proprio davanti alla mia finestra” -dalla sua voce, nel pronunciare quella frase,
trasuda non solo tristezza, ma anche un moto di sincero affetto e- cosa più importante: una relazione. La
voce della signora Francesca testimonia un legame di tanti anni con quell’albero.
Com’era quel detto? Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna? Io credo che dovremmo anche
imparare ad ammettere che dietro un grande albero c’è spesso una grande donna. Non solo grande, ma
anche inascoltata- e soprattutto sola. I diritti di questi grandi e generosi esseri viventi si legano infatti alle
persone che li vedono crescere e che crescono insieme a loro. E la voce di Francesca, il suo stato d’animo, mi
ha subito riportato a un’insolita telefonata che ho ricevuto una mattina di luglio. Era una signora (ancora
una volta una donna) marchigiana, di Recanati. La sua voce, prima che arrivasse il contenuto e il motivo
della telefonata, sapeva già di fatica, e di profondo sconforto. Io tornavo dal parco Marecchia, dov’ero stata
per quel pioppo destinato ad essere abbattuto e lei- lei mi cercava proprio per gli alberi. Mi diceva che non
sapeva più che cosa fare, che aveva provato a contattare associazioni, giornalisti, politici, ma nessuno le
dava ascolto, nessuno che volesse aiutarla. Era la voce di una donna di una certa età- questo aspetto mi è
rimasto molto impresso. Lei mi parlava come se fossimo vicine di casa, mi parlava come fosse la cosa più
naturale del mondo confidarsi con me, e in effetti lo era. Non so neanche da chi avesse avuto il mio numero,
ma mi disse di avermi chiamata per chiedermi che cosa avrebbe potuto fare per difendere gli alberi. Le ho
detto la verità- che non sapevo come aiutarla, che quel sentimento di solitudine e impotenza che sentivo in
lei riguardava anche me. E da quel giorno immagino spesso una folla di donne, di signore di una certa età-
sole, con il loro amore verso la natura. Alcune le ho conosciute di persona in questi anni e sono riuscite a
farsi ascoltare. Penso a Giuseppina, che ci è riuscita a difendere il suo nido di balestrucci dai lavori di
ristrutturazione del tetto. E penso a Maria, la signora delle rondini, con la sua frase di cui il figlio Aldo va così
fiero: “nessuno tocchi le rondini!” – che a 97 anni suona ancora più potente, inutile negarlo. Allora il fatto
che in via del Passero ci sia Francesca, che ha anche problemi di salute, una signora in dialisi- che si
preoccupa della sorte di quei platani, e che mi cerca perché cerca aiuto, è un segno evidente di abbandono-
non so se soltanto da parte della politica, ma di certo si tratta di abbandono. “Ho chiamato in Comune e
hanno tagliato corto, dicendomi che sui platani c’è una perizia che ne giustifica l’abbattimento. E quando ho
chiesto se verranno ripiantati mi è stato risposto in modo poco simpatico che sì verranno ripiantati, ma
ALTROVE”. Al di là delle motivazioni alla base di questi abbattimenti, Francesca merita attenzione. La perizia
deve esserle mostrata, spiegata, con tutto il tempo che serve. Non possono cadere dall’alto decisioni come
queste, perché gli alberi sono un bene comune. Senza contare gli evidenti segni di sofferenza, frutto di anni
di potature sbagliate che hanno indebolito i platani (forse al punto da farli ammalare?). Senza contare il
particolare che uno dei platani già abbattuti si trovasse proprio davanti a una casa di quelle modernissime e
al suo ampio cancello destinato alle auto. Perché la signora lo sa che in tanti nella sua via vogliono fare
piazza pulita di alberi, soprattutto per i parcheggi. Ma una cosa è certa: se gli alberi si legano al diritto alla
salute- e una sentenza molto recente del Tribunale di Torino ce lo ricorda- anche la relazione con gli alberi
dovrebbe essere un diritto. E se Francesca farà di tutto per continuare a difendere i suoi grandi vicini di casa,
io la capirei perfettamente.
Io al suo posto farei lo stesso.
Arianna Lanci (Monumenti Vivi Rimini)