REPUBBLICA ROMANA
25 FEBBRAIO 1849
QUANDO SI ANDAVA A VOTARE CON LA BANDA IN TESTA
“Repubblica Romana
Nel nome di Dio e del Popolo
A Saludecio, Terra di Residenza Governativa
nel Distretto di Rimino, Legazione di Forlì.”
[OMISSIS]
“Successivamente si è chiamato il Capo del Comune di S. Giovanni in Marignano … e con esso entrarono nella Sala li Cittadini Elettori del suo Comune, in unione al Capitano Comandante la G. Nazionale, per depositare la Scheda, come in effetto depositarono, accompagnati col loro Concerto Musicale.”
[OMISSIS]
“Finalmente si è chiamato il Capo del Comune di Mondaino, Antonio Maresi, … e con esso entrarono nella sala gli Elettori del suo Comune, accompagnati dal Concerto Musicale, per depositare la Scheda…”
Così recita un documento – rinvenuto fortuitamente da Angelo Chiaretti sulle bancarelle di un mercatino dell’usato – a testimonianza del clima e dell’entusiasmo con cui i cittadini elettori dei Comuni di Saludecio, Gemmano, San Giovanni in Marignano, Montefiore, Montegridolfo e Mondaino, nel Febbraio del 1849 presero parte alla nascita della Repubblica Romana.
1. Il quadro storico.
Siamo nella primavera del 1849. Il Papa non c’è più: scappato in carrozza verso Gaeta, nascosto sotto una modesta tonaca da abate, la notte tra il 24 e il 25 Novembre A Roma per qualche mese si avvera il sogno di una Repubblica democratica, fiduciosa nella possibilità di costruire un mondo più giusto. Infatti l’art. 3 del Decreto Fondamentale dell’Assemblea Costituente recita: “La forma del governo dello stato romano sarà la democrazia pura, e prenderà il glorioso nome di Repubblica Romana”.
A difendere il “glorioso nome” e la “democrazia pura” accorrono ragazzi da tutta Italia e dal resto d’Europa, ma la prospettiva di una Repubblica che sostituisse lo Stato Pontificio in un’Italia ribelle, attraversata da Nord a Sud da moti rivoluzionari, è qualcosa che le potenze europee non possono digerire. Il Papa le chiama e le potenze accorrono, prima fra tutte la Francia.
Ma qual è la sequenza di eventi che porterà all’interruzione momentanea del “potere temporale” dei papi?
Giovanni Maria Mastai Ferretti sale al soglio pontificio nel 1846 col nome di Pio IX e si ritrova a capo di uno stato che comprende il Centro Italia (gran parte dell’Emilia-Romagna, Marche, Umbria e Lazio). Ha poco più di 50 anni: è un giovane, per gli “standard” della Curia. Ha un aspetto bonario. Il poeta romano Giambattista Belli lo chiama “il papa pacioccone”. E’ aperto alle riforme. Fa molte concessioni: un parlamento, una relativa libertà di stampa, un Consiglio dei Ministri, anche se composto da ecclesiastici… e – “udite, udite !!!” – una Costituzione. Il papa è anche spiritualmente vicino alla causa nazionale. I patrioti ne fanno una bandiera. “VIVA PIO IX” si legge sui muri delle città italiane.
Narra Guglielmo Albini nel suo libro “Gli Albini di Saludecio nei ricordi di un ottuagenario: “Il 18 Maggio 1848 furono indette le elezioni alla Camera Consultiva concessa da Pio IX”. A rappresentare il Distretto di Saludecio, che comprendeva i 6 Comuni sopra citati, fu eletto Basilio Albini, “il quale, nonostante qualche incomodo di salute, la grave età di 74 anni compiuti e i molti suoi affari, accettò di buon grado”. Proprio a Basilio Albini toccò l’onore di presiedere per diritto di anzianità la prima seduta del 5 Giugno … ma i lavori andavano a rilento: “Il Parlamento perdeva intere giornate senza prendere deliberazioni che meritassero di essere ricordate.” Tanto che, in quella calda estete del ’48 molti deputati cominciarono a chiedere lunghi congedi o presentavano addirittura le dimissioni. Anche Basilio Albini, il 16 Agosto presentò le dimissioni, “basandole sulla sua grave età di 75 anni e motivi di salute”.
La Camera le accettò e Basilio tornò a Saludecio.
Come è facilmente comprensibile, l’impeto innovatore viene contrastato da buona parte della Curia romana. L’Austria, la potenza che ha i maggiori interessi in Italia, si schiera a fianco dell’ala più reazionaria del clero. Per i conservatori, Pio IX scherza pericolosamente con il fuoco e finirà per bruciarsi, cosa che avviene nel 1848, quando in tutte le capitali europee scoppia la Primavera dei Popoli.
Il 1848 è l’anno delle rivoluzioni. “Facciamo un 48”, si dice ancora oggi. Ovunque si rivendica la Costituzione tra barricate e violenze. In Francia nasce la 2a Repubblica. Solo la Gran Bretagna gode di una certa tranquillità. In Italia, dal Sud al Nord, è tutto un fermento. La scintilla scocca in Sicilia. L’isola si dichiara indipendente dal Regno delle Due Sicilie e innalza il tricolore con il simbolo della Trinacria. L’esercito borbonico reprime l’insurrezione, ma a Napoli il Re Ferdinando II è costretto a concedere la Costituzione. Lo stesso succede in Toscana. In Marzo insorge Venezia. Vengono cacciati gli Austriaci. Nasce la Repubblica di San Marco. Seguono le Cinque Giornate di Milano. Gli Austriaci sono costretti ad abbandonare la città. Carlo Alberto di Savoia entra in Lombardia e dà inizio alla Prima Guerra di Indipendenza contro l’Austria.
E Pio IX che fa? Tira il sasso poi nasconde la mano. All’inizio della guerra lascia partire un Corpo di spedizione a Nord a combattere contro gli Austriaci. “A Bologna si formò anche un battaglione di studenti… Di questo Corpo fece parte Achille Albini, non ancora ventenne, e con le altre truppe pontificie, sotto il comando del Generale Durando, il 10 Aprile passò il Po … combattendo a Cornuda, Montebelluna e a Vicenza.” Così Guglielmo Albini nel libro citato.
Accorsero in Lombardia anche numerosi volontari mondainesi: Giovanni Amadei, Noè Baldolini, Gaetano Bartolini, Beniamino Bulli, Luigi Carnevali, Zeffirino Caffarelli, Salvatore Decarolis, Ercole Giuliani, Domenico Giannucci, Sigismondo Zaccarelli. Successivamente Pio IX ritirerà le sue truppe, per le proteste provenienti da Vienna e per paura di una scissione della Chiesa austriaca.
A Roma gli ambienti liberali sono molto delusi, e la delusione si traduce in disordini, le riforme rallentano e si verificano crisi di governo a ripetizione. La confusione peggiora quando il Piemonte viene sconfitto. I sentimenti verso il Papa cambiano. Il 15 novembre 1848 Pellegrino Rossi, Primo Ministro, considerato uno strumento della tirannia nonostante il suo tentativo di mediare tra posizioni rivoluzionarie e autoritarie, viene ferito alla gola da un colpo mortale. Non si sa con certezza chi sia stato l’assassino. I sospetti vanno sul figlio di “Ciceruacchio”. Intanto la voce dell’attentato si diffonde. Le tensioni aumentano. Il Papa sta coltivando segretamente l’idea di lasciare Roma. Chi lo ospiterà? Francesi e Spagnoli si offrono, ma alla fine viene organizzata la fuga verso Gaeta, presso i Borboni.
Il destino di Roma e dei Romani è appeso all’ambiguità delle relazioni con la Francia. I rivoluzionari romani confidano nella Repubblica Francese, nata sulle barricate, ma Luigi Napoleone tradirà le aspettative. I Romani cercano ancora di intavolare trattative con il Papa. Il Consiglio dei Deputati crea una Giunta Provvisoria in attesa del suo ritorno, ma Pio IX non ne vuole sapere. Viene convocata così un’Assemblea Nazionale Costituente.
Quella che sta nascendo è di fatto una Repubblica Democratica. Sono chiamati al voto tutti i cittadini che abbiano compiuto 21 anni, senza distinzione di censo o di religione. Non votano le donne che, però, sono invitate a partecipare alla vita dei circoli politici. Il Papa emana la scomunica per tutti coloro che parteciperanno alle elezioni, che sono convocate per il 21 Gennaio 1849. A urne chiuse, si contano 250.000 voti, pari a circa 1/3 degli aventi diritto. Molti analfabeti non partecipano, non essendo in grado di scrivere i nomi sulla scheda. I Cattolici, per paura della scomunica, non vanno a votare e lasciano così libero campo ai Repubblicani. Le elezioni poi sono diventate un simbolo per la causa nazionale, così vengono eletti anche “forestieri”, come il nizzardo Garibaldi e il genovese Mazzini.
Quale forma dovrà prendere il nuovo stato? A Roma convergono da tutta Italia patrioti che, dopo la sconfitta della Prima Guerra d’Indipendenza, intravedono una nuova speranza. Nella notte tra l’8 e il 9 febbraio l’Assemblea Costituente fa le sue scelte. Goffredo Mameli manda un telegramma a Mazzini, il profeta dei Repubblicani: “ROMA, REPUBBLICA, VENITE!” Infatti il 9 Febbraio è la data della proclamazione della Repubblica. Viene adottato il tricolore, con le iniziali “RR” e, a volte, l’aggiunta del motto di Mazzini: “DIO E POPOLO”.
A Gaeta il Papa non sta a guardare e predispone le sue contromisure. Il Cardinale Giacomo Antonelli prepara la chiamata alle armi contro la Repubblica e si rivolge alle potenze cattoliche. Il primo a rispondere è Ferdinando II di Borbone, il “Re bomba”, poi l’Austria, la Spagna e la Francia. Le potenze riuniscono gli eserciti contro la Repubblica Romana disarmata. Migliaia di giovani accorrono sul Gianicolo per difendere un’idea. I triumviri (Mazzini, Armellini e Saffi) hanno a disposizione pochi uomini e poche armi:
1. I soldati dell’ex esercito pontificio passati alla Repubblica, circa 6.000.
2. Forze di polizia, qualche centinaia di uomini.
3. Luciano Manara e i suoi 500 bersaglieri.
4. Le migliaia di giovani e studenti universitari, tra cui la “Legione Italiana” di Giuseppe Garibaldi, il “Battaglione Universitario”, i volontari che arrivano da tutta Europa.
Per la prima volta anche le donne si prodigheranno a raccogliere i feriti ed a lavorare come ausiliarie negli ospedali. Garibaldi dovrà tenere testa a 4 eserciti: Austriaci, Spagnoli, Borbonici e Francesi.
I Francesi sbarcheranno a Civitavecchia il 24 Aprile e tra combattimenti cruenti e tradimenti metteranno fine all’eroica resistenza della Repubblica Romana il 4 Luglio 1849, rinnegando i principi fondanti della loro repubblica.
2. La situazione locale.
Come sopra indicato, effettuate le elezioni su tutto il territorio dello Stato il 21 Gennaio del 1849, si rendono necessarie elezioni suppletive “per procedere alla nomina di Due Rappresentanti del Popolo di questa Provincia presso l’Assemblea Nazionale Romana” per surroga di due Cittadini che avevano optato per le province di Bologna e Ferrara. Tutti gli elettori dei Comuni appartenenti alla Residenza Governativa (Saludecio, Gemmano, San Giovanni in Marignano, Montefiore, Montegridolfo e Mondaino) sono pertanto convocati Domenica 25 Febbraio presso la sede elettorale di Saludecio.
La stesura del verbale sottostante evidenzia l’accuratezza delle procedure, la consapevolezza e l’orgoglio di partecipare ad un evento di grande significato storico, tanto che alcuni elettori (da San Giovanni in Marignano e da Mondaino) entrano ai seggi elettorali accompagnati dalle rispettive bande musicali, cosa impensabile ai giorni nostri!
Possiamo solo immaginarci il clima festoso, le coccarde e le bandiere tricolori, l’arrivo dei gruppi dai vari Comuni, il frastuono della musica in piazza, l’ingresso al seggio con la banda in testa… Quali marcette, quali inni patriottici avranno suonato per strada da Mondaino a Saludecio, da San Giovanni a Saludecio? Goffredo Mameli aveva già scritto “Il Canto degli Italiani”, musicato da Michele Novaro nel 1847, inno diventato subito popolare e utilizzato dai volontari come canto di guerra, quello che poi diventerà l’inno nazionale della Repubblica Italiana.
Nel libro sopra citato Guglielmo Albini ci offre una testimonianza del clima di quei mesi, facendoci la cronaca del momento in cui nella piazza principale di Saludecio venne innalzato l’Albero della Libertà.
“Nelle prime ore di un pomeriggio di marzo, alcuni de’ più fanatici partigiani del nuovo Governo erano nella piazza comunale, intenti a sorvegliare, prestando anche aiuto, l’innalzamento dell’Albero della Libertà, mentre diversi muratori costruivano una solida base di sostegno. L’Albero era formato con tre travi di abete, di tre diverse grossezze, la più grossa in basso, la più sottile in alto, innestate una sull’altra e arrotondate a guisa di albero di nave, che raggiungevano un’altezza di circa 20 metri. Venne poi verniciato a tre colori, con fasce che dalla base salivano a spirale fino alla cima, la quale, per circa un metro, era verniciata tutta in rosso. Così pure un perno di ferro infisso nell’asta stessa per circa mezzo metro, sul quale era fissata una imitazione del berretto frigio in latta, verniciata pure in rosso. … La base dell’Albero era formata da tre alti gradini di mattoni, verniciati anch’essi di rosso, che diminuivano gradatamente di altezza. In occasione di dimostrazioni o feste, alle quali facevano intervenire la scolaresca, che allora era chiamata “la Speranza”, noi bambini eravamo condotti a baciare l’Albero.”
Ricordiamoci che Basilio Albini ed Eugenio Albini (rispettivamente nonno e padre di Guglielmo) ricoprivano cariche importanti nella giovane repubblica, essendo il primo Capo del Comune di Saludecio ed il secondo Capitano Comandante della Guardia Nazionale. Il sentimento patriottico doveva essere alle stelle. Numerosi volontari infatti accorsero a difesa di Roma e di Venezia.
Parteciparono all’assedio di Roma quattro Mondainesi: Zeffirino Caffarelli, Antonio Garavelli, Sinesio Mela (quest’ultimo, arruolato nel Reggimento d’Artiglieria, morì a Roma il 13 Giugno 1849 combattendo in difesa della Repubblica ) e Giovanni Zanarelli (dopo aver combattuto a Roma contro i Francesi fino al 2 luglio 1849, raggiunse San Marino con Garibaldi, poi, imbarcatosi a Cesenatico il 2 agosto per raggiungere Venezia, riuscì a sbarcare a Magnavacca e a sfuggire agli austriaci ed ai gendarmi pontifici).
In difesa della Repubblica di San Marco accorsero: Gaetano Bartolini, Beniamino Bulli, Ercole Giuliani. (Giancarlo Parma, “I Riminesi nel Risorgimento”, Panozzo Editore).
Da Saludecio partirono vari volontari a combattere contro l’Austria: i due fratelli Nicola e Pietro Olivieri, Raffaele Grandicelli, Fortunato Vampini, Giuseppe Bacchini. Una menzione speciale merita Angelo Fraternali, che, arruolato nel Corpo dei “Cavalleggeri della Morte”, combattè contro i Francesi e seguì il generale Garibaldi nella sua fuga da Roma fino a San Marino, dove venne sciolta la Legione. Infine il già citato Achille Albini, arruolatosi nei Corpi di Volontari a difesa di Vicenza e di Bologna, città assediata dagli Austriaci nello stesso 1849.
In questo clima si svolsero le elezioni suppletive del Febbraio 1849.
3. Il verbale
Ecco il testo del documento ritrovato (viene omesso l’elenco nominativo degli elettori per ragioni di spazio):
Repubblica Romana
Nel nome di Dio e del Popolo
A Saludecio, Terra di Residenza Governativa
nel Distretto di Rimino, Legazione di Forlì.
Nel giorno di Domenica 25 Febbraro 1849, alle ore 8 antimeridiane, premesso il suono della campana maggiore di questa Terra per tre giorni innanzi, e presi i debiti concerti col Cittadino Eugenio Albini, Capitano Com. la Guardia Nazionale pel mantenimento del buon ordine, si è adunato in una Sala appositamente preparata il Collegio Elettorale di Saludecio, in esecuzione delle Ministeriali Disposizioni dello corrente Febbraro, nonché del Decreto emanato dal Cittadino Presidente di questa Provincia in data 14 corrente Febbraro, prescrivente la Convocazione di questo Collegio, per l’effetto di procedere alla nomina di Due Rappresentanti del Popolo di questa Provincia presso l’Assemblea Nazionale Romana, in surrogazione dei Cittadini Carlo Rusconi e Pietro Beltrami, che accettarono il mandato per Bologna e Ferrara.
Primi ad entrare furono li Cittadini
1. Basilio Albini, Priore e Presidente d’Officio
2. Raffaele Riminucci, Anziano
3. D.re Pietro Bendici, altro Anziano
4. Lorenzo Renzi, altro Anziano
5. Ivo Morosi, Cons. Squittinatore
6. Gio: Fronzoni, Cons. Squittinatore
7. Antonio Guglielmi, Segretario
Funzionari tutti costituiti nelle enunciate qualifiche di officio dell’Adunanza Elettorale, i quali si sono seduti nel posto loro assegnato e che a ciascuno competeva.
Il lodato Cittadino Priore Presidente ha dichiarato aperta la Seduta ed ha, per mezzo di me infrascritto Segretario, fatto leggere il presente atto di convocazione, e di poi dall’officio si è verificato quanto appresso.
Viste le Ministeriali Ordinanze,
Visto il Decreto del Cittadino Presidente della Provincia in data 14 Febbraro corrente, nonché la Circolare Legatizia 19 Gennaro passato, N. 273, e la Notificazione di questo Magistrato in data 16 Febbraro corrente, pubblicata in conformità dell’art. 16 delle Istruzioni Governative 31 Decembre 1848,
Visti gli Elenchi degli Elettori delle Comuni comprese in questo Governo a norma del Disposto, depositati nel Banco della Presidenza,
Verificato l’eseguimento degli atti preliminari prescritti dalle ripetute ordinanze, ed osservato inoltre che sul Banco della Presidenza trovasi collocata un’urna per deporvi le schede di cadaun Elettore per la nomina completa della rappresentanza dei Due Deputati presso l’Assemblea Nazionale Romana, in sostituzione dei predetti Cittadini Rusconi e Beltrami,
Dopo tutto ciò, si è proceduto al primo appello, essendo le ore 9 suonate, degli Elettori di Comune in Comune coll’ordine infrascritto, i quali Elettori sono stati avvertiti di apporre nella Scheda da depositarsi in detta urna due soli nomi indicanti le persone eleggibili a Deputati, ed il luogo del loro domicilio.
Da questo primo appello è risultato l’intervento personale degli Elettori della Sezione Governativa di Saludecio, ed hanno risposto li Cittadini… [OMISSIS]
Successivamente si è chiamato il Capo del Comune di Gemmano, Cittadino Luigi Novillari, che prese posto all’officio in unione ai funzionari tutti, costituiti nelle loro qualifiche dell’Adunanza Elettorale, e con esso entrarono nella Sala gli Elettori del suo Comune per depositare la scheda, come in effetto depositarono li Cittadini… [OMISSIS]
Successivamente si è chiamato il Capo del Comune di S. Giovanni in Marignano, in di cui luogo si è presentato il Cittadino Giovanni Costantini, Segretario Comunale, munito di Credenziale del giorno 14 corrente, che rese estensibile al Cittadino Presidente, il quale prese posto all’officio, e con esso entrarono nella Sala li Cittadini Elettori del suo Comune, in unione al Capitano Comandante la G. Nazionale, per depositare la Scheda, come in effetto depositarono, accompagnati col loro Concerto Musicale, li seguenti … [OMISSIS]
Successivamente si è chiamato il Capo del Comune di Montefiore, Cittadino Antonio Cavalli, che prese posto all’officio in unione ai Funzionari come sopra, e con esso entrarono nella Sala gli Elettori del suo Comune per depositare la Scheda, come in effetto depositarono li Cittadini… [OMISSIS]
Successivamente si è chiamato il Capo del Comune di Monte Gridolfo, Cittadino Curzio Avv. Viviani, che prese posto all’officio come sopra, e con esso entrarono nella Sala gli Elettori del suo Comune per depositare la Scheda, come in effetto depositarono li Cittadini… [OMISSIS]
Finalmente si è chiamato il Capo del Comune di Mondaino, Antonio Maresi, che prese posto all’officio come sopra, e con esso entrarono nella sala gli Elettori del suo Comune, accompagnati dal Concerto Musicale, per depositare la Scheda, come in effetto depositarono li Cittadini… [OMISSIS]
Rimanendo così compiuto il primo appello degli Elettori di tutta la Sezione Governativa di Saludecio, e rimanendo perciò spazio bastevole ad eseguire il secondo appello degli Elettori stessi che non avessero votato, si è indilatamente effettuata questa seconda chiamata, col medesimo ordine prestabilito e colle norme prescritte dalle sulodate istruzioni. Dal che ne è risultato aumentato il numero degli Elettori mediante l’intervento del Cittadino…[OMISSIS]
Compiutosi il secondo appello come sopra, e suonate essendo le ore sei pomeridiane senza altra esibita di schede, si è dichiarato dal Cittadino Priore Presidente chiuso lo squittinio.
Apertasi quindi l’urna ed estratte da essa tutte le schede, che si sono verificate ascendere al numero Duecentoeuno = 201, si è divenuto allo spoglio delle medesime per mezzo dei Cittadini Ivo Morosi e Gio: Fronzoni, componenti l’Officio.
E dalla lettura delle quali schede sono risultate le seguenti nomine, rimarcandosi esserne trovate quattro in bianco.
1. Alessandro Petini [conteggio aste] dico N. 192
2. Giovanni Battista Nori [conteggio aste] dico N. 187 Cento ottantasette
3. Savoretti Avv. Alessandro [conteggio aste] 8
4. Albini Basilio 1
5. Fronzi Felice 1
6. Morosi Giovanni 1
7. Brilli Avv. Saverio di Rimino 1
8. Fabbri Odoardo 1
9. Morosi Massimino 1
10. Giovanardi Avv. Vincenzo 1
Indi vennero brucciate a pubblica vista le schede come furono trovate nell’urna, conforme è prescritto nel Regolamento, e dal Cittadino Priore Presidente si dichiarò sciolta l’Adunanza Elettorale dopo di avere riportate le firme di tutti li membri componenti la Presidenza, rendendone grazie all’Altissimo.
Basilio Albini, Presidente
Raffaele Riminucci, Anziano
[timbro tondo Pietro Bendici, Anziano
Comunità di Lorenzo Renzi, Anziano
Saludecio] Giovanni Fronzoni, Consigliere Squittinatore
Ivo Morosi, Consigliere Squittinatore
Antonio Guglielmi, Segretario Municipale.
4. Prospettive e riflessioni conclusive .
Questo dunque il verbale delle Elezioni Suppletive del 25 Febbraio 1849, rinvenuto casualmente. Sarebbe interessante ritrovare anche il verbale delle Elezioni del mese precedente, quando i cittadini dell’ex Stato Pontificio si recarono a votare per la prima volta per l’Assemblea Costituente della nuova Repubblica, e verificare la partecipazione nella prima tornata elettorale. Confidiamo nella buona fortuna. Prima o poi qualcosa uscirà fuori.
Oggi a molti di noi quelle vicende sembrano lontane e polverose. Invece il racconto della Repubblica Romana è un grande, spettacolare, travolgente romanzo d’avventura, pieno di colpi di scena, di tradimenti, di eroismi e soprattutto di ideali. La Repubblica Romana è, in fin dei conti, all’origine della Repubblica Italiana.